Il sambuco è qualcosa di più di un albero. Con le drupe di sambuco, i popoli preistorici preparavano robuste bevande fermentate. Nella tradizione pagana, all’albero di sambuco si attribuiva il potere di proteggere la casa e gli animali dagli spiriti maligni. Vicino in quasi tutte la case di campagna, a Troina, si vedono alberi di sambuco. Ho saputo da emigrati troinesi in Argentina, che anche loro, appena completano la costruzione della casa in campagna o in citta, dove è possibile, le piantano vicino un albero di sambuco. Nel folclore germanico medievale era chiamato “albero di Holda”. I contadini tedeschi avevano un gran rispetto per l’albero di Holda al punto di togliersi il cappello quando gli passavano davanti e non gli voltavano mai le spalle. Holda, per loro, era la fata benevola dei boschi. Anche i monaci tedeschi piantavano alberi di sambuco appena finivano la costruzione del loro cenobio. In Svezia, al sambuco è affidata la protezione delle donne incinte. In Austria, tuttora, al sambuco è affibbiato l’appellativo di “farmacia degli dei”. Gli infusi di fiori di sambuco sono usati per curare la congiuntivite, la tosse ed altre malattie. Che nell’uso dei fiori di sambuco per aromatizzare la “vastedda co sammucu”, il prodotto d’eccellenza ed esclusivo della gastronomia troinese, possano esserci tracce dei queste leggende, non è una congettura peregrina.
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