Alleanza tra medici ospedalieri e medici del territorio per combattere i picchi influenzali
di Massimo Greco
La conferma della bontà del nostro ragionamento di qualche giorno fa in ordine alla necessità di decongestionare i pronto soccorso ospedalieri attraverso il potenziamento dei servizi di assistenza alternativi presenti sul territorio arriva dalla Regione Liguria. Questa ha recentemente stipulato un accordo con la Federazione dei medici di Famiglia (Fimmg) e quelli di Guardia medica, finalizzato ad assicurare in periodi particolari la presenza di propri associati per la gestione dei codici bianco e verde che, come già detto in altra occasione, rappresentano la maggioranza degli accessi al pronto soccorso. In sostanza, i medici del territorio si prenderanno cura di quei pazienti che richiedono assistenza ambulatoriale di base utilizzando strumenti e presìdi logistici presenti nel plesso ospedaliero, trasformando, qualora il caso lo dovesse richiedere, i codici in giallo e in rosso. Tale accordo non può che trovare condivisione soprattutto in questi giorni caratterizzati da elevati picchi influenzali che vedono colpite le fasce più deboli composte da bambini ed anziani.
E’ questo un esempio plastico di quell’integrazione ospedale-territorio che in Sicilia rischia di rimanere una previsione solo programmatica contenuta nella legge di riforma n. 5/2009 e nel pianificazione sanitaria. Una seria riorganizzazione del sistema sanitario regionale non passa solo da una rivisitazione in difetto della rete ospedaliera, ma anche da una concreta integrazione tra le politiche ospedaliere e quelle del territorio. In tale contesto, se tanta attenzione si registra nelle politiche sanitarie di diagnosi, cura e riabilitazione del paziente, poco si rileva nel fondamentale settore dell’integrazione ospedale-territorio, delle politiche socio-sanitarie e di quelle connesse alla promozione della salute.
Al nuovo governo regionale, a cui tutti guardiamo con ansia e fiducia, suggeriamo di rispolverare la Carta di Ottawa del 1986 che, tra l’altro, auspica il riorientamento dei servizi sanitari nella logica di renderli più adeguati ad interagire con gli altri settori, in modo tale da svolgere un’azione comune per la salute della comunità di riferimento.