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17 aprile: Beata Caterina (Kateri) Tekakwitha

Sempre graffierà chi nasce gatto

0417-Caterina-Kateri-Tekakwitha-198x300Tekakwitha (letteralmente:”colei che mette le cose a posto” o, secondo altre interpretazioni, “colei che cammina mettendo le mani avanti”) nacque nel 1656 ad Osserneon, (attualmente Auriesville, nello Stato di New York), da madre Algonquina, cattolica, e padre Mohawk, di fede tradizionale, capo del villaggio Osserneon, lungo il fiume di Mohawk. La madre di Kateri, Kahenta, venne presa in sposa dal capo Mohawk in seguito ad un’incursione nel suo villaggio algonquino durante le guerre tra Uroni ed Algonquini. Ella era stata convertita al cattolicesimo dai gesuiti francesi e si mantenne ferma nella sua nuova fede pur con il dolore di non potere battezzare i suoi figlioletti a causa dell’ostilità del marito verso i “vestenera” cioè i gesuiti. Un’epidemia di vaiolo decimò il villaggio e tra le vittime ci furono i genitori ed il fratellino minore di Tekakwitha. Si racconta che Kahenta sopravvisse al marito quel poco tempo che le consentì di battezzarlo. La piccola Tekakwitha sopravvisse fragile, indebolita nella vista, segnata in volto da cicatrici. Orfana a quattro anni, fu adottata dagli zii che non avevano figli. Tekakwitha si dimostrò sempre laboriosa, seria, riservata, senza alcun interesse nell’adornarsi o nel pensare al matrimonio. Amava cantare i vecchi inni religiosi che aveva sentito da sua madre e capiva di essere alla ricerca di qualcosa che ancora non sapeva definire ma che trovava nella meditazione, nel silenzio, nella solenne bellezza della natura. Quando gli zii cercarono di unirla in matrimonio ad un giovane guerriero, Tekakwitha arrivò al punto di fuggire. L’immotivato rifiuto alle nozze con il giovane a cui era stata promessa a soli otto anni le causò severi giudizi, aspre e dolorose critiche e l’assegnazione di lavori pesanti e gravosi. In quegli anni, precisamente nel 1670, i Missionari Gesuiti fondarono la Missione di San Pietro a Caughuawaga ovviamente raggiungendo i villaggi vicini per diffondere il Vangelo. Fu da padre Jacques de Lamberville, nuovo responsabile della Missione, che Tekakwitha udì presentare il messaggio cristiano nella stessa abitazione dello zio che, come di costume, doveva ospitare gli stranieri, seppure mascherando la sua ostilità per timore di una guerra con i “bianchi”. L’annuncio del Cristianesimo illuminò Tekakwitha: finalmente la sua anima aveva trovato ciò che la rendeva davvero felice. Tekakwitha, costretta a casa da una ferita al piede e quindi impossibilitata a recarsi al lavoro, espresse segretamente il desiderio del Battesimo, durante una visita di padre Jacques de Lamberville. Sebbene il sacerdote l’avesse ripetutamente messa in guardia contro la furia dello zio, Tekakwitha non volle recedere dal suo proposito. Il sacramento le fu amministrato il 5 aprile 1676, e le venne imposto il nome di Kateri, cioè Caterina in lingua locale. Le prolungate soste nella casa di preghiera dei cristiani e l’osservanza del riposo domenicale le procurarono non poche sofferenze fisiche e morali da parte della sua famiglia. Lo stesso padre Jacques de Lamberville si rese conto della gravità della situazione e organizzò la fuga di Kateri. Accompagnata da amici fidati si portò al lontano villaggio di Sault St. Louis, alla missione S. Francesco Saverio, vicino a Montreal in Canada. Grazie ad Anastasie Tegonhatsihongo, una donna dalle ottime capacità di insegnante e che aveva conosciuto sua madre, Kateri poté immediatamente apprendere tutto ciò che le serviva per vivere come una buona cristiana. Il giorno di Natale del 1677 Kateri ricevette la Prima Comunione e il 25 marzo del 1679, all’età di ventitré anni, con il consenso del suo direttore spirituale, Kateri pronunciò il voto di perpetua verginità; per quanto sia dato conoscere, fu la prima volta che questo avvenne tra gli indiani del nord America. Colma di gioia spirituale, particolarmente devota alla Madre di Dio, spese tutte le energie insegnando preghiere cristiane ai fanciulli, nell’assistenza agli anziani e malati, accompagnando ogni attività con preghiera e severe penitenze. La sua salute cagionevole non resse a lungo e morì il 17 aprile 1680, a soli ventiquattro anni. Le sue ultime parole: “Jesos Konoronkwa” (“Gesù ti amo”) rivelarono il segreto del suo cuore agli amici ed al sacerdote che l’assisteva. Pochi minuti dopo la morte il volto di Kateri si trasformò in una luce sorprendente e i segni del vaiolo scomparvero. Il 3 gennaio 1943 fu dichiarata venerabile da Pp Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958); il 22 giugno 1980 fu beatificata, a Roma, dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła, 1978-2005). Le sue reliquie sono conservate presso la Missione San Francesco Saverio di Kahnawake, vicino a Montreal. È patrona dell’ambiente e dell’ecologia insieme a S. Francesco d’Assisi.

Oggi si celebrano anche :

SS. Pietro ed Ermogene, Martiri in Armenia († sec. IV cc)

SS. Martiri di Persia († 341-344)

S. Simeone bar Sabba’e, Vescovo e martire in Persia († 341-344)

S. Innocenzo di Tortona (sec. IV), Vescovo

S. Acacio di Militene, Vescovo († 435 cc)

S. Pantágato di Vienne (F), Vescovo († 540)

SS. Elia, Paolo e Isidoro, Martiri in Spagna († 856)

S. Roberto della Chaise-Dieu benedettino († 1067)

S. Roberto (1024-1111) di Molesme (F), Abate di Citeaux

B. Giacomo da Cerqueto (PG), Sacerdote († 1367)

B. Chiara Gambacorti (1362-1420), Domenicana

B. Maria Anna di Gesù Navarro (1565-1624), Mercedaria

B. Enrico Heath (1600-1643), Presbitero O.P. e martire in Inghillterra

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Jesus Christus, heri et hodie, ipse est in saecula!

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1930, Earl Hass inventa gli assorbenti femminili interni. Il ginecologo americano ha l’idea di utilizzare il principio dei tamponi utilizzati in chirurgia per realizzare il primo tipo di assorbente interno. Nel 1937 breveterrà il principio e fonderà la società Tampax

compleanni

1885 Karen Blixen

1916 Sirimavo Bandaranaike

1954 Riccardo Patrese

proverbio

Chi domanda ciò che non dovrebbe, ode quel che non vorrebbe

accadde oggi

1521 la Chiesa Cattolica scomunica il filoso tedesco Martin Lutero

1945 Benito Mussolini fugge da Salò verso Milano

1970 4 giorni dopo l’esplosione di un contenitore di ossigeno, l’Apollo 13 ammara nel Pacifico

1976 la Grecia propone alla Turchia il patto di non aggressione

frase celebre

“L’ambizione si attacca più facilmente alle anime piccole che alle grandi, come il fuoco si appicca più facilmente alla paglia e alle capanne che ai palazzi”

Chamfort, Massime e pensieri

consiglio

Per pulire il peltro moderno

Lavate con birra calda e lucidate con pelle di daino.

cosa vuol dire

Il bicchiere della staffa

È l’ultimo bicchiere, il bicchiere dell’addio

Il modo di dire è nato in tempi in cui non esistevano ancora le automobili e si usavano i cavalli come mezzo di trasporto. Dopo le cene, quando giungeva l’ora degli addii non mancava mai un brindisi finale che consisteva nell’offrire all’ospite già a cavallo, con i piedi nelle staffe, l’ultima coppa che si chiamava appunto il bicchiere della staffa

consiglio per terrazzo orto e giardino

terriccio universale o polivalente

Viene prodotto da ditte specializzate e corrisponde, sia nella composizione chimica che nella struttura, alle necessità della maggior parte delle piante ornamentali; contiene materiali organici e opportune dosi di fertilizzanti ed è inoltre sterilizzato e quindi immune da agenti responsabili di malattie e da semi di infestanti. L’impiego di questo terriccio, per raggioni pratiche ed economiche, va limitato alle coltivazioni in vaso o alla parziale sostituzione della terra destinata al riempimento di una buca.

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