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Per “Mi nutro d'arte” in scena “Mi metto in gioco” al palazzo della Cultura di Catania

francesca_romana_di_giorgio“Mi nutro d’arte” è sempre più un consolidato appuntamento dell’estate catanese, che unisce arte e solidarietà. Parzialmente rivista la formula d’ingresso (è adesso previsto un biglietto d’ingresso di 6€, ma rimangono gradite in aggiunta le donazioni di cibo, vestiario e medicinali), rimane la kermesse di arte, artigianato, improvvisazione, con ricavato in favore delle mense per non abbienti della città di Catania. Domani, sabato 23 agosto, dalle 18 al Palazzo della Cultura di Catania ecco quindi una lunga serata di mostre, esposizioni, musica ed esibizioni, conditi da ritmi e sapori africani. Il tutto, sempre organizzato dall’associazione “Adif – la bottega dell’arte”. E alle 21, ecco il clou di “Mi nutro d’arte” 2014: torna in scena la commedia musicale “Mi metto in gioco”, sceneggiatura e regia di Francesca Romana Di Giorgio. Una divertente ed inedita commedia degli equivoci in due atti che racconta la storia di una famiglia che si trasferisce a Catania negli anni ’50. Un testo brillante e coinvolgente grazie anche alle musiche anni ’40 e ’50 che legano le scene. Sul palco, insieme all’autrice e regista Francesca Romana Di Giorgio, gli artisti di “Adif – la bottega dell’arte”: Marinella Sciacca e Mario Guarnera nel ruolo dei genitori, Greta Giarrusso e Gabriele Rametta sono i fidanzati e il piccolo di casa interpretato dal giovanissimo Jacopo Cristaldi. E ancora Giuditta Belviso, Maria Giamboi, Federica Zafarana, Sabrina Papa, Giorgia Finocchiaro e la partecipazione di Elena Lacalamita. Il tutto verrà impreziosito dalla partecipazione del gruppo di flamenco di Rossana Arena, composto da Silvana Lombardo, Maria Cristina Marino, Serena Passarello, Virginia Rapisarda, Simona Sapienza, Simona Somma e Chiara Spampinato. Audio e luci a cura di Salvo Merola.
«Ho voluto dare un’immagine genuina della mia amatissima Catania negli anni ’50 – ha dichiarato l’Autrice – la realtà raccontatami da mio padre, mia madre e la mia famiglia tutta, tanto da aver “osato” prendere in prestito il nome dei miei nonni per i due protagonisti, cambiando di poco il loro cognome. Anche questa volta, come in “Catania la terra dell’ara” la mia Catania è scrigno di racconti e ricordi».

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