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Liberi consorzi. “Il rinvio degli organi è scandaloso”

Liberi consorzi. “Il rinvio degli organi è scandaloso”

di Massimo Greco

L’ennesimo rinvio delle elezioni degli organi di governo di quegli enti intermedi che in Sicilia hanno assunto l’artefatta definizione di liberi consorzi comunali rappresenta un vero e proprio scandalo istituzionale. Se è infatti vero che tali enti, così come concepiti, non potranno mai funzionare è altrettanto vero che i previsti meccanismi di elezione indiretta degli organi di vertice dei nuovi enti di area vasta sono funzionali al perseguito obiettivo di semplificazione dell’ordinamento degli enti territoriali, nel quadro della ridisegnata geografia istituzionale, e contestualmente rispondono ad un fisiologico fine di risparmio dei costi connessi all’elezione diretta. Peraltro, le disposizioni sull’elezione indiretta degli organi territoriali, prima previste nella legge statale Delrio, si qualificano come norme fondamentali delle riforme economico-sociali, che, in base allo statuto speciale per la regione siciliana, costituiscono un limite anche all’esercizio delle competenze legislative di tipo esclusivo. Se così è, non si capisce come possa essere commissariato un ente da oltre sette anni senza che ciò provochi alcun sentimento d’indignazione tra i 75 parlamentari che siedono comodamente a Palazzo dei Normanni. Non solo il legislatore siciliano ha inteso smantellare un ente intermedio dimostratosi vitale, soprattutto per la difesa dei territori interni e centrali dell’isola, privandolo di autonomia politica, ma con rara spregiudicatezza è pure riuscito a mantenere per sette lunghi anni un commissario in luogo dei democratici organi di governo che tali enti dovrebbero avere.
Ma vi è di più. Ancora nessuno ci ha spiegato perché le tre città metropolitane, non previste dallo statuto siciliano, sono enti necessari perché richiesti dall’art. 114 della Costituzione e tale necessità non è invece avvertita per le province. Delle due l’una, se l’art. 114 impone anche alle regioni a statuto speciale d’istituire le città metropolitane, tale obbligo non può che trovare applicazione anche per le province e pertanto l’attuale e vigente previsione statutaria dei liberi consorzi comunali (che ha animato la soppressione delle province regionali istituite negli anni ‘80) non è affatto costituzionalmente conforme.

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