Il progetto coordinato dal «Max Planck Institute» sul vulcano si basa sul «sesto senso» degli animali:
«Gli ovini si spostano al riparo con sei ore d’anticipo rispetto alle esplosioni».
L’ipotesi: sentono l’odore del magma in risalita
by Salvo Fallica per il corriere.it
Il professor Martin Wikelski sull’Etna (foto Turi Caggegi da www.focusicilia.it)
Sensori , collegati a satelliti, applicati alle capre per tentare di prevedere le eruzioni vulcaniche. È questo l’obiettivo del progetto Icarus coordinato dal «Max Planck Institute of Animal Behavior» in corso sull’Etna. Un primo esperimento venne condotto dieci anni fa ma oggi viene riproposto in maniera tecnologicamente più avanzata grazie alle possibilità offerte dal web.
Proprio sulle pendici del vulcano, nel borgo di Randazzo, iniziò circa dieci anni fa il primo monitoraggio, con sofisticati sensori, delle capre. Stesso esperimento nelle Marche con un gregge di pecore. L’intuizione di applicare il controllo hi-tech agli animali per prevenire eruzioni vulcaniche e sismi è frutto della mente dello scienziato Martin Wikelski, zoologo, docente all’Università di Costanza e direttore del Max Planck Institute of Animal Behavior.
Storicamente è noto quello che viene definito il sesto senso degli animali, che è una sorta di intelligenza collettiva dei gruppi. Dimostrarlo sul piano scientifico è ovviamente complesso. Durante i primi esperimenti a carattere locale, nel gennaio del 2012 le capre in maniera immediata ed all’unisono diventarono molto attive ed agitate, si mossero anche in direzione del bosco dove vi era un gruppo di cani randagi. Cosa le aveva allertate in maniera notevole e fuori dall’ordinaria vita quotidiana? Si verificò una forte eruzione sull’Etna (all’interno di una serie di intensi parossismi).
Il dato del monitoraggio fu confrontato con le analisi dell’Ingv che dichiarava che il 4 gennaio 2012 alle 10:20 di sera era iniziata una significativa eruzione. Sei ore prima si era verificata la fase di comportamento iper attivo delle capre. Lo scienziato Wikelski lo ritenne un dato valido per la sua teoria. Il monitoraggio con i sensori a livello locale però non consentiva una verifica continua e celere. Ma oggi il passaggio dal sistema «radio» al web, che offre maggiori possibilità tecnologiche, è un notevole passo in avanti. Di recente gli scienziati tedeschi si sono recati nel territorio di Randazzo sull’Etna ed hanno applicato a dieci capre dei sofisticati sensori hi-tech di pochi grammi in grado di trasmettere i dati via satellite. Così gli scienziati sono in grado di leggere e studiare i dati dalle loro postazioni di lavoro in Germania oppure anche dai loro telefonini.
Le capre sono animali sottovalutati e invece la loro capacità intuitiva ed i loro comportamenti vengono studiati in maniera attenta dagli zoologi. Secondo Wikelski il fatto che possano intuire con sei ore di anticipo le eruzioni potrebbe essere legato alla loro percezione dell’odore del magma in risalita. In quest’ottica avrebbero capacità più avanzate dei sistemi di rilevamento di alta tecnologia installati sul vulcano. Questi aspetti sono ancora da appurare.
Ancora Wikelski, in una intervista a Turi Caggegi di «Focus Sicilia», spiega che sono stati i contadini a raccontare agli scienziati anni fa queste abilità di predizione da parte delle capre. Ed aggiunge che il «sistema della rete SigFox di Internet of thinks funziona molto bene». Molto meglio del previsto in una realtà complessa quale quella del vulcano. Wikelski pensa che le capre possano percepire in anticipo solo le forti eruzioni, non quelle piccole. Grazie ai microsensori elettronici sul collo delle dieci capre, e la raccolta continua dei dati che verranno trasmessi e raccolti praticamente in tempo reale, gli scienziati ritengono che avranno elementi importanti per far accrescere la conoscenza in questo ambito sperimentale. Dall’Etna e dalle capre, tramite strumenti hi-tech, un nuovo modo per studiare il pianeta Terra.