Il nuovo messaggio alla nazione avrebbe dovuto arrivare alle diciotto di domenica pomeriggio, ma con il consueto rinvio è giunto alle ventuno e trenta, irrompendo nel palinsesto delle trasmissioni serali. A distanza di cinque giorni dal precedente ecco l’undicesimo Dpcm. Senza passare dal Parlamento e dopo un incontro notturno con il Cts e la propria maggioranza, Conte mascherina munito nonostante l’ampio spazio di separazione con i giornalisti presenti, ha affermato che non si dirà più distanziamento sociale, ma fisico e poi ha aggiunto una serie di novità atte a evitare un lockdown natalizio. Le palestre e le piscine, che hanno affrontato ingenti spese per adeguare i propri spazi ai protocolli di sicurezza al punto che nessuna evidenza scientifica ha dimostrato l’esistenza di focolai in relazione all’allenamento individuale nei luoghi controllati, avranno una settimana di tempo per adeguarsi… nuovamente, altrimenti verranno chiuse. Il punto è che gli aggiustamenti anti Covid sono stati già apportati e allora perché la proroga di una settimana a una chiusura inderogabile? Per permettere agli abbonati di completare il mese senza avanzare richieste di rimborso ai gestori? Le scuole calcio resteranno, ma il calcetto tra amici no. Tutto pare abbastanza incoerente, ma evidentemente ci sono delle ragioni che ci sfuggono. Ristoranti, pub e bar lavoreranno prevalentemente con l’asporto fino alle ventiquattro e faranno accomodare ai tavoli massimo sei persone dopo aver esposto la capienza massima consentita. Ai primi cittadini verrà dato mandato di limitare le zone della movida a proprio piacimento. Il sindaco Decaro, presidente Anci, ha respinto questa incombenza, ma non mancheranno gli sceriffi del coprifuoco, che non potendo fare altro si limiteranno a inveire contro i propri già spaventati concittadini in nome dell’Ordine e della Salute Pubblica. In attesa dei banchetti a rotelle, la scuola sarà smart: flessibile e scaglionata, con lezioni pomeridiane se necessario. Verrà ritardato l’ingresso per differenziarlo dall’inizio lavorativo delle altre attività così da scongiurare l’assembramento sui mezzi. «Siamo più forti rispetto a marzo ma servono nuove misure per evitare che l’Italia raggiunga il livello di altri paesi» ha detto Speranza nella riunione con le Regioni, ammettendo: il caos tamponi e il ritardo del potenziamento ospedaliero sui territori, che hanno rinviato le attività ordinarie con il conseguente aggravarsi della cronicità e la paura dei ricoveri; la realizzazione di Covid Center e la mancanza di un numero sufficiente di vaccini influenzali. Attendiamo l’elisir contro il Sars CoV2 anche se la dott. Capua, direttrice dell’One Health Center on Excellence dell’Università della Florida, ha affermato che non basterà il vaccino a “svalicare” l’inverno. “Siamo in mezzo a un’emergenza pandemica diversa dalle precedenti. Alla prima ondata non eravamo pronti a rispondere a un virus sconosciuto. Abbiamo fallito politicamente nel non sottolineare la gravità di questo virus. Con la produzione del vaccino siamo partiti a fatica, anche perché è tutto nuovo. Ma il vaccino non sarà la soluzione perché non ci saranno dosi a sufficienza per tutti. Bisognerà usare il vaccino in maniera strategia proteggendo le persone più a rischio. Sia quelli più esposti che quelle più deboli per età anagrafica». Secondo la virologa il vaccino inizierà ad essere presente nella popolazione a primavera e forse saremo pronti per il prossimo inverno. Il prossimo Dpcm imporrà l’uso di tute, mascherine e visiere per uscire dal letto così forse vinceremo.
Gabriella Grasso
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