É visitabile nell’Aula Consiliare del Comune di Delia, la mostra del pittore nisseno Francesco Guadaguolo, 30 opere, dedicate a “Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II – due Papi, due Santi”. L’evento, che si è svolto nel giorno della Canonizzazione dei due Beati, ha avuto il patrocinio del Comune di Delia. Organizzato dalla Chiesa Madre Santa Maria di Loreto e dalla Società nissena di Storia Patria, resterà aperta tutti i giorni fino a domenica 4 maggio 2014.
La mostra è stata presentata dal Prof. Antonio Vitellaro, Presidente della Società nissena di Storia Patria. All’evento sono intervenuti il Vice Sindaco Calogero Lo Porto, che ha portato i saluti dell’Amministrazione, Francesca Fiandaca Riggi, Direttrice del Museo Diocesano di Caltanissetta, il Consigliere Comunale Petronilla Alaimo, Gianna Insalaco e Giuseppe Leone che hanno collaborato per l’allestimento della mostra.
“Francesco Guadagnuolo – ha detto il Prof. Antonio Vitellaro – non è solo il pittore dei Papi. La molla che lo spinge è principalmente l’uomo, le sue sofferenze. L’uomo e il mondo d’oggi, che vive con passione, con tutte le sue ombre e con tutti i suoi problemi. L’ingiustizia, la fame, la sofferenza, la solidarietà. A ciò si ispira ad esempio il famoso quadro che si trova presso la sede dell’Onu, due emisferi a confronto uniti da due mani che si protendono ad offrire il pane. Un’altra dimensione del Maestro, ha ricordato Vitellaro, è quella di tradurre il rapporto tra pittura e letteratura, in particolare la poesia. C’è una serie di dipinti, non presenti in questa mostra – ha detto – che traggono lo spunto da poesie che i migliori poeti del mondo hanno scritto per lui perché fossero inserite, con la firma di ogni autore, all’interno dell’opera pittorica per farne parte integrante”.
“Ha colto del Papa gli aspetti che sono più vicini al nostro cuore, soprattutto la sofferenza. Quella sofferenza che Papa Wojtyla ha portato con sé e ha mostrato agli altri – ha detto da parte sua Francesca Fiandaca Riggi, Direttrice del Museo diocesano di Caltanissetta”. La Direttrice del Museo diocesano ha anche detto che il maestro Guadagnuolo ha annunziato la creazione di una Fondazione “per dare rilievo e garantire la memoria e la conservazione della sua vasta produzione artistica”.
I ritratti di Giovanni Paolo II ripercorrono il cammino di fede del Santo Wojtyla, visto in una dimensione sacrale. Le opere, infatti, con tragica intensità, dimostrano un’impressionante testimonianza della sofferenza umana, dando inizio secondo la critica ad una nuova ritrattistica papale. Realizzati durante il Pontificato di Giovanni Paolo II, sono diventati non solo un vero documento artistico, ma anche storico-religioso-culturale. Le opere vivono di potenza espressiva ed esprimono con dolorosa intensità anche gli ultimi anni della vita e della sofferenza del Santo Padre. Giovanni Paolo II viene interpretato, in preghiera, in raccoglimento spirituale, nel grave attentato a Piazza San Pietro, di fronte al Muro del Pianto a Gerusalemme, all’apertura della Porta Santa in San Pietro, nel Giubileo del 2000. Francesco Guadagnuolo è stato protagonista di numerose mostre durante il Pontificato di Giovanni Paolo II in alcune delle quali ebbe la possibilità di incontrarsi con il Pontefice e di fissare bene nella propria mente i singolari tratti caratteristici, da tale incontro nacquero appunto questi ritratti.
La mostra è rivolta a tutti, sia ai credenti sia ai non credenti, vuole essere un omaggio al due Papi Santi, due uomini che si sono prodigati tutta la vita per l’amore, per la pace e il perdono. Questa mostra, itinerante nel mondo, si propone anche di far rivivere Papa Wojtyla testimoniando la Sua grande opera nei circa lunghi 27 anni di Pontificato. Da qui la forza della speranza che consente ai fedeli di vedere attraverso la mostra di Guadagnuolo il Papa quando era così vicino agli ammalati, agli umili, abbracciando gli indesiderati e tutti i deboli della Terra, ecco che l’opera d’arte si fa portatrice di un messaggio di salvezza. Il ciclo di opere dedicate a Giovanni Paolo II, ci appare come mezzo di redenzione, per cercare di conoscere dentro di noi e poter riflettere sulla grandezza e la Santità di Papa Wojtyla.
Il dialogo tra fede e cultura, oggi è più che mai tanto necessario, per ritrovare la vera identità dell’uomo e del suo fine ultimo. Ciò richiama quello che asseriva Giovanni Paolo II nella lettera di fondazione del Pontificio Consiglio per la Cultura: “Una fede che non diventa cultura, è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”.
«…Quando il giovane artista Francesco Guadagnuolo, nel 1976, lasciò la Sicilia per venire a Roma, scoprì che l’iconografia aveva subito una profonda crisi negli anni ’70; a questa crisi egli contrappose una trasformazione d’idea. Con accurata innovazione, riuscì a mutare l’immagine ad icona, accettando senza contrastare le ricerche contemporanee; l’artista riesce così a far dialogare la sua arte con temi della nostra società…». Quanto scrive, è Bonifacio Honings, Teologo olandese, che questa stessa crisi iconografica e culturale la ritroviamo purtroppo oggi. «L’arte del Maestro siciliano – continua Honings – è innanzitutto un percorso personale, un cammino spirituale che l’autore ha intrapreso accostandosi alla filosofia e alla teologia perché risponda ai problemi e alle esigenze del mondo moderno… Con la sua originalità di artista Francesco Guadagnuolo ha concorso all’edificazione del nostro patrimonio culturale e riconsegnato all’opera d’arte la valenza d’incontro tra arte, bellezza e spiritualità. Il Maestro siciliano, così facendo si fa garante, con tutti quegli artisti che credono in questi valori, del futuro dell’arte e della vita stessa».