martedì , Dicembre 3 2024

Per Cgil, Cisl e Uil lo sviluppo delle aree interne è il risultato di un’azione corale di istituzioni e corpi intermedi con visione e strategia condivise

Che fare? Non è soltanto il titolo che Lenin usò per il suo opuscolo sul partito riprendendolo dal noto romanzo di Cernysceviski. E’ anche la domanda alla quale hanno provato a rispondere i due segretari generali provinciali di Enna Vincenzo Mudaro dell’Uil e Nunzio Scornavacche della Cgil e Emanuele Gallo, segretario interprovinciale di Agrigento, Caltanissetta ed Enna al forum per lo sviluppo delle aree interne dell’ennese e del versante meridionale dei Nebrodi.

Che fare per utilizzare al meglio le risorse del Recovery Fund, della Snai e del nuovo ciclo 2021-2027 dei fondi europei per lo sviluppo delle aree interne? Intanto, per prima cosa, bisogna puntare a fare avere al Sud più risorse del Recovery Plan, più del 34 per cento calcolato in base alla popolazione residente. Per quali ragioni? Per la ragione che quei 209 miliardi del Recovery Fund saranno dati all’Italia per colmare il divario che c’è tra il Nord e il Sud. Se non ci fosse questo divario, che risale dall’unità d’Itale del 1861, l’Unione Europea ne avrebbe dato molto di meno. Non sarà facile perché ci sono i sostenitori del trickle down economics, quelli del gocciolamento, che tirano per destinarli in gran parte al Nord dove sono più efficienti. Non è un timore campato in aria che questi “realisti” possano spuntarla perché il Sud non ha voce per farsi valere. Se questo è vero per l’intero Meridione d’Italia, è di una evidenza palmare in quella che una volta era la provincia di Enna. E’ stato detto al forum con i tre dirigenti sindacali che “questo territorio è orfano della politica e che le rappresentanze parlamentari regionali e nazionali non si sentono e non si vedono”. E’, questo, un problema serio che non si risolve dall’oggi al domani. E allora cosa si deve fare? Bisogna puntare sui sindaci, che in questo territorio sono alla testa delle uniche istituzioni di governo e di rappresentanza di questo territorio e che possono presentare progetti. “L’associazione tra i comuni è l’operazione che occorre fare”, si è sentito al forum con Cgil, Cisl e Uil. Anche questa operazione non è una passeggiata perché il contesto nel quale va fatta è caratterizzato da una grande frammentazione. Ma i sindaci dirigono comuni con macchine amministrative deboli che non hanno strutture di progettazione e non dispongono delle nuove figure professionali necessarie per poter intercettare e gestire le risorse destinate allo sviluppo. Certo, i sindaci da soli non ce la fanno. Lo sviluppo di un territorio scarsamente infrastrutturato, non è mai opera di un solo attore. E’ il risultato di un’azione corale nella quale devono svolgere il ruolo di coprotagonisti le organizzazioni sindacali, i rappresentanti dell’industria, l’università e le associazioni del terzo settore che ci sono in questa area in via di spopolamento e con una popolazione che sta invecchiando a ritmo accelerato. E tutti insieme ragionare per costruire una visione di quello che si vuole che questo territorio diventi, che guardi al di là dei confini campanilistici, ed elaborare una strategia per tradurla in pratica con progetti precisi e misurabili nei risultati per non ripetere gli errori del passato. Una strategia ed una visione che devono maturare all’interno di una visione e di una strategia più ampie di dimensioni regionali e meridionali. Questa consapevolezza è emersa con grande evidenza e forza nel forum con le organizzazioni sindacali dei lavoratori Cgil, Cisl e Uil.

Silvano Privitera

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