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Enna. Realizzata nel 1906, compie quest’anno 110 anni la Villa Torre di Federico

Enna. Realizzata nel 1906, compie quest’anno 110 anni la Villa Torre di Federico
Torre di Federico foto epoca
Lo spettacolo di luci e suoni, “Space Time Helix”, tenutosi negli spazi della Torre di Federico nel mese di luglio scorso, con la partecipazione di un folto pubblico proveniente da tutta la Sicilia, ha messo in evidenza le molte criticità del sito dove svetta il monumento federiciano. E’ sotto gli occhi di tutti – già da diversi anni – l’abbandono in cui versa il parco attorno alla Torre, la così detta “Villa”, un tempo luogo ameno frequentato, nelle serate estive, da ragazzi, uomini e donne di tutte le età, nei viali allora illuminati, per piacevoli passeggiate, Nei due giorni dell’evento (8-9 luglio 2016) è stato impossibile percorrere il viale principale nelle ore serali perché completamente al buio. A fine spettacolo, infatti, il pubblico presente è stato costretto a raggiungere l’uscita attraverso la scalinata che taglia in diagonale il parco, molto ripida, con gradini alti e ciottolato, illuminata da fari sparsi qua e là. Molto suggestiva, invece, l’attuale illuminazione della Torre, che mette in risalto e valorizza il monumento. Il parco, che circonda la duecentesca torre, ha, per modo di dire, una storia recente. “Nasce nel 1906, sul quel poggio dove in passato pascolavano le pecore, per volontà dell’amministrazione comunale dell’epoca, sindaco Giovan Battista Roxas”, scrive Carmelo G. Severino nel suo saggio “Enna, città al centro” (Gangemi editore – 1996). Venne così realizzato, 110 anni fa, un polmone verde, dove al centro, in cima alla collinetta, vi è uno dei monumenti più rappresentativi del capoluogo che l’imperatore Federico II di Svevia ci ha lasciato. [Alcuni studiosi attribuiscono la Torre a Federico II d’Aragona (1272 – 1337), re di Sicilia col titolo di Federico III ]. “Si procede a dotare la città di spazi verdi”, si legge in una relazione conservata nell’archivio storico comunale, anche se, fino agli anni ’50 del secolo scorso, in quella parte della città esisteva già il “Pianoro del Monte” (diversi ettari di terreno, parzialmente alberato, che culminava nella secolare Selva di Montesalvo, esistente da tempo immemorabile a Est e a Sud dell’omonimo convento).
enna Torre di Federico notte
Occorre attendere oltre 40 anni per trovare un’iniziativa analoga. E’del 1949, infatti, la realizzazione della Villa di Porta Pisciotto, chiamata dagli ennesi “Villa Farina” perché l’idea della sistemazione a verde pubblico dell’area ex discarica del “Pisciotto” fu di Michele Farina, assessore comunale con la giunta capeggiata dal sindaco Paolo Savoca. Lì, dove venivano scaricati i rifiuti della città, sorse quindi una villa-giardino, poi attrezzata di bambinopoli, di campi di bocce e di tennis. Altri spazi verdi furono realizzati negli anni a cavallo dell’elevazione della città a capoluogo di provincia che arricchirono il centro storico. Nel 1925, attorno al monumento ai caduti (opera dell’architetto palermitano Ernesto Basile), fu realizzato il parco “Della rimembranza”. E’ del 1935 la sistemazione, con aiole e piantagione di alberi d’alto fusto, della piazza Francesco Crispi, attorno alla fontana del Ratto di Proserpina, in antico Piazza sant’Orsola per la presenza della chiesa dedicata alla Santa fondatrice delle Orsoline, demolita per far posto all’Albergo Belvedere, costruito nel 1903. Con l’innalzamento del monumento a Giuseppe Mazzini, nel 1950, si sistemò con aiole e ombrosi alberi la piazza omonima (Piano della Matrice prima, poi piazza Garibaldi). Ma il vero polmone verde dell’allora Castrogiovanni era la “Selva di Montesalvo” (à Silvia nell’idioma ennese) dove “si procede al rimboschimento del pianoro attorno al Convento con la piantumazione di duemila piantine provenienti da Palermo”, si legge nella relazione del commissario prefettizio, Umberto Parisi, letta al consiglio comunale nel 1914. Tra l’eremo di Montesalvo e i palazzi residenziali, costruiti dal secondo dopo guerra in poi, si può ancora ammirare l’ultrasecolare quercia, salvata da sicuro abbattimento da un’associazione ambientalista circa 20 anni fa. Prima della costruzione dell’edificio dell’opera nazionale balilla (O.N.B), del palazzo Incis (Istituto nazionale case impiegati statali), dell’edificio scolastico “De Amicis” e della palazzina del dispensario antitubercolare di viale Diaz – tutte opere pubbliche realizzate negli anni ’30 -, il “Pianoro del Monte” (circa 40 ettari) era una vasta area boschiva che si andava a congiungere con la Selva dei Cappuccini, dove fu impiantato, nel 1877, il camposanto. Negli anni prima e dopo la seconda guerra mondiale, le colonie estive per bambini d’età scolare prendevano ‘possesso’ dell’ultimo boschetto superstite, quello del “macello”, fino a quando non venne lottizzato per dare sfogo all’espansione dell’edilizia urbana. Anche la Villa della Torre di Federico ospitò, per attività ludiche, le colonie estive fino a quando le stesse, d’istituzione fascista, non vennero definitivamente abolite.

Salvatore Presti


Salvatore Presti Enna

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