Essere coerenti fino a sacrificare la vita per un principio. Si può sintetizzare così l’estremo messaggio morale di Socrate, baluardo di rigore e fedeltà ai propri ideali. Nonostante ciò, il sommo filosofo ateniese, vissuto nel V secolo a. C., fu anche bersaglio di un avverso partito di detrattori, che lo screditavano additandolo come corruttore dei giovani e delle loro coscienze. Molti nemici, molto onore: ma anche per questo il maestro di Platone è da sempre una delle figure più controverse della cultura occidentale.
Su questo doppio binario ha giocato Vincenzo Cerami – scrittore, sceneggiatore e drammaturgo coltissimo – autore, agli inizi del nuovo millennio, di un testo teatrale dove emerge l’essenza stessa del pensatore greco, proponendone provocatoriamente un contraddittorio ritratto “double face”. Il “Socrate” di Cerami manda in scena tutte le sfumature di un’anima, tramandate fino a noi dalle intense pagine di Platone, tratte dal “Fedone”, dal “Critone” e dall’“Apologia”, ma rispolvera anche una delle testimonianze più negative, e perciò più discusse: quella comico-grottesca, presentata, invece, nella commedia “Le nuvole”, in cui Aristofane mette il Nostro alla berlina alla stregua di un imbonitore,
Dall’11 al 26 aprile, il sipario della sala Verga si aprirà sull’importante e rinnovata produzione realizzata nel 2008 dal Teatro Stabile di Catania. Visto il successo di quella memorabile edizione, il direttore Giuseppe Dipasquale ha voluto riproporne una versione rivisitata e arricchita, che vedrà ancora il carismatico Pippo Pattavina nel ruolo del titolo per la sapiente regia di Ezio Donato. Le musiche di scena portano la prestigiosa firma di Nicola Piovani, legato a Cerami da un profondo sodalizio. Sin agli inizi degli anni Ottanta, Cerami e Piovani hanno infatti condiviso una feconda amicizia e collaborazione artistica. E se Piovani ha conquistato l’Oscar nel 1999 per la colonna sonora del capolavoro di Benigni “La vita è bella”, Cerami ne ha scritto la sceneggiatura premiata con un David di Donatello. Quindici anni più tardi, nel 2013, sarebbero stati proprio Benigni e Piovani a ritirare per il loro amico scrittore un David speciale alla carriera, un mese prima della sua scomparsa. Con l’odierna edizione di “Socrate” anche lo Stabile catanese rende omaggio al genio di Cerami. Le scene di Giuseppe Andolfo sono state riprese da Doria Argento che ha disegnato anche i costumi, mentre Donatella Capraro ha realizzato i movimenti coreografici e Franco Buzzanca le luci.
Come si è anticipato, a vestire i panni del filosofo ateniese sarà Pippo Pattavina, l’interprete catanese acclamato nei più importanti teatri italiani. Reduce dall’affermazione riscossa nell’inaugurale “Giardino dei ciliegi”, Pattavina ritorna nella stessa stagione a calcare il palcoscenico dello Stabile con un altro ruolo di rilievo. La sua si annuncia come una performance molto complessa, giocata, tra la prima e la seconda parte della pièce, sulle repentine variazioni di registro dal drammatico al comico e viceversa. Ad affiancarlo una folta compagnia di altissima qualità, in cui spiccano Sebastiano Tringali, Renata Zamengo e ancora Alberto Bonavia, Franz Cantalupo, Giampaolo Romania, Riccardo Maria Tarci e Vittorio Vaccaro. In scena agiscono anche otto allievi della Scuola d’Arte drammatica dello Stabile, intitolata ad Umberto Spadaro: sono Roberta Andronico, Michele Arcidiacono, Azzurra Drago, Federico Fiorenza, Vincenzo Laurella, Graziana Lo Brutto, Gaia Lo Vecchio e Luigi Nicotra. Completa il cast il piccolo Alessandro Giorgianni.
Le collaborazioni alla produzione dello Stabile di Catania non finiscono qui. Piovani ha affidato la cura delle sue composizioni a Pierluigi Pietroniro (registrate a Catania presso StudioTape da un quintetto d’archi formato dallo stesso Pietroniro primo violino, Caterina Coco secondo violino, Matteo Blundo viola, Bruno Crinò violoncello e Carmelo La Manna contrabbasso). Della colonna sonora dello spettacolo fanno parte anche le musiche composte dallo stesso Pippo Pattavina per la sezione incentrata sulle “Nuvole” aristofanesche; ad eseguirle dal vivo daranno Pietro Cavalieri, Camillo Pavone e Giovanni Caruso. La metopa del “rapimento di Europa” è stata realizzata dagli scultori Alessandro Merlo e Luca Mirko Maugeri e dalla pittrice Carmen Roberta Mannino, allievi del corso TFA 2014-15 dell’Accademia di Belle Arti di Catania.
Si profila dunque un impegno corale per un’operazione dallo sviluppo articolato: «Si tratta di un testo di rara intelligenza – sottolinea Dipasquale – che fa riflettere sulla condizione del pensiero della cultura occidentale. In particolare, al di là degli aspetti più squisitamente filosofici, grazie a questa straordinaria riscrittura possiamo approfondire il rapporto, ancora insoluto e forse perennemente incongruente, tra l’intellettuale e il potere. La coerenza morale è sempre esempio di grande attualità: Socrate è l’outsider che insinua il dubbio in una società preconfezionata: e un tale stimolo, non dimentichiamolo, rientra in generale tra le missioni principali del Teatro in quanto luogo di dibattito e democrazia».
«La messa in scena – scrive Donato nelle note di regia – è un invito a sollevare, ieri come oggi, interrogativi inquietanti e di estrema attualità: è possibile una democrazia che si fondi solo sulla maggioranza senza una forte coscienza civile? In epoca di risorgenti populismi, è sufficiente per il buon governo assecondare quello che tutti pensano o vogliono anche senza alcuna capacità di critico discernimento? Le ragioni della politica possono ancora uccidere le ragioni della saggezza?»
L’eroe saggio di Cerami è un filosofo che insinua nell’Atene soddisfatta dell’“età dell’oro”, l’arma rivoluzionaria del dubbio dialettico, che accetta la pena capitale impostagli da una “tirannide democratica” per affermare l’obbedienza alla legge morale e rifiuta la fuga dal carcere per non farsi complice della corruzione. Nella seconda parte, il drammaturgo introduce la beffarda caricatura che di Socrate fa Aristofane, quasi una macchietta volteggiante per aria, nel tribunale trasformato in cavea delle “Nuvole”. Il protagonista ritorna, poi, ad essere un condannato a morte: bevendo la cicuta, si congeda così da una società che lo accusa di corrompere i giovani per averli spinti alla rivoluzione della libertà. Per info e calendario: www.teatrostabilecatania.it