Catania. Pubblicità e spettacolo, si sa, camminano da sempre a braccetto. Un’accoppiata divertente, ammaliante, toccante, che riempie – letteralmente – le nostre case, le strade, i giornali e la tv, la radio e il web. Eppure non è tutto, perché se questo fenomeno, figlio prediletto della contemporaneità, diventa oggetto di riflessione e commento del comico catanese Giuseppe Castiglia, allora lo spettacolo della pubblicità o – vale lo stesso – la pubblicità dello spettacolo, approda magistralmente anche in teatro.
L’appuntamento è per sabato 3 gennaio 2015, alle 21.00, al Teatro Metropolitan di Catania, dove nessuno vorrà cambiare il canale dell’attenzione, per potersi sintonizzare sull’umorismo spensierato ed esilarante del noto showman. Da celebri réclame del passato ai più recenti spot contemporanei, aggiungendo la propria mordente creatività, «dirò la mia a modo mio – anticipa Giuseppe Castiglia – coinvolgendo gli spettatori in centoventi minuti di simpatia, e portando, per la prima volta sul palco, uno dei miei personaggi più amati, Jonathan, tra i protagonisti di Allakatalla».
Prodotto da Francesco Grasso, direttore di Areamanager.tv, lo spettacolo “… e adesso la Pubblicità!” è innovativo nella forma e nei contenuti, perché rappresenta un esperimento di pubblishow dove la maggior parte del costo del biglietto è assorbita dagli sponsor della serata. «Mi piace definirlo uno spettacolo anticrisi – afferma Castiglia – perché ci consente di portare a teatro la gente che, in questo momento di difficoltà economica, è costretta a rinunciarci. È una formula organizzativa che, all’inizio del nuovo anno, nel cuore delle feste, può regalare sorrisi, la cosa più importante di cui tutti abbiamo bisogno».
«Spesso le inserzioni, gli spot, i manifesti sono considerati un’invasione nei nostri spazi e nel nostro tempo – conclude il comico catanese, mentre confessa la propria passione per il mestiere del copywriter – eppure è grazie alla pubblicità che spesso la cultura e i suoi spettacoli diventano più sostenibili. Allora noi vogliamo riderci su».