sabato , Luglio 27 2024

Da Rio i richiami e le testimonianze di Papa Francesco al mondo

rio cristoE dal ritorno da Rio, il nostro gioioso bentornato al papa Bertoglio, che ha parlato al mondo ed a ciascuno di noi, come apostolo pellegrino del terzo Millennio di una Chiesa, richiamata alla missione tra tutti gli uomini ed i popoli, con l’umiltà dei servitori, con la povertà degli ultimi, con la carità di San Francesco, con l’amore del prossimo.

Lo hanno ascoltato e seguito nel suo viaggio i giovani, i disoccupati, uomini e donne, gli ammalati, i carcerati, i gay i divorziati, i nonni, giovani e anziani, i politici ed i governanti di tutte le genti.

Ha aperto, dalle agorà, dagli ospedali, dalle spiagge, dagli stadi stracolmi, dai santuari della fede, dalle antenne della comunicazione universale, dalle pause concesse alla sua stanchezza sul volo del ritorno, la campagna senza eserciti, di una Chiesa, popolo di Dio, che vuole combattere la globalizzazione dell’indifferenza, la desertificazione delle relazioni umane.

Lo aveva annunciato, umilmente, dalla sede del pontificato, che non lo avrebbe isolato dal mondo, non lo avrebbe “ingabbiato”, da “prete camminatore” che era stato.

Ed ha reclutato, ripensamenti, adesioni, vocazioni, offerte di nuovi impegni sociali, civili, religiosi, quasi assieme con tutte le Chiese, devote al Soprannaturale e verso chi soffre nel mondo le povertà, le ingiustizie, le violenze dei conflitti e degli egoismi nazionali.

Nella borsa, che ha portato gelosamente con se, la Bibbia, il Vangelo del Nuovo e Vecchio Testamento, “l’agenda”, già ricolma, “il breviario” ed “un libro da leggere”, forse con le lettere dell’apostolo Paolo, gli insegnamenti di Pietro, le indicazioni del Concilio Vaticano II, le Encicliche dei suoi predecessori, beati e santi e le litanie dei martiri della fede, antichi e contemporanei, quasi a testimoniare che non c’è vita, missione, vocazione, chiamata da Dio, che non abbia da offrire, da scontare e soffrire umiliazioni, sorrisi ironici, maltrattamenti, condanne terrene, come Gesù, con la gioia del Salvatore.

I popoli nuovi dei continenti, che vivono nelle mobilità, i milioni di giovani, i movimenti carismatici, l’hanno salutato con l’accoglienza fraterna, calorosa e grata verso chi si fa ambasciatore di solidarietà umana, di speranza, di ottimismo creativo legato alla Provvidenza divina, e di attenzione, verso i migranti di ieri e di oggi, come a Lampedusa, ove papa Bertoglio, prima di affrontare il viaggio nel Brasile, era andato ad abbracciare gli emigranti del Mediterraneo, che rischiano, ancora oggi, la vita per un lavoro, una casa ed un tozzo di pane, affascinati e lusingati dal benessere, in larga parte apparente, mostrato, alle porte del Sud dell’Europa.

Ed ora quelle parole, trasmesse da Rio, suonano come messaggi rivoluzionari, annuncio di cambiamenti negli atteggiamenti, comportamenti, abitudini invalse, talvolta, nelle periferie o nei centri metropolitani delle comunità, da parte di sacerdoti, religiosi, gerarchie, fedeli laici, che subiscono le tentazioni del tempo, del benessere dei pochi, del potere interessato, dell’insegnamento accomodante e pacioccone, della disaffezione verso gli “altri”, della emarginazione e delle povertà vecchie e nuove.

Ed il Suo è un richiamo “all’austerità necessaria per tutti quelli che lavorano nella Chiesa” e forse per tutti noi, insegnandoci ad amare, per agire nella “trasparenza e nella onestà“, nelle imprese civili, nella finanza, nelle istituzioni”.

Avverti, Papa Francesco, nel tuo viaggio di ritorno, mentre rinnoviamo il nostro devoto benvenuto, che, nel mondo incontrato in Brasile, sei stato tanto amato, e non solo per i tuoi gesti premonitori, per la semplicità del tuo vivere, ma per le parole di “misericordia e di conforto” che hai portato all’umanità del nostro tempo, ai divorziati (per accedere ai sacramenti), ai gay (“se una persona è di buona volontà,chi sono io per giudicare?”), agli umili, ai sofferenti, agli assetati di speranza nella giustizia, nel lavoro, nella libertà delle fedi, nella intransigente difesa dei valori della persona umana, della dignità della famiglia, del ruolo delle donne nella Chiesa, ricordando che “Maria” , è più importante degli apostoli vescovi, per la sua partecipazione creativa,che alimenta la speranza nel futuro e nella costruzione del bene comune.

Ferdinando Russo

onnandorusso@libero.it

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