È uscito in questi giorni il saggio “Gaetano Marino pensatore e rivoluzionario”, Edizioni ASLA di Palermo, con la prefazione della sociologa Ignazia Bartholini. Scritto grazie alla meticolosa ricerca storiografica di Salvatore Agueci, il libro contiene la biografia di un uomo che, nato a Salemi negli ultimi anni del XIX secolo, ha saputo con la sua cultura (si laurea in Lettere classiche nel 1914, dirige diverse riviste, lascia scritte alcune opere ed è poliglotta) e con il suo impegno sociale e politico (partecipa come volontario alla 1a guerra mondiale) essere una figura valorosa e rivoluzionaria negli anni, prima e durante il regime fascista. Rifiuta qualsiasi carica propostagli da Mussolini (fu quest’ultimo caporale sotto il tenente Marino), compresa quella di Governatore dell’Abissinia ma anche il posto statale d’insegnante e il vitalizio come invalido di guerra, pur di non avere a che fare con uno Stato che lui non riconosce. Persegue le sue idee mazziniane, poi socialiste e anarchiche, con coerenza, al punto da essere prima confinato, fino al 1930, e poi internato nel manicomio criminale ove muore nel 1943, alcuni mesi prima della fine del Fascismo. La sua morte, per paura, non fu comunicata neanche ai familiari. «La vita rocambolesca del prof. “Tano” Marino – scrive l’autore – fu una delle pagine più tetre del periodo fascista, lui, a torto, dimenticato e poco considerato nel ventaglio, non solo antifascista ma di rinnovamento politico-culturale e sociale della Sicilia del tempo e dopo». Marino stesso lasciò scritto: «Morrò, ma i miei figli, i miei congiunti saranno onorati della mia morte; essi, ispirandosi a questa, saranno più fermi e sicuri nell’adempimento dei loro doveri». Un libro che ha molto da insegnare non solo ai giovani di oggi ma ai politici, agli amministratori e a chi non trova il modo come impegnare la vita per ideali nobili di libertà, giustizia e solidarietà.
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