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Canone RAI: abbonati fino a prova contraria e non pagarlo diventa un reato penale

canone-raiIl canone Rai diventa una tassa in bolletta, e non pagarlo diventa un reato penale. Come già anticipato dal Giornale giorni fa la riforma del finanziamento della Rai, oltre all’ inserimento preventivo del canone nella fattura elettrica, contempla anche l’ inasprimento delle sanzioni: non solo una multa, ma addirittura una denuncia penale per falsa dichiarazione a pubblico ufficiale, punibile con la reclusione fino a due anni.
Sorte che, per ora soltanto in teoria, spetterebbe a chi attesta di non avere nessun televisore in casa, pur possedendone uno. La nuova norma infatti parte dal presupposto che ogni italiano che abbia la corrente elettrica in casa sia, ipso facto , anche uno spettatore dei programmi Rai. Abbonati fino a prova contraria.
La prova, appunto, la deve fornire il singolo titolare di utenza elettrica, scrivendo al suo gestore, oppure alla Rai, o forse all’ Agenzia delle entrate (non è ancora definito), autocertificando di non avere televisori e dunque di essere esentato dal pagamento. Se poi in un «blitz» di un incaricato Rai o del Fisco si scopre che nel salotto troneggia invece un 32 pollici, e dunque la dichiarazione era falsa, scatta il procedimento penale.
Sulla multa, inizialmente fissata a «cinque volte» la somma evasa, quindi almeno 500 euro in caso di mancato pagamento di un’ annualità, si dovrebbe tornare alla precedente formulazione, più elastica ma non meno inquietante: multa da due a sei volte il canone non pagato (cioè da 200 a 600 euro). Il ministero dello Sviluppo economico, intanto, conferma che chi in casa ha soltanto una connessione internet, e non un televisore, non dovrà pagare il canone Rai in bolletta.
Il governo punta a far partire il nuovo canone con le bollette di febbraio prossimo. Per la Rai si potrebbe tradurre, col recupero dell’ evasione ora stimata al 27%, in mezzo miliardo di euro in più. Un bottino per la nuova Rai che ha in mente il premier Renzi, con un direttore generale con poteri da amministratore delegato: capacità autonoma di spesa, libertà di manovra sul piano industriale, nomina dei dirigenti. Sono i punti salienti (insieme alla riduzione del cda da 9 a 7 membri, due di nomina governativa) della riforma della governance Rai già approvata ieri alla Camera alla velocità della luce con 295 sì. Ora il ddl torna al Senato.
Il canone Rai viaggia parallelamente, nella legge di Stabilità. Si vedrà quali modifiche verranno fatte ad una novità maldigerita da molti. Intanto, aperto il varco delle nuove tasse in bolletta, l’ Anci suggerisce di infilarci dentro anche la Tari, la tassa rifiuti. Una superbolletta piena di tasse.

C’ è uno spiraglio per chi non vuole rassegnarsi a finanziare con 100 euro l’ anno il carrozzone Rai. Il nuovo canone dal 2016 sarà infilato a rate nella bolletta elettrica, e sarà onere del contribuente dimostrare che non è tenuto a pagare, salvo multe e addirittura denunce penali. La condizione base per essere esentati dal balzello, ovviamente, è non possedere alcun televisore in casa, visto che il canone è una tassa di possesso e non una imposta d’ uso (ragion per cui non è contemplata, come condizione per l’ esenzione, l’ oscuramento dei programmi Rai).
Anche chi evita con cura i canali del servizio pubblico, ma tuttavia non vuole buttare via il televisore perché magari vede Sky, Mediaset o i film in dvd, dovrà comunque pagare dazio a Viale Mazzini. Ma c’ è un’ alternativa meno radicale rispetto a rottamare il televisore. Il testo finora prodotto dal governo non contiene alcun riferimento specifico al possesso di un computer o di un tablet o smartphone, su cui si possono vedere in streaming, grazie alla connessione internet, tutti i canali della Rai e i tutti i principali network privati (anche SkyTg24).
La legge di Stabilità modifica il vecchio Regio decreto sul finanziamento della tv pubblica, ma ne mantiene l’ impianto, soprattutto sul presupposto della tassa, che resta la detenzione di «uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni». E qui sta il punto. Un computer, o un Ipad, o uno smartphone, dove posso vedere i programmi tv in streaming, vanno considerati «apparecchi atti a ricevere le radioaudizioni».
Il testo della Stabilità, per com’ è scritto nella bozza e salvo modifiche in corso d’ opera, non ne parla e mantiene lo status quo su questo aspetto. Che significa una cosa: non si è tenuti a pagare. A spiegarlo è la stessa Rai, nella sezione «Abbonamenti» del suo sito.
La domanda è: chi possiede solo un computer privo di sintonizzatore tv deve pagare il canone? Risposta della Rai: «NO. Perché solo apparecchi atti od adattabili a ricevere il segnale audio/video attraverso la piattaforma terrestre e/o satellitare sono assoggettabili a canone tv. Ne consegue che di per sé i computer, se consentono l’ ascolto o la visione dei programmi radiotelevisivi via internet e non attraverso la ricezione del segnale digitale terrestre o satellitare, non sono assoggettabili a canone».
Questa interpretazione della norma non è certo un’ invenzione della Rai, ma viene dal ministero dello Sviluppo economico. Nel 2012 il Mise, dopo lo scoppio di una polemica sui bollettini Rai inviati ad aziende e uffici, diramò una circolare per risolvere i dubbi se un computer o un tablet fossero considerati al pari di un televisore. E la risposta, appunto, fu che non è così.
A meno che un computer o uno smartphone non abbiano incorporati un sintonizzatore tv, cosa piuttosto rara, o un’ antenna, il loro possesso non comporta alcun canone tv per la Rai.
Chi non ha intenzione di pagare la Rai, può organizzarsi in casa con uno schermo pc e guardare la tv attraverso quello, né l’ Enel né l’ Agenzia delle entrate potranno contestargli l’ evasione del canone.
A meno ovviamente che il governo, o il Parlamento, non specifichino nella legge che anche una connessione internet, su qualunque supporto digitale, comporta il pagamento del canone Rai. Ma contraddirebbe la circolare ministeriale del 2012. E sarebbe la premessa per poter chiedere il canone Rai anche a uffici e aziende che usano computer (tutti). Una mossa che provocherebbe rivolte. Già ci sono le rivolte, per il canone in bolletta.
Il Codacons, che prepara l’impugnazione della legge, ha lanciato un Comitato «NO Rai in bolletta» che ha già raccolto migliaia di adesioni, mentre Altroconsumo è arrivata in pochi giorni a 41mila firme per abolire il canone in bolletta. La tassa più odiata d’Italia.
Il testo non fa riferimento al possesso di pc o tablet sui quali si vedono tutti i canali ma in streaming Per essere considerati come una tv gli smartphone non devono avere un sintetizzatore Il canone è una tassa di possesso e non una imposta d’ uso: senza televisore niente canone.

Paolo Bracalini per “il Giornale”

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