I Romani credevano che nelle notti precedenti il Sol Invictus figure femminili guidate da Diana propiziassero la fertilità dei campi, volandoci sopra. La Chiesa condannò con estremo rigore queste barbare credenze, definendole frutto di influenze sataniche, bruciò le streghe e si fece un Dio a propria immagine e somiglianza. La gente però non volle rinunciarvi del tutto e trasformò le ancelle di Diana in befane. Vecchiacce dal naso bitorzoluto buone con i buoni e cattive con i cattivi. Ora, essendo oggi tutti buoni, belli e competentissimi che resta da fare alla Befana? Siamo tutti virtuosi, possessori e dispensatori di verità indicibili, magnanimi e amanti di animali, vecchi e malati. Siamo civili al limite della nausea e se un buzzurro si permette di parlare così come si parla nel mondo fuori da Facebbok, anatema su di lui e tutta la sua discendenza. Su Facebook a Natale siamo stati tutti felici. Felici di pranzare con suocere e cognate, di ridere dello zio che dice ambo alla prima estrazione per la millesima volta e di mugugnare per il rotolo di tofu ripieno di quinoa, perché noi sappiamo quello che mai nessuno dirà sui cibi della tradizione. Su Facebook i belli sono liberi di essere sempre più belli, i bimbi sono intelligentissimi, profumatissimi e figli di mamme che mai direbbero cose cattive sui figli delle altre… mamme perché su Facebook le donne si felicitano per la felicità delle donne. In questo mondo incantato fatto di filosofi, poeti, artisti e rivoluzionari la Befana serve a “selfarsi” coi meglio e agli altri resta solo il carbone buono per accendere il braciere che il gas è di nuovo aumentato. Auguri a tutte le donne che si sentiranno dire “oggi è la tua festa” e pazienza per quelli che dicendolo rideranno persuasi di aver fatto la battuta del secolo.
Gabriella Grasso
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