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Infarto: le donne rischiano di meno, si preoccupano di più

infartoLa donna ha un rischio di infarto inferiore a quello dell’uomo, grazie all’ombrello estrogenico, cioè gli ormoni femminili, che la protegge per tutta l’età fertile. Questo potrebbe portare, quindi, molte donne a considerarsi specie protetta e, di conseguenza, sottostimare il proprio rischio e a pensare che la prevenzione cardiovascolare per loro non sia così importante.

Per valutare questo aspetto, oltre che per identificare e trattare i soggetti con elevata probabilità di essere colpiti da un infarto nei successivi dieci anni, il Servizio Prevenzione e Protezione del Cnr di Roma, in collaborazione con il Servizio Medico della FAO (Food and Agricolture Organization), ha effettuato uno studio, il Coronary Heart Disease Prevention Programme, sulla prevalenza dei principali fattori di rischio cardiovascolare nella popolazione multietnica lavorativa della FAO di Roma, sia maschile (dai 45 anni in su) sia femminile (dai 50 anni in su o, se in menopausa, anche più giovani).

“Lo studio – spiega il responsabile, Roberto Volpe del CNR – ci ha permesso anche di valutare la percezione del rischio da parte dei soggetti in esame. Infatti, ai partecipanti veniva richiesto, prima di sottoporsi allo screening, di esprimere un giudizio sul proprio rischio utilizzando una scala semiquantitativa (basso, medio, elevato, molto elevato), valutazione che è stata successivamente confrontata con quella calcolata mediante il programma computerizzato di calcolo del rischio cardiovascolare basato sui dati dello studio di Framingham”.

Dalla ricerca, a cui hanno partecipato 482 lavoratori (272 uomini e 210 donne) e i cui dati sono stati presentati al recente congresso Drugs Affecting Lipid Metabolism tenutosi a Venezia, è emerso che, mentre il 46% delle donne a fronte del 35% degli uomini non aveva nessuno dei principali fattori di rischio cardiovascolare, ben il 16% degli uomini contro solo il 9% delle donne presentava associati tre o più fattori di rischio cardiovascolare.

“In effetti – sottolinea Josef Pille, direttore del Servizio Medico della FAO – dal calcolo computerizzato del rischio di infarto, è emerso che, mentre le donne registravano un rischio medio di circa il 5% in 10 anni e che, quindi, possiamo considerare basso, negli uomini tale rischio saliva al 10-12%”.

Interessante appare il dato emerso dal confronto tra il rischio calcolato e il rischio percepito da parte dei partecipanti allo studio: mentre gli uomini valutavano abbastanza bene il proprio rischio, nelle donne è emersa una chiara tendenza alla sovrastima, in netto contrasto con il risultato calcolato.

“Sembra che le donne – conclude Volpe – in differenti contesti geografici e socio-culturali, appaiano forse più ansiose, ma sicuramente più attente al proprio stato di salute. Questa particolare attenzione, oltre ad essere uno degli aspetti che potrebbe concorrere a spiegare perché le donne vivono più a lungo degli uomini in quasi tutti i paesi del mondo, enfatizza il ruolo della donna che, in famiglia tradizionalmente è custode della salute di tutti”.

Tutelare la propria salute è utile a continuare a proteggere quella dei propri familiari, con una positiva ricaduta sulla salute dell’intera popolazione.

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