Si parla tanto, e con fervore pasionale dell’art. 18. Ma nella sostanza perchè tanta passione?
Per comprendere appieno il significato fortemente simbolico della vicenda, bisogna sceverare nella genesi che lo produsse.
E cioè?
Nella lotta tra Capitale e Lavoro, nel secolo scorso, al massimo dello sviluppo capitalistico, fondato sulla grande fabbrica di natura Fordista, e con organizzazione del lavoro Tayloristica, che comprendeva decine, ed anche centinaia di migliaia di lavoratori per stabilimento e che tendeva alla piena occupazione, il lavoratore veniva ritenuto la parte più debole; e così il legslatore intervenne per riequilibrare i rapporti tra Padrone ed operaio.
Con l’approvazione dell’art. 18?
L’art. 18 eracontenuto in una legge organica aprrovata dal Parlamento nel maggio del 1980 (legge 300) che dettava, ed ancora detta norme circa il rapporto di lavoro, o meglio le condizioni di lavoro in fabbrica, dal riconoscimento delle Organizzazioni sindacali più rappresentative, alle condizioni di lavoro, al rispetto dei contratti colllettivi e, soprattuto, regolava i licenziamenti.
Di cui all’ art. 18 ed al conseguente divieto di licenziare.
No. L’art. 18 non vieta la possibilità di licenziamento, ma ne impedisce quelli a piacere; devono , in altre parole, essre giustificati da giuste motivazioni: la giusta causa.
Ma chi stabiliva se il licenziamento era legittimo, cioè sostenuta da giusta causa?
Il giudice del lavoro.
Ma si sostiene che il giudice del lavoro non tiene conto delle esigenze dell’impresa e spesso decide in modo bizzarro e dopo molto tempo.
Il giudice appilca la legge e decide nel nostro ordinamento, ancora, secondo il suo libero convincimento, non di quello dell’Impresa, o del Presidente ragazzino affetto da delirio di onnipotenza.
Si dice che esso è vecchio di 44 anni.
E’ una delle tante favole. Non ci sono leggi vecchie e nuove, ma attuali e no, altriment, il Codice civilie “vecchio” di due secoli, sarebbe da da buttare, mentre è ancora vigente, sia pure novellato. Ma l’art 18 è stato pesantemente modificato dallla Fornero circa due anni fa: è stato buttato al macero un neonato.
Allora pechè tanto accanimento?
Intanto per dare un segnale alla Confindustria. Poi perchè il Presidente del Consiglio ha una concezione della democrazia, per cui anche i giudici devono essere sottomessi ai suoi desiderata, tanto da avere dichiarato espressamente che la materia dei licenziamenti deve essere esclusa dall competenza della Magistratura. Il lavoratore licenziato ingiustatmente va solo risarcito: come dire non più diritti, ma mercificazione del lavoro
Dichiarazine grave.
Appunto. Testimonianza della concezione Hobbesiana del potere.
Può spiegare meglio il concetto?
Nei primi dialoghi, ove abbiamo affrontato il tema teorico dela fonte della legittimità del potere, abbiamo analizzato il pensiero del filisofo inglese Tommaso Hobbies, che in sintesi, concepiva, al fine di evitare le lotte tipiche dello stato di natura in cui Homo (Est)homini lupus, l’invidualismo autoritario ovvero la necessità di un ptto sociale per cui tutti i poteri dovevano essere conferiti ad un uomo solo.
Non le sembra di esagerare?
E perchè? Non ha reiteratamente dichairarto il Presidente-ragazzino che intende dialogare con tutti, non con i i Sindacati, però, ascoltare, ma, con rispetto, poscia, si fa quel che egli ha già deciso: gli altri, minoranze comprese, si devono adeguare.
Mi sembra un pensiero più che Hobbesiano, leninista.
No perchè il centralismo democratico prevedeva che il gruppo dirigente operasse per la sintesi, non a colpi di maggioranze conformate al volere del capo. La degenerazione del sistema era il centralismo burocratico. Ma qui siamo oltre. Alla subordinazione totale, anche dei poteri dello Stato. Della Magistratura abbiamo visto; del Parlamento, con i decreti legge ed i voti di fiducia, e la complicità del Presidente Napolitano, non si riconosce ruolo; che Repubblica Parlamentare fondata sulla divisione dei poteri è?
Ma si dice che così si sblocca l’occupazione.
L’occupazione si sblocca non abrogando diritti e conquistei: ma favorendo gli investimenti, attraverso lo sblocco della domanda di beni o servizi. Abbiamo visto che la crisi è di sovrapproduzione, ovvero che le imprese licenziano, nonostante la vigenza dell’art.18, non perchè gli impianti non riescono a produrre; ma semplicemente perchè non riescono a vendere il loro prodotti o servizi.
E come si fa?
Ma se non si vuole cambiare il modello di sviluppo, e si intende insistere sull’attuale,obsoleto e fonte di crisi perenni, l’unico modo ancora conosciusto è quello degli investimenti pubblici.
E l’Europa?
Già l’Europa. Ma il Presidente-ragazzino, oltre che segretario del suo partito e Presidente del Consiglio non è stato anche presidente nel semestre europeo? Neanche Breznef aveva tanto potere, chè era sì Segretario del Partito e Capo del Governo, ma non capo del Comintern, l’equivalente sovietica della CEE. Eppure, al di la dei messaggini, ha lasciato traccia della sua Presidenza?
Allora saà ricordato per avere abolito l’art 18?
E già. L’abbiamo già visto la scorsa volta: quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini.
on. Tanino Virlinzi