Castrogiovanni è una cittadina del centro Sicilia, oggi chiamata Enna, che diede i natali al dottor Pietro Farinato. Egli nacque il 17 novembre 1858 da Mariano e Mariastella Restivo. Già da piccolo fu educato ai principi cristiani, specie dalla mamma. La sua famiglia era serena e agiata fin quando morì il padre lasciandolo orfano in tenera età. Trascorso appena un anno dalla morte del padre, la condizione economica della famiglia si aggravò con la morte a 22 anni del fratello Riccardo. La ristrettezza economica fu tale che la famiglia affittò a 25 lire al mese una stanza della loro grande casa ad alcuni ingegneri addetti alla costruzione della ferrovia, mentre le sorelle Aurelia e Amalia si diedero alla sartoria e al ricamo per far quadrare i conti. Con i sacrifici della famiglia Pietro cresceva seguendo gli insegnamenti della madre. Pietro frequentò fin da piccolo e ben volentieri la parrocchia di San Cataldo. Pietro mostrava sempre il suo temperamento sereno, dolce, educato e diligente nello studio che amava tanto. Dopo il liceo Pietro si iscrisse in medicina, ma molti tentarono di scoraggiarlo dicendogli che il medico doveva toccare ferite purulente, amputare arti, visitare malati gravi e moribondi, toccare e fare autopsia a cadaveri ecc. Ma egli prontamente replicava: “Con la Grazia di Dio viene il coraggio e si vince ogni ripugnanza” Così per la sua determinazione e per seguire il senso del servizio verso il prossimo si laureò in medicina e chirurgia realizzando il desiderio che aveva manifestato fin da bambino. La divina provvidenza non mancò di assistere la famiglia Farinato, tanto da garantire gli studi al giovane Pietro e non renderlo meno degli altri studenti provenienti da famiglie facoltose. Il suo modo di intendere l’arte medica era quello della scienza legata alla carità. Diceva: “Per me sarebbe giusto che ricchi e poveri, dotti e ignoranti, avessero la massima fiducia nel medico e facessero quello che gli prescrive”. Pietro Farinato iniziò l’attività professionale a Enna nella casa di famiglia. Tanti erano i malati che accorrevano per essere da lui curati e da essi non pretese mai nessun onorario. Il 18 gennaio 1885 relazionò nell’ateneo di Catania su alcuni suoi casi clinici con personali considerazioni scientifiche e morali parlando anche della carità nell’arte medica. La relazione fu tanto interessante e intensa che suscitò l’ammirazione dei luminari e dei docenti intervenuti. La casa del giovane medico fu ben presto “invasa” da una folla di ammalati poveri. Farinato spesso dava ai più poveri dei soldi per le cure e donava quello che la Divina Provvidenza elargiva con abbondanza. Per questa eroica attività tutta svolta nella carità egli fu chiamato il “dottore dei poveri”. Un giorno, racconterà suo fratello Albino, nevicava abbondantemente e Pietro guardando alla finestra pensava ai malati che soffrivano oltre che per la loro malattia anche per il freddo. Così disse ad Albino: “Prestami dei soldi”. Albino mise la mano in tasca e con stupore trasse delle monete di 2 lire d’argento anziché soldi spicci come egli credeva di possedere. Pietro usci di casa e andò a distribuire quei soldi come un “angelo consolatore”. L’8 gennaio 1904 fu nominato direttore dell’ospedale “Umberto I” di Enna che era stato appena inaugurato. La prima regola che egli inserì fu quella riguardante il trattamento uguale dei malati poveri e ricchi. Egli scrisse: “Sull’ospedale aleggerà perenne il soffio della carità e della scienza che si daranno la mano per lenire i dolori di tanti miseri derelitti”. Il dottore Farinato fu un bravo chirurgo, eseguì tanti interventi anche a domicilio del paziente; tra i più difficili e riusciti una plastica facciale, necessaria per escissione di un tumore facciale, e un intervento per un’ernia diaframmatica con un metodo chirurgico unico al mondo. Il 28 gennaio 1909, dopo tanta sofferenza Pietro Farinato andò nella patria celeste. I funerali furono celebrati nella parrocchia di San Cataldo in Enna richiamando un’enorme folla che a gran voce gridò alla santità. La giunta municipale, per l’occasione, diede l’avviso funebre appellando il medico Pietro Farinato come “la figura più bella, più amata e più ammirata del paese”.
Tratto da “Santi in Corsia” di Rosario Colianni (Edizioni Segno)
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