sabato , Luglio 27 2024

Enna. La piazzetta Santa Lucia

enna-bomboloniBomboloni… bomboloni.… strillava, con voce possente, il bombolonaio mentre preparava la “pasta” ancora calda fatta di zucchero e caramello colorato. Puntuale, tutti gli anni, in occasione delle grandi feste, il bombolonaio si sistemava con la sua bancarella nella piazzetta Santa Lucia, (oggi piazza Giovanni Bovio). Quei bomboloni tutti colorati, dal giallo limone al viola delle more, emanavano un gradevole odore che metteva l’acquolina in bocca a piccoli e grandi.

Più in là, con una specie di grande scodella di rame, al cui interno qualcosa girava vorticosamente, vi era il venditore di zucchero filato.

Al centro della piazza un venditore ambulante iniziava la vendita di “terraglia”: bbummuli, bbummuliddi, quartari e vasellame vario, e una gran quantità di piatti di varie dimensioni, bianchi o disegnati. Il mercante disponeva a terra con cura la mercanzia formando un cerchio o un quadrato, così da delimitare lo spazio espositivo dagli “avventori”, suoi potenziali clienti, che nel frattempo si andavano radunando. Tanti ragazzi stavano lì accalcati per assistere ad un vero e proprio “spettacolo” finalizzato alla vendita della merce. Ancora qualche minuto di attesa, giusto il tempo per far radunare quanta più gente possibile, ed ecco iniziare lo show. L’ambulante incominciava a vendere piccoli oggetti in terracotta ad offerta libera, poi dava inizio al “numero” dei piatti, il suo “pezzo” ad effetto: faceva volare in alto decine di piatti uno dietro l’altro per poi riprenderli, in caduta libera, l’uno sopra l’altro. E mentre si esibiva in quell’esercizio “circense”, esaltava a gran voce la bontà della merce in vendita. Il frastuono dell’impatto tra piatto e piatto nella ricaduta, il suo vociare per reclamizzare la merce, il volare continuo di quei piatti a prova di rottura, calamitava decine e decine di persone alla sua “vendita spettacolo” che quasi sempre aveva buon fine. Durante la giornata l’esibizione e la vendita continuavano col radunarsi di altra gente.

I ragazzi del quartiere, invece, rimanevano sempre lì, con il naso all’insù, per vedere tutti quei piatti volare in aria.

In altre occasioni al centro della piazzetta prendeva posto una giostra per bambini fatta di cavallucci in legno e cartapesta, manovrata a spinta. I bambini facevano i loro giri allietati dalla musica di una “macchinetta” (pianola a manovella con ruote, spinta a mano) il cui proprietario, fermandosi davanti la chiesa di S.Teresa, dopo “l’esibizione”, girava col piattino a raccogliere qualche moneta tra la gente che nel frattempo si era fermata ad ascoltare la canzonetta.

Alle volte tra la folla si aggirava una zingarella che vendeva “la fortuna”. Portava un piccolo uccello esotico sull’indice della mano che, ad un suo comando, col becco prendeva un foglietto colorato, tra i tanti ben ordinati, da una cassetta di legno suddivisa in tanti scomparti, portata a tracolla. Il foglietto della fortuna veniva poi offerto alla gente dietro pagamento di pochi spiccioli.

Poco distante, l’odore di “cìciri caliàti” era irresistibile. “U ciciraru” non faceva in tempo a “caliàri”, data l’alta affluenza di acquirenti. Con tale smercio “u caliaturi” rimaneva acceso tutta la giornata.

Fino a qualche anno fa, nei mesi di ottobre e novembre, tra le auto parcheggiate, nella piazzetta, trovava “ospitalità” un caldarrostaio che, purtroppo, non avendo trovato più posto, ha smesso di arrostire castagne.

Salvatore Presti

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