martedì , Dicembre 3 2024

L’Ora Legale

Il quinto film di Ficarra e Picone è arrivato e con disincanto ha disvelato l’arcano: la legalità non è cosa nostra. Senza bisogno di deformare eccessivamente la realtà, i dialoghi sono trabordanti di luoghi comuni e comunemente intesi, si racconta l’impossibilità della correttezza. Due candidati a sindaco si contendono il consenso promettendo favori e clientelismo e abusivismo e corruzione in ogni forma e uniforme e trasparenza e onestà. Fra i due contendenti trionfa l’onesto, ma dirà il parroco del paese “siamo sicuri che a non scegliere Barabba il popolo azzeccò?”. Ha inizio il cambiamento dal divieto di parcheggiare in doppia fila, alla raccolta differenziata, alla valorizzazione del patrimonio artistico a un mare più pulito e alla chiusura di una fabbrica dannosa per la salute pubblica. I forestali marciando verso l’obbligo salutano come per andare al fronte, i vigili urbani si inimicano il paese tutto per le multe che sono “costretti” a scrivere e allora “si stava meglio quando si stava peggio”. E allora che il peggio ritorni con l’aiuto della chiesa, dell’arma e dei poteri romani che chioseranno: “ non siamo cattivi. Siamo necessari”. Il don Mariano non manca, ma è muto e attende che l’ineluttabile si compia compiaciuto e beffardo. La gente che recita è come la gente che guarda recitare e l’identificazione fra il furbetto e il cittadine comune è immediato. “Se questo vezzo della legalità oltrepassa lo stretto siamo consumati” dirà l’eminenza grigia, mandata da Roma per ripristinare l’ordine e tutti concordano. La legalità è una parola bella, ma impraticabile. Differenziare l’umido dal secco, raccogliere gli escrementi del cane, lasciare libera la piazza per i pedoni e scoprirvi una pista ciclabile è “camurriusu”. Non siamo abituati del resto se da sempre la correttezza non ha abitato da noi una ragione ci sarà. Ficarra e Picone non risparmiano il cittadino con e senza divisa e calcano la mano sul “parrino” accomodato su un sistema di piaceri e cortesie che nel nome di Dio corrodono ogni speranza di miglioramento civile e sociale. Perché cambiare?

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