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Giuseppe Mendola (1927- 2010) critico d’arte e laico credente

mendola giuseppeQuando sulla burocrazia regionale si riversano le critiche più severe, ricordare il pensiero e l’esemplarietà professionale di funzionari, come il dr. Giuseppe Mendola, ci permette di percorrere itinerari di dedizione e di professionalità, che fanno onore alla città di Palermo, ove è vissuto con la passione di amarla con i suoi abitanti, con i suoi artisti, con l’associazionismo vivace e creativo, ispirato alle opere salesiane, di cui è stato allievo, cultore e sostenitore.

Giuseppe Mendola nato il 1 gennaio 1927 ad Agrigento, studia e si diploma al liceo del Don Bosco-Sampolo. Si laurea in legge nel 1952 presso l’Università degli studi di Palermo ed è vincitore di concorso al Ministero delle Finanze. Inizia il suo servizio all’Assessorato regionale Enti Locali e nel 1959 è nominato Capo di Gabinetto all’Assessorato regionale al Lavoro, Previdenza e Cooperazione.

Partecipa alla costituzione dell’Unione ex Allievi Salesiani di cui sarà presidente fino al 1970.

La sua è la generazione di Emanuele Sinagra, di Paolo Gravano, di Enzo Milia, di Gianfranco Provinzano, di Paolo Borsellino, di Maria Nuara, di Sandro Migliaccio, di Mario Coccia, di Giuseppe Russo, di Francesco Cimino, di Giuseppe Alessi, come massimo riferimento nella prima Sicilia dell’Autonomia.

Mendola ha conosciuto, da ragazzo, lo scempio dei bombardieri americani e francesi dell’ultima grande guerra, attraversando le strade fumanti di Palermo, del Cassaro, di via Alloro, fino ai pressi della cattedrale, che ha descritto in un diario “Ricordi “ (1) alla maniera e con la sofferenza, di cui parla il poeta Lucio Zinna in una pagina Amarcord de “Il Bandolo” (2): ”su un vasto recinto, interrato e spianato, sotto il quale erano rimaste sepolte famiglie intere a causa di un bombardamento aereo, che aveva colpito un sottostante rifugio. Per la città si incontravano edifici sventrati e non più riedificati, alcuni dei quali rimasti così per decenni”.

Sono testimonianze lasciateci di un tempo non ancora totalmente cancellato, che ritroviamo in “Memeo“ di Pietro Mazzamuto.

Siamo stati quasi invitati a rimuovere le macerie morali e materiali della guerra, richiamati dall’Azione Cattolica e poi dalle ACLI, per contribuire ad un’opera educativa e di servizi verso il prossimo più bisognoso.

Erano gli anni in cui a Palermo il Cardinale Ruffini gettava la rete di una ragnatela di opere sociali, pronte ai bisogni delle famiglie, dei ragazzi, dei disoccupati.

Tre sacerdoti salesiani, Don Gemellaro, Don Zingali e don Tricomi univano all’impegno per la formazione scolastica della gioventù l’indicazione di una formazione professionale, sociale e politica per dare alimento alla nascente democrazia e partivano, nel loro insegnamento, dalla Rerum Novarum, che per noi era una scoperta e che ora veniva ricordata dai nostri genitori come un testo del prefascismo sturziano, che ora continuava a provocare vocazioni sociali e sindacali in Muccioli, in Zingales, in Scalia, in Craparotta, in Adragna,in Sinesio, in Aldo Benedetto Romano, in Rocco Campanella, in F.P.Magno, in S.Cambria.

Don Giuseppe Carcione dedicava la sua giovinezza sacerdotale all’Azione Cattolica, ai rami della Giac, aspiranti, juniores, seniores, questi ultimi erano i reduci dai campi della prigionia e con loro c’erano Sinagra e Mazzamuto, Pioppo, Campanella, Messina, Mazzola, Crifò, Pavone mentre  Mendola univa allo studio la funzione di segretario scolastico al Don Bosco e di attivo militante dell’A.C..

Gli era accanto Toni Castagnetta factotum al Centro diocesano della Gioventù di Azione Cattolica, segretario organizzativo e tesoriere, poi docente di filosofia medioevale, stimato rosminiano, che avrebbe donato, ai nostri giorni, i suoi libri alla Facoltà Teologica della Sicilia.

L’associazionismo cattolico viveva con l’apporto del tesseramento e Castagnetta ne era il tesoriere oculato per recuperare mezzi finanziari per oratori e parrocchie povere. Dai salesiani il fiorente circolo dell’Azione Cattolica con Mendola, si trasformava in Circolo ACLI.

Nell’archivio storico dell’A.C., intitolato al prof.Emanuele Sinagra, presso i locali del vicariato in corso Vittoro Emanuele, voluto da Giuseppe Carcione, accanto alla Facoltà Teologica della Sicilia, Mimmo Sposito conserva le carte di una fitta documentazione dell’azione cattolica dal 1903 ai giorni nostri, con le pagine della stagione meravigliosa del laicato nei decenni della ricostruzione.

Mendola univa al lavoro presso la Regione, l’attività promozionale nell’associazione degli ex allievi Salesiani e scopriva la sua vocazione per le arti. Al Don Bosco-Ranchibile e poi al Circolo della stampa, presso il teatro Massimo, presenta alla cittadinanza le tavole ispirate all’Inferno ed al Purgatorio del giovane pittore Vittorio Ribaudo.

Tra i suoi maestri, critici d’arte, Mendola annovera Giovanni Capuzzo. Lo ricorda in “Incontri” (3) condividendo quel suo concetto d’arte come valore sociale e universale,”in un mondo colmo di offese e prevaricazioni dell’uomo sull’uomo e in cui il cerchio delle nostre idee s’impoverisce di nozioni e di convenzioni, che finiscono con il logorarsi alla verifica dei fatti,il margine residuo della nostra libertà, in una dimensione di ultima spiaggia,”per Capuzzo“ è costituito dall’arte, come unico spazio vitale”.

E l’arte diventa per Mendola missione della maturità di un laico credente, che si fa promotore e valorizzatore culturale degli artisti, che incontra, della loro formazione, di manifestazioni ed eventi, che organizza, di scritti d’arte, in cataloghi e riviste, in una intensa azione culturale, psicologica, e spirituale di straordinaria portata nella rivista “Sicilia” e poi in “Sikania” e “Boè .

Dell’instancabile promotore di talenti, i centenari, come Giuseppe Alessi e Giuseppe Cottone, per la lunga frequentazione e la conoscenza avuta con il Nostro, hanno potuto testimoniare, in maniera eccellente e meglio di noi, l’esemplare laboriosità di questo poeta e critico d’arte, di questo funzionario modello, lontano anni luce dai fannulloni di Brunetta, che assolveva con scrupolo gli incarichi di commissario straordinario in diversi Enti Locali ed Enti ospedalieri e nei servizi ispettivi della Presidenza della Regione, dedicando il residuo tempo libero agli artisti.

Il preside Cottone lo ha fatto nell’introduzione all’ultima fatica di Giuseppe Mendola ”Dalle notazioni critiche ai risvolti storici dell’arte” (4).

E, per noi, più contemporanei di Mendola, P.Mazzamuto, L.Orlando, M.Milone, S.Migliaccio, N. Romano, e T. Romano, direttore di Cultura e Spiritualità, vale il detto “se trovi un amico, trovi un tesoro“.  Ed è un tesoro, in larga parte ridistribuito a piene mani ai protagonisti, l’opera instancabile del critico come Mendola, per la serenità dei suoi giudizi, per le relazioni umane, che ha saputo instaurare con gli artisti incontrati, scoprendone talenti e favorendone vocazioni.

Ci riporta forzatamente alla generazione, che lo identifica e lo inquadra nel laicato intellettuale credente, pre e post conciliare, vissuto nella fede e nell’impegno civico, impareggiabile nella professione pubblica, nelle attività sociali, politiche e pedagogiche, nell’attiva partecipazione ecclesiale, cui è stato educato nell’Azione Cattolica e nella FUCI di Mons.Panzeca e di Arena, di Micela, di Mignosi e di Brighina.

Pensatore, giornalista e poeta, critico d’arte per vocazione ed amore per la creatività del genio siculo, Mendola ci ha prima trasmesso i suoi “RICORDI (Casale nella mente – Palermo nel cuore – edizioni Primosole Palermo) (2) in cui, scrive P. Mazzamuto, “ha messo insieme il meglio della sua ispirazione”, scoprendo una vocazione narrativa che più tardi troveremo in INCONTRI CON GLI ARTISTI (Scirocco & Koraledizioni-Terrasini) (3).

Ed è in questo volume antologico, in questo, “lavoro di molteplici ed utili istanze culturali, che serve, tal’altro e soprattutto, a rilanciare l’arte in Sicilia, in una dimensione non più che denota un’èlite, che risolve conflitti e contraddizioni tra natura e storia e tra individualità e collettività”. Ed è proprio Mazzamuto ad affermare, nella prefazione, che: “Giuseppe Mendola ha voluto offrire ai suoi lettori ed ai suoi amici, il vasto e articolato campionario di dipinti contemporanei… indubbiamente a titolo di esemplificazione, sia della complessiva omogeneità estetica e storica della pittura d’oggi, sia dell’ovvia diversificazione tra corrente e corrente, tra autori ed autori, e aggiungiamo pure tra regione e regione, se la totalità o la parte maggiore dei pittori scelti e recensiti appartiene alla Sicilia”.

Occorre certamente leggere per intero la dotta e puntuale testimonianza di Mazzamuto su questa Galleria della pittura contemporanea che è il volume “ Incontri”, poiché in essa cogliamo la fantastica creatività degli artisti della Sicilia, e Mendola “oltre che nell’arte letteraria, nella quale vanta qualche significativo primato, sembra esprimersi bene anche nelle arti figurative, indubbiamente forte della sua esperienza antropologica, cioè storica, dunque culturale, di terra capace di accogliere, e anche patire, le più svariate esperienze etniche e nello stesso tempo di maturare ed offrire altrettanti modelli archetipici d’esperienze intellettuali e fantastiche”.

Si accresce così la attività di Mendola quale promotore artistico, scopritore di talenti ed egli costruisce, con la sua attività, una galleria di pittori ed artisti che, almeno una volta, hanno usufruito dei suoi giudizi, dei suoi stimoli, da Vincenzo Vinciguerra a Girolamo Di Cara,il pittore poeta del Barocco, nato alla Kalsa e poi girovago nelle città dell’Isola per salvare e per far conoscere i misteri dell’arte barocca alle giovani generazioni studentesche.

Nel libro di Mendola troviamo, infatti, tanti dei migliori maestri conosciuti: A.Bellia, A.Affronti, Pino e Totò Bonanno, G. Forte, F.Franchina, V.Gentile, G.Bruno, R.Cavallaro, Giambecchina, V. Vinciguerra, G.Marchese, V.Ribaudo, C.Nazari, C.Lala, F.Mineo, Rizzo, Vetrano, Masia, Lo Cascio, La Mantia, A.Lugaro, M.L.Riccobono, G.Novelli, Traina e altri valenti artisti.

Il Nostro è stato un intellettuale poliedrico, poeta, scrittore, critico, promotore d’eventi, docente di diritto Pubblico ed Ordinamento Enti locali all’Istituto Superiore di Giornalismo, componente del Consiglio Ispettoriale degli ex allievi Salesiani e della Confederazione degli ex alunni delle scuole cattoliche, distintivo d’oro di Don Bosco.

Lo abbiamo conosciuto nella FUCI di Crifò, Di Salvo, La Valva, Micela, Brighina, Albanese, Mignosi, Valle, Crimi, Fusco, Silvestri, Pusateri, Di Rosa, Sunseri, Pitrolo, Rubino, Perollo e poi tra i collaboratori ed operatori sociali delle ACLI Don Bosco, il circolo cittadino che ha goduto dell’insegnamento di Don Gemellaro, Don Zingali, Don Ricceri e di Don Placido Tricomi, che per Mendola “di nome era placido, in realtà una persona buona ma vulcanica nell’apostolato”.

Il Circolo ACLI ha visto accanto a Mendola la partecipazione attiva di un manipolo di volontari Maria Nuara, Giuseppe e Salvatore Russo, Sandro Migliaccio, Giuseppe Catalano, Tanino Ingrassia, professore, scrittore e drammaturgo, Mario Coccia, Alessandro Benedetto, Giovanni Staropoli, Diego Ferrante.

La comunità salesiana di Palermo ed il Circolo ACLI lo hanno impegnato, per la restaurazione della biblioteca salesiana, e poi, nel CIPEA, nel teatro, nelle attività sociali e culturali, con don Calogero Riggi, don Luigi Alessi, con il giovanissimo don Mario Cogliandro, promotore del primo Cine club don Bosco e poi, nel settore artistico-teatrale con il protagonista Accursio Di Leo e con un nutrito gruppo di attori, giovani e valenti.

Mendola ha vissuto nel Circolo ACLI – don Bosco – larga parte del suo tempo libero e la sua esperienza amministrativa presso l’Assessorato agli enti locali l’ha trasferita negli incontri con gli amministratori di molti comuni, con gli operai dei cantieri navali, sui temi della responsabilità e della partecipazione alla vita cittadina, dei diritti dei lavoratori, della sicurezza, della formazione politica e culturale.

“Lavora con impegno”, scriverà l’attuale Arcivescovo di Catania Mons.Salvatore Gristina, riferendosi alla sua opera “pur sapendo che saranno altri a cogliere i frutti della sua attività attuale”.  La domenica torna nella Chiesa di S.Caterina, nota negli anni quale appuntamento domenicale della FUCI e delle ACLI, dopo la S.Messa, collabora con don Tricomi ad organizzare le passeggiate turistiche-culturali degli operai alla scoperta dei beni artistici e monumentali di Palermo e dei comuni dell’Isola.

Scopriva in tal modo la sua vocazione educativa e quella di operatore culturale.

Sono quelle esperienze e quella formazione, che lo avrebbero portato a scrivere in “Ricordi”: “impara /nel silenzio dell’anima/ad amare i tuoi simili/e ringraziare Dio”.

I racconti di Mendola, nella pur parziale autobiografia, “Ricordi ,“sono come le pareti di un museo che raccontano la vita contadina, semplice, generosa, accogliente, nel paesaggio della Sicilia degli anni quaranta, nel corso della gran guerra, tra sfollati e bombardamenti, nel centro storico, vissuto con la sensibilità di chi sarebbe divenuto un acuto critico d’arte del patrimonio culturale, violentato dalla guerra e stimatore e promotore delle generazioni d’artisti post bellici, che hanno avuto la fortuna di incontrarlo.

Li ritroviamo in Incontri e poi nel saggio dal titolo “Dalle notazioni critiche ai risvolti storici dell’arte” (4), edito da Centro diffusione Arte-Edizioni e promozioni artistiche, presentato, recentemente, dai poeti Tommaso Romano e Nicola Romano. Il critico mostra la sua maturità e s’inserisce tra gli storici e i filosofi dell’Arte ed in particolare degli artisti, nati e vissuti in Sicilia.

Mendola conosce infatti e studia moltissimi artisti siciliani, ma non pecca di provincialismo, né della retorica della sicilianità. Nota l’ispirazione che la fede religiosa, le tradizioni, i culti, i valori della comunità cristiana ha animato molti artisti senza operarne mai alcuna discriminazione o catalogazione.

Il volume “Dalle Notazioni critiche ai risvolti storici dell’arte” (4) si apre con una pagina su Guttuso, il pittore di Bagheria, la patria di Tornatore, di Dacia Maraini, di Ignazio Buttitta, che tanto lustro hanno dato all’arte in Sicilia nella loro corretta laicità storica. Mendola, da giovane, era rimasto colpito dall’impegno civile di Guttuso, che trapelava nelle sue opere e ne ricerca il pensiero, i risvolti, la passione politica, attraverso uno studio accurato delle sue pitture, richieste dai musei più prestigiosi, e ora ricapitolati nella città natale nel Museo di Villa Cattolica.

Lo troviamo al “Cenacolo” di Palermo ad ammirare una prima di Vincenzo Vinciguerra quando, l’esperto critico di opere d’arte e letterarie, Capuzzo ascolta un suo intervento e lo incoraggia alla critica ed al giornalismo culturale. Era ancora la Sicilia a fare da scenario a Vinciguerra con la sua straordinaria ricchezza ambientale, artistica, culturale. Ma al Nostro non interessava l’Isola degli pseudo – famosi, la sua nascente vocazione ad incontrare gli artisti voleva essere “un reciproco arricchimento per parlare, osservare, conoscersi, facendo causa comune per l’Arte e con l’Arte migliorare”. Dall’autodidatta all’iniziato e come i grandi critici “è preso per incantamento dal mondo dell’arte”.

Il suo accostarsi, con curiosità e amore, ad una pluralità d’artisti ne ha raffinato la capacità d’analisi: ha incoraggiato i suoi autori, li ha umilmente corretti, li ha educati al confronto, alla sincerità ed al bello. Spesso li ha resi realmente famosi e li ha salutati senza crediti, ma gioioso della loro fortuna, pago dell’esperienza di averli incontrati.

La città di Palermo, per Mendola, doveva amare maggiormente il suo patrimonio ed egli mostra per i cittadini distratti i bronzi di Mario Rutelli, che ornano i suoi teatri artistici, dal Massimo al Politeama, alla Statua della Libertà. Sono le opere, che un altro grande laico, Rosario La Duca considera degni del Grande Museo della città di Palermo.

Molto rischia infatti Palermo se cancella o adombra i suoi monumenti, le Chiese (anche quelle in ombra che una giornalista Giulia Sommariva riporta all’attenzione della comunità cristiana che le ha costruite), le ville storiche, se non continua, con mezzi ed intraprendenza amministrativa, a restaurare i palazzi storici ed i quartieri sventrati del centro storico, se non recupera attenzione, intelletti e relazioni, attorno agli artisti isolani e a quelli nazionali, nei musei cittadini e nella ormai ospitale Galleria moderna dell’ex Convento di S.Anna.

Mendola, nel suo libro, ne divulga gli attuali spazi espositivi mentre, ricapitola le mostre realizzate, quella su Vincenzo Lo Jacono, su Trascendenza e profano negli artisti internazionali e cerca tra i pittori siciliani e quelli che hanno lasciato nell’isola segni degni d’ammirazione: P.Novelli, Fiume, Resta, Sciuti, Catti, Corteggiani, De Maria Bergler, Leto, Boldini, Pasqualino Noto, Barbera, Di Giovanni, Sciuti e poi Umberto Boccioni, Emilio Greco, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Pirandello Gino Severino, Civiletti, Migneco, De Lisi, Giorgio De Chirico e tanti altri, di cui si è occupato da critico.

Sogna di vedere, nella Galleria, tutti i nuovi artisti, che ha incontrato, i giovani delle Accademie e delle Scuole d’arte e, per essi propone di allargare gli spazi espositivi. Anche per dissotterrare, restaurare e offrire alla fruizione pubblica le opere, che attendono di venire alla luce dai depositi e dai magazzini che li conservano.

E queste sue aspirazioni sono accompagnate, nell’ultimo decennio della sua esistenza, dagli interventi straordinari che gli Arcivescovi di Palermo, di Monreale, di Trapani, propongono e realizzano nei Musei diocesani di Via Bonello e di Via Arcivescovado di Monreale, nella Chiesa Madre di Alcamo.

C’è invero nei Musei diocesani e nella Galleria, già ora, una Sicilia, che tramanda fede e culti, che non si può cancellare, quella mitologica e paesaggistica, che si staglia come scenario impareggiabile, come miniera inesauribile di colori, sentimenti, ambienti, riferimenti universali, che dal Mediterraneo si proiettano nell’Italia del Novecento fino al XXI secolo.

E Mendola si fa storico dell’arte, severo e serio, in qualche modo educatore di un tipo d’arte per nulla esclusivista e fazioso, nè partigiano, nè superbo, nè autoreferenziale, ma aperto all’accoglienza, all’accettazione di quanti emergono nella fotografia, nella pittura, nella scultura, nella grafica, nella poesia, nella musica, in un dialogo che trasforma gli incontri in reciproci accrescimenti creativi, in itinerari spirituali, in scoperta di senso, in difesa di valori.

Sono gli artisti “Dall’uno all’altro mare“, che Mendola ricerca, quasi a farli incontrare per trovare nell’arte occasioni di un lavoro creativo, stimoli alla trascendenza, all’intercultura, all’ecumenismo momenti educativi alla cittadinanza, protesi ad unire, nella competitività, gli uomini tutti, attorno al bello ed al vero del creato, per un’intellettualità del sapere diffusa, comune, universale.

Mendola ritrova nell’arte la passione, che da giovane l’ha portato a farsi guida dei lavoratori del circolo ACLI Don Bosco, per la conoscenza del patrimonio artistico depositato nelle chiese e negli edifici pubblici della città e dell’Isola.

Quando nel capoluogo dell’Isola, nel terzo millennio arriva l’Arcivescovo Metropolita, Mons.Paolo Romeo ad incoraggiare gli artisti ed a dialogare con loro, Mendola sembra avere ritrovato il suo alto riferimento ed il nuovo patrocinatore delle Arti per Palermo, per la Sicilia. Ospita i suoi scritti la rivista Boè (6) alla quale collabora con il Centro Diffusione Arte di Palermo e la sua opera può considerarsi conclusa. Dedica le sue ultime dotte lezioni di filosofia e storia delle arti agli incontri promossi dall’UCAI, nella cripta della chiesa di San Giorgio dei Genovesi, n.50, sede dell’associazione, ove convivono musicisti e poeti, scrittori e pittori, critici e giornalisti, cineoperatori e fotografi, grafici dalle diverse tendenze, accolti nei “Mercoledì delle Arti” dalla dinamica presidente Fulvia Reyes, organizzatrice di convegni, concerti, mostre, dibattiti.

Interpretano la “Lettera agli artisti “del 1999 di Papa Giovanni Paolo II e le iniziative si moltiplicano. Mendola è con loro ad inaugurare con Susy Lo Meo e mons.Giuseppe Pecoraro, la prima Mostra degli artisti per educare la gioventù dei quartieri di Palermo. E si parte dal Mandamento Castellammare vivisezionato con fotografie, plotter, tempere, oli, mosaici, digitali, plastiche.

Un rapporto con il territorio, con l’umanità che lo vive, con i bisogni e l’amore a risolverli,un ideale contributo degli artisti ai bisogni sociali ed all’educazione all’arte e mediante l’arte.

Aida Vivaldi e Venera Carini aprono a Palermo e a Santa Flavia i laboratori di pittura per i ragazzi della strada e per i figli degli immigrati. L’insegnamento di Mendola trova emuli negli artisti che si fanno maestri e catechisti, come prima gli antichi mosaicisti del Duomo di Monreale e gli artisti della città normanna (B.Messina).

E nel contempo, quindici prestigiosi maestri, aderendo all’invito loro rivolto dal Centro diocesano delle Confraternite, già diretto dal Prof.Roberto Clementini, stimolati da un’idea di Loreto Capizzi e Francesco Scorsone, generosamente, donano alla Chiesa Palermitana, un’opera per la Via Crucis.

E l’Arcivescovo, esprime la gratitudine della comunità cristiana e scrive loro: “L’arte, e in special modo quella sacra, in quanto linguaggio della bellezza ed espressione d’esperienza spirituale, racchiude in se una dimensione religiosa in quanto manifesta, tramite la creatività dell’artista, l’esperienza della Trascendenza che si manifesta nella percezione contemplativa nel creato, nell’ascolto della Parola e negli avvenimenti dell’anima” (7).

E’ un grato riconoscente plauso, quello del Presidente della Cesi, mons.Romeo, che ricorda il Cardinale Pappalardo, promotore di due edizioni della Rassegna nazionale del Sacro nell’Arte Contemporanea e che raggiunge la vivace UCAI (Unione Cattolica degli artisti Italiani), mentre premia quanti, come Giuseppe Mendola, hanno dedicato gran parte della loro vita alla promozione delle arti, nella città di Palermo, senza molti clamori mondani ,da Muccioli, a La Duca, a Zingales, Matta, Messina, Carbone, Capuzzo, Rossi, Gerbino, Giunta, G.Napoli, T.Romano, Quatriglio, Consiglio, Balletti, Nocera.

Ferdinando Russo

onnandorusso@libero.it

1) l.Zinna, Amarcord,Il luminoso mondo di ombre della Palermo dei miei vent’anni ,ne “Il Bandolo” III Serie, Anno III n.18/19 Marzo/Aprile 2010

2) G.Mendola, “Ricordi, Casale nella mente, Palermo nel cuore-Edizioni primo Sole, 1000

3) G.Mendola, “Incontri con gli artisti, Kora Edizioni, 2003

4) G.Mendola., “Dalle notazioni critiche ai risvolti storici dell’arte – Centro Diffusione Arte, 2008

5) G.Mendola, Il Medioevo in Sicilia, in Boè, 2008

6) G.Mendola ,Avanguardie artistiche e Grandi Maestri, in Boè, 2008

7) S.Romeo, in “Un’opera per la Via Crucis “da un’idea di Loreto Capizzi e Francesco Scorsone

8) F.Russo in Terramia, www.maik07.wordpress.com Giuseppe Mendola, Poeta e critico d’arte, postato in Arte 2009.

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