sabato , Luglio 27 2024

L’appropriazione di cose smarrite

Pillole di (in)giustizia. L’appropriazione di cose smarrite, ovvero tutte le insidie nascoste dietro un apparente colpo di fortuna!

“Un oggetto cadrà sempre in modo da produrre il maggior danno possibile”

ricerca-spazzaturaCosì scriveva Arthur Bloch nella Legge di Murphy, forse presagendo i danni causati da un cellulare caduto da una tasca! Quella di oggi, più che una “pillola” di (in)giustizia, è un monito di saggezza. Lo so, non vi capita tutti giorni di passeggiare per strada ed imbattervi in un telefonino; sappiate solo che in quel caso, non è esattamente la vostra giornata fortunata (a meno che non decidiate di consegnarlo al commissariato di PS). La “musa ispiratrice” del caso odierno è un povero mal capitato – piuttosto ingenuo – ritrovatosi in men che non si dica nei panni di ricettatore. Un giorno G. C., residente in un piccolo comune dell’ennese, parcheggiata l’auto si rende conto che sul marciapiede c’è un telefono cellulare. Lo raccoglie e decide di utilizzarlo, inserendo la sua Sim card. Era ignaro, in quel momento, che il legittimo proprietario, – a seguito dello smarrimento causato dal figlio minorenne che, di fatto, aveva in custodia l’oggetto – aveva sporto denuncia al commissariato di PS. In seguito G. C. avrebbe restituito l’oggetto, ma nel frattempo la giustizia continuava inesorabile il suo corso.

In questi casi è di fondamentale importanza il codice IMEI, l’identificativo del telefono composto da 15 cifre, che in genere è riportato su un’etichetta all’interno del telefonino (di solito sotto la batteria) e sulla scatola originale dello stesso. Qualora il telefonino ritrovato si presenti particolarmente danneggiato ed il codice non sia perfettamente visibile, potrete ricavare il codice accendendo il cellulare e digitando un apposito codice *#06# che ne consentirà la visualizzazione sul display. La consegna alle autorità di Pubblica Sicurezza è senz’altro la strada più certa affinché non si configuri il reato di ricettazione, né quello – in questo caso più appropriato – di appropriazione di cosa smarrita o di cui si viene in possesso per errore altrui o caso fortuito.

La ricettazione (art. 648 codice penale) è un reato commesso al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, o si intromette nelle stesse azioni e con gli stessi fini. Un delitto potrebbe essere un furto, tanto per citare un esempio. Per simili reati, la pena prevista è quella della reclusione dai 2 agli 8 anni, oltre a una multa che può andare da 516 a 10330 euro.

L’appropriazione di cose smarrite, del tesoro o di cose avute per errore o caso fortuito (art. 647 codice penale) recita testualmente: “Ѐ punito,  a querela della persona offesa, con la reclusione fino a un anno o con la multa da trenta euro a trecentonove euro: 1) chiunque, avendo trovato denaro o cose da altri smarrite, se li appropria, senza osservare le prescrizioni della legge civile sull’acquisto della proprietà di cose trovate;[…] 3) chiunque si appropria di cose, delle quali sia venuto in possesso per errore altrui o per caso fortuito. Nei casi preveduti dai numeri 1 e 3, se il colpevole conosceva il proprietario della cosa che si è appropriata, la pena è della reclusione fino a due anni e della multa fino a trecentonove euro”.

Al riguardo, le modifiche introdotte dal decreto legislativo n. 274/2000 attribuiscono la competenza al Giudice di Pace (art. 4, comma 1, lettera a), mentre la pena prevista per la fattispecie di cui al primo comma è quella della multa da 258 a 2582 euro.

G.C. se la cava, grazie al ritiro della denuncia da parte del legittimo proprietario del telefonino. Il messaggio che questa vicenda vuole far passare è uno soltanto: quando troviamo qualcosa fortuitamente, sappiamo sempre che quella cosa non è nostra. A noi la scelta dunque: lasciare il “tesoro” ritrovato esattamente dove l’abbiamo trovato; metterlo in un luogo che ne favorisca il ritrovamento oppure, ancora meglio, consegnarla alle forze dell’ordine contribuendo in questo modo al ritrovamento del legittimo proprietario. Sono consapevole che cotanta onestà non sia di questo mondo, ma pensateci bene: non ne usciremo arricchiti, quantomeno i sonni tranquilli saranno garantiti!

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