La provincia di Enna ha registrato tutta una serie di bocciature nel 2019. E’ risultata ultima nella classifica del Sole 24 Ore per qualità della vita, turismo, cultura e sport. Svetta invece per consumo di alcol, droghe e ludopatie ed ha subito il più consistente decremento demografico regionale. Drammatiche sono le condizioni delle infrastrutture e muoversi fra le varie cittadine è un azzardo, le strade versano in pessime condizioni quando non sono chiuse per lavori di somma urgenza, che iniziano tardi e non finiscono mai. L’associazione fra comuni è solo pro forma perché in realtà non esiste e inefficace è spesso anche la cooperazione fra privati. La sanità è fatta di ospedaletti vuoti di personale e strumenti diagnostici, che fungono da centri di smistamento verso presidi altrettanto inadeguati. L’Umberto I avrebbe dovuto accogliere l’intera ex provincia mutilata dei vari Chiello, Ferro/Branciforti /Capra e Basilotta e invece cresce poco e lentamente mentre la popolazione invecchia e necessita di continue cure e sostegno.
Enna non dovrebbe più sottoscrivere accordi al ribasso, ma pretendere dalla politica fondamentali fattori propulisivi che arrestino la previsione sullo spopolamento entro il 2030. I nostri politici dovrebbero elaborare un piano straordinario per il reclutamento di personalità e competenze nella pubblica amministrazione, liberando i comuni dal clientelismo amorale che paralizza e sfinisce.
A Enna c’è poco, ma quel poco è riservato ai salvati per i sommersi non c’è niente.
E le nostre Pagana e Lantieri? (per caso si recano in elicottero all’ARS?). Poi ci dicono che abbiamo anche un senatore ed un deputato (pentastellati)!!!
Una parola ogni tanto per non farci credere che tutto è perduto potreste dirla, ma forse è meglio così: non illudiamoci: siamo solo zavorra e la colpa è anche nostra che accettiamo senza “pipitare” sperando sempre nelle prossime amministrative o nel reddito di cittadinanza o in qualunque cosa che serva a posticipare l’inevitabile fine. Siamo proprio tutti, si ripete: TUTTI NOI, delle pecorelle o per chi lo preferisce dei pecoroni. Poi, anche i nostri Sindaci Tutti, oltre all’ordinario (sempre non bastevole) sanno che bisogna programmare per il prossimo futuro?
A Messina dal 2020 comparirà una scritta: Lasciate ogni speranza voi ch’entrate o recatevi al casale dove il Glorioso Armando ha realizzato il 200% di quanto aveva promesso, solo la Croce alta 35 metri ancora non è stata fatta però di tempo ancora ce n’è.
Auguri di buon anno ennesi
A rafforzare quanto sopra una nota stampa di fine anno di Cgil, Cisl ed Uil della provincia di Enna:
La provincia di Enna risulta essere al 104esimo posto tra le città italiane per la qualità della vita secondo l’indagine condotta dal Sole 24ore, un dato che conferma i segnali preoccupanti di uno scenario in declino. Ne sono convinti i Segretari di Cgil Cisl e Uil – Scornavacche, Petralia e Mudaro, quando si fa riferimento ad un territorio che ha in sé molte potenzialità ma che non riesce a metterle a sistema. Siamo consapevoli che il nostro territorio è veramente pieno di risorse che ci permetterebbero di sviluppare eccellenze nell’artigianato, nell’ agro alimentare, nel turismo, nel commercio creando così occupazione e un riposizionamento della provincia in termini di crescita e qualità, ma siamo altrettanto certi che il loro utilizzo è pressochè minimo.
Lo scenario che oggi si presenta è allarmante, non si fa altro che mettere riparo alle emergenze: aziende fallite che metteno al banco i lavoratori e le loro famiglie, oltre le loro dignità, una strada che frana mettendo in pericolo la vita di quanti ogni giorno percorrono quel tratto, un’ infrastruttura che aspetta anni affinchè possa essere realizzata. Anche guardando le percentuali, continuano Scornavacche, Petralia e Mudaro, su disoccupazione, in particolare giovanile e femminile, povertà, spopolamento, nascite, tutte ovviamente di segno negativo, ci si rende conto di quanto la situazione sia preoccupante. C’è una provincia dilaniata dalla mancanza di infrastrutture materiali e sociali, di programmazione, di strategia comune, di ascolto.Innanzitutto bisogna partire dalle infrastrutture perchè una provincia che non è ben collegata come può fare il salto di qualità? E’ sconvolgente pensare che oggi per raggiungere la parte Nord della provincia bisogna impiegare più di un’ora attraversando strade faatiscenti e pericolose. Servono delle Istituzioni attente ad intercettare tutto ciò che in termini di risorse economiche può essere investito nel nostro territorio, così come Agenda Urbana con cui si sono intercettati 17 milioni da spendere sul nostro territorio, peccato che ancora, a causa della burocrazia amministrativa, non ne abbiamo visto nemmeno mezzo centesimo.
Ma ciò non basta, è necessario anche elaborare un piano strategico che venga studiato mettendo al centro le vocazioni del nostro territorio, che analizzi le potenzialità e le metta a circuito di un progetto che coinvolga i giovani, che devono essere attrattati dalla loro provincia e che abbiano la facoltà di decidere se andare via o restare, perchè se restano sanno che ci sarà un’occasione, un’opportunita’. Solo così si potrà sperare di ripopolare questa provincia. Abbiamo una zona industriale dove allo stato attuale su 300 ettari di superficie totale solo 100 risultano occupati da insediamenti produttivi. E di queste attività produttive solo una parte risultano ad oggi attive. Il motivo è presto detto, chi si reca in quella zona deve fare lo slalom per evitare le voraggini e i dossi naturali presenti sull’asfalto, poi dovrà vagare senza un filo logico per spostarsi da una parte all’altra dell’agglomerato industriale e alla fine si sarà confuso. Ironia a parte, ci sembra che la zona nasce proprio perchè trovandosi in una posizione strategica, vicina agli snodi autostradali e ferroviari, costituisce una grande opportunità per tutti gli imprenditori che desiderano investire in zona. Ma nella realtà è stata progettata e valorizzata affinchè potesse adempiere al ruolo per cui è stata pensata? Si può invece pretendere che la presenza di questo agglomerato industriale diventi fiore all’occhiello del centro Sicilia, portando benessere e crescita dell’economia locale che si traduce indubbiamente in termini di lavoro e occupazione? Perchè non valorizzare la zona riqualificandola, pensando a nuove strategie di sviluppo, sfruttando le potenzialità produttive del territorio con misure di vantaggio per chi decide di investire nella zona. E poi, inutile nasconderci dietro un dito, il nostro territorio è bello quanto maledetto, perchè ci si scontra con il lavoro nero, con lo sfruttamento dei lavoratori, con la diseguaglianza. C’è l’omertà, il silenzio, l’accontentarsi, il convincersi che una cosa è così e non c’è niente che possa cambiare. Invece il cambiamento parte da noi, è necessaria una presa di coscienza forte rimettendo al centro del dialogo con tutte le forze del territorio il lavoro e il riscatto di questa provincia. Saremo anche degli ottimisti ma noi crediamo che questo sia ancora possibile ma solo se tutte le forze di questa società, ciascuno per il proprio ruolo, credono negli stessi obiettivi e portano avanti le azioni con determinazione e senso di responsabilità.
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