Uno spettacolo tratto dal “Caligola” opera teatrale di Albert Camus‚ elaborato in diverse versioni dal 1937 al 1958, fino ad arrivare, indietro nel tempo, al testo di Svetonio. Per la nona rassegna “Teatri di pietra Sicilia” un incentrato sul delirio del potere‚ rappresentato per la prima volta a Parigi nel 1945, in scena al Teatro Antico di Morgantina – Aidone (Enna) mercoledì 31 luglio alle 21.30.
Camus lavorò a questo testo nel corso di vent’anni – dal 1937 fino alla versione “definitiva” pubblicata nel 1958. La rielaborazione fu profonda: le tre stesure definitive presentano rilevanti differenze. Nella versione del 1941 acquistano rilievo i personaggi dello schiavo Elicone e del letterato Cherea‚ filosofo materialista che fa da antagonista allo stesso imperatore.
Le repliche: giovedì 1 agosto sull’isola di Mothia a Malsala, venerdì 2 agosto al Tempio di Hera a Selinunte, sa-bato 3 agosto nell’area archeologica di Cattolica Eraclea e domenica nell’area archeologica di Vassallaggi a San Cataldo, Caltanissetta.
L’opera inizia con la scomparsa di Caligola in seguito alla morte della sorella/amante Drusilla‚ un personaggio chiave sul quale gravita la “trasformazione”dell’imperatore‚ che viene descritto dai senatori come un principe ideale: un condottiero‚ generoso e amato dal popolo‚ ma con un difetto‚ amava troppo la letteratura. La narrazione di Camus è molto veloce come la trasformazione dell’imperatore… Caligola è in preda alla pazzia ma con i suoi comportamenti influenza e mette nella condizione di interrogarsi : costringe a pensare ‚ mette in pericolo la normalità‚… il dramma di Camus si conclude con il discorso in cui Caligola comprende che la felicità è irraggiungibile ma anche il dolore non ha senso perché nulla dura a lungo. In questa sintesi la libertà perché non si è più soggetto ai ricordi o alle illusioni‚ ma anche la consapevolezza del “vuoto” : Caligola si rende conto di essere vuoto‚ non possiede niente‚ nemmeno la paura della morte dura molto e ciò che gli resta‚ come dice lui stesso‚ è solo “un grande buco vuoto nel quale si agitano le ombre delle mie passioni”.
La messainscena in forma di danza teatro, è scabra e tutta al femminile: Caligola (in doppio con la figura della sorella/amante Drusilla) interpretato da Cinzia Maccagnano e Valentina Capone, Scipione ( il giovane poeta innamorato di Caligola) affidato alla giovane Roberta Rossignoli, due soldati/guardie , quasi amazzoni (Carlotta Bruni e Rosa Merlino) e la devota e sacrificata sposa Cesonia (Luna Marongiu).
Cherea ( il senatore/filosofo che guida la congiura contro Caligola) è consegnato a Sebastiano Tringali, unica presenza maschile. Quindi sei donne e un uomo attribuendo alle prime la dinamica, la passione, la necessità di cambiamento, la determinazione (seppure sfigurata e paradossale come quella di Caligola) e al secondo la staticità della forma, l’aspirazione ad una vita “felice” seppure tra mille compromissioni e un subordine costante ad un ordine sempre più estraneo. Comunque Caligola non è – nè si può ridurre – alla “evidente” rappresentazione del potere.. molti temi come quello della libertà, della dignità dell’uomo e della persona, il rischio dell’omologazione sociale decontestualizzati dal periodo storico dell’autore, diventano qualcosa di più che una riflessione sul malessere contemporaneo… un grido lacerante e un Je t’accuse anche se proviene da un palazzo di marmo piuttosto che da una baracca da casba. Sotto alle parole e all’azione, la musica di Lucrezio de Seta, non colonna sonora ma altro personaggio: folla, senato e perfino luna.
La rassegna, ideata da Capua Antica Festival e diretta da Aurelio Gatti, quest’anno è promossa direttamente dai Comuni coinvolti con il sostegno dall’Associazione Teatri di Pietra Sicilia e Capua Antica Festival, in collaborazione con numerosi enti e organismi culturali di pregio come la Fondazione Whitaker, il FAI di Agrigento e il Polo Museale Pepoli di Trapani.