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Nei porti lavoratori si rifiutano di caricare armi

Nei porti lavoratori si rifiutano di caricare armi

L’uomo è per natura un essere aggressivo e nei millenni di storia si è sempre distinto per il suo carattere di guerrafondaio anziché di costruttore di pace. L’Italia è vergognosamente tra i primi paesi del mondo a fabbricare armi. Se da un lato promuove la pace e il vivere civile dall’altra distribuisce ai paesi del mondo strumenti di morte. Tra i paesi maggiormente interessati all’acquisto di armi ci sono anche quelli poveri e bellicosi dell’ Africa. Sembra che lì, il progresso avvenga a colpi di pallottola. Ma qualcosa di bello è interessante è avvenuto, anche per presa di coscienza, in occasione del recente conflitto tra Hamas e Israele.  La nave Asiatic Island diretta al porto d’Israele doveva essere caricata di container contenenti materiale bellico e ciò non è avvenuto. Difatti tutti i lavoratori portuali di Livorno, di Napoli e Ravenna, dove la nave doveva attraccare,  hanno incrociato le braccia rifiutandosi di essere complici di uccisioni specie di civili e della guerra in genere. I lavoratori all’unanimità hanno espresso il loro dissenso alla guerra con la seguente comunicazione sindacale: 

“Il mondo del lavoro e i lavoratori del porto di Ravenna vogliono contribuire con questo atto concreto alla ricerca di una soluzione al conflitto che crei le condizioni per la pace tra i popoli israeliano e palestinese e per il loro diritto a vivere pacificamente in un proprio Stato libero e indipendente” .

Mentre a Livorno viene diramata la seguente nota:

 “Diciamo No al transito di armamenti in porto, come lavoratori portuali abbiamo deciso di dire basta. Tutte le volte che avremo conoscenza di carico, scarico o di passaggio di armamenti all’interno del nostro porto interverremo, faremo intervenire gli organi competenti e qualora si arrivasse comunque al carico e scarico cercheremo di rifiutarci, di dichiarare se necessario anche sciopero affinché nel porto di Livorno non transitino armi che poi vanno ad ammazzare popolazioni civili, ovunque questo accada”

Il commento a Napoli segue le stesse motivazioni:

“Non esistono guerre buone e guerre cattive, noi proviamo solo a ostacolare la vendita di armi”

La civiltà di un paese viene misurata anche dalla capacità nel saper vivere senza ricorso alla guerra che ormai riconosce una filosofia medioevalistica, una base di prepotenza e di sopruso, un’anima malefica.

                                                                            Rosario Colianni

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