Palermo. Martedì 17 settembre riprende la Stagione 2013 del Teatro Massimo con uno spettacolo fra i più apprezzati degli ultimi anni: Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini nell’allestimento prodotto dal Teatro palermitano nel 2010 e basato sui luminosi colori di Siviglia e della Spagna – il rosso, il giallo, il blu, il bianco – firmato dal regista Francesco Micheli e ripreso adesso da Alberto Cavallotti. Le scene sono di Angelo Canu, i costumi di Marja Hoffmann e le luci di Fiammetta Baldiserri.
Capolavoro di modernità su libretto di Cesare Sterbini da una pièce di Beaumarchais, l’opera fu scritta da Rossini in poche settimane per debuttare al Teatro Argentina di Roma nel carnevale del 1816: la prima fu un “fiasco organizzato”, mentre dalle prime repliche a oggi l’opera non è mai uscita dal repertorio dei teatri, cosa non comune a tutti i titoli. La prima a Palermo è immediata nel 1816, l’ultima – dopo oltre ottanta edizioni – al Teatro Massimo nel 2010. L’argomento è noto a tutti: una storia d’amore che inizia con una serenata al chiaro di luna, una commedia brillante in cui un Conte si allea con un Barbiere e la freschezza giovanile ha il sopravvento sul cinismo dei più anziani.
«Il barbiere di Siviglia è opera di confine. Estrema declinazione dell’antica opera buffa, primo capolavoro di un nuovo sentire. Un’opera spagnola che più italiana di così si muore. Difficile stare dietro a un lavoro così ricco. Abbiamo deciso di fermarci e di ammirarlo. Come un italiano in vacanza in Andalusia. Come davanti a un quadro di Mirò. Abbiamo cercato di fissare tutti i colori del Barbiere di Rossini in un quadro multiforme, vivo e movimentatissimo. Una Siviglia fatta di case che danzano e che si scoperchiano, uomini che si travestono da donne, donne che vengono rapite. Peggio di un film di Almodovàr». Così il regista Francesco Micheli descriveva al debutto nel 2010 l’impianto del suo nuovo spettacolo con le scene di Angelo Canu e i costumi in shantung di seta di Marja Hoffmann, rispettivamente a capo degli allestimenti scenici e della sartoria del Teatro Massimo, dove è “nato” lo spettacolo. E Figaro chi è in realtà per Micheli? «Uno strumento nelle mani del potere. Un lavoratore precario ante litteram vittima di una società animata da forti conflitti sociali. Una società ritratta in maniera lucida e disincantata da Beaumarchais e Rossini nella cornice di una Siviglia settecentesca, ma dalle dinamiche e con protagonisti attuali se osservati con gli occhi del Terzo millennio. Almaviva e Rosina rappresentano la contemporaneità di quel periodo e Rosina è una sorta di bambolina dalle potenzialità inespresse liberata dal Conte. Bartolo e Basilio rappresentano la reazione, il passato più vieto, ancorati a valori barocchi; Figaro è l’uomo nuovo, il borghese del secolo che verrà. Ognuno di loro ha un colore di riferimento. Figaro è rosso, un cuore pulsante, uomo precario ma pieno di energia; Rosina è gialla e Almaviva blu; mentre Bartolo e Basilio sono neri».
Debutta sul podio palermitano Stefano Montanari, già primo violino concertatore e direttore dell’Accademia Bizantina di Ravenna e dell’Estravagante (ensemble specializzati in musica barocca con cui effettua tournée in tutto il mondo), considerato fra i più interessanti interpreti del repertorio barocco e classico.
In scena una compagnia di canto che vanta il baritono Dalibor Jenis nel ruolo di Figaro, già interpretato anche al Rossini Opera Festival. Quindi Alessandro Corbelli, interprete di riferimento del repertorio rossiniano, sarà Don Bartolo e Adrian Sampetrean Don Basilio. Nel ruolo del Conte d’Almaviva debutta a Palermo il tenore statunitense Lawrence Browlee, celebrità già applaudita in questo ruolo nei teatri più importanti del mondo dal Metropolitan di New York alla Scala di Milano, impegnato a conquistare – sotto mentite spoglie – la bella Rosina, interpretata da un’altra cantante di assoluto rilievo come il mezzosoprano spagnolo Silvia Tro Santafé.
Nelle repliche del 18, 21 e 25 settembre a questi interpreti si alterneranno nell’ordine, Giorgio Caoduro, Marcello Lippi, Rubén Amoretti, Filippo Adami e la palermitana Chiara Amarù, reduce dal recente successo nella “Donna del Lago” al Rossini Opera Festival di Pesaro e prossima al debutto alla Scala di Milano.
Il cast è completato da Giovanni Bellavia (Fiorello), Elena Borin (Berta) e Riccardo Schirò (Un ufficiale)