Nel momento storico in cui l’Italia ha all’interno del proprio Parlamento una fetta ingente (forse la più alta della storia repubblicana) di personaggi provenienti dal mondo del populismo e che quindi avrebbe potuto far emergere un Presidente di siffatta matrice, l’incompetenza di chi vuole improvvisarsi politico emerge e gli anticorpi della nostra Costituzione ci ripropongono Mattarella. Un Presidente che ha guidato l’Italia come arbitro e non è stato a guardare la deriva che avrebbe potuto prendere il nostro Paese in certi momenti ma è intervenuto portando sempre nomi di altissimo profilo (uno fra tutti la non nomina di Savona e soprattutto la nomina di Mario Draghi a Presidente del Consiglio). Disfatta totale delle forze populiste di Lega e 5Stelle che oggi plaudono a Mattarella quando qualche anno fa Salvini diceva che non fosse il suo Presidente e Di Maio ne invocava l’impeachment. Quelle stesse forze che si sono intestardite nel dare un Presidente donna all’Italia in maniera totalmente irrispettosa delle donne perché usate solo come slogan politico. Quelle stesse forze che avrebbero voluto dare all’Italia un Presidente proveniente dai Servizi Segreti (tanto sono partiti che strizzano l’occhio all’agente del Kgb Putin, quindi che cosa avremmo dovuto aspettarci?). Che cosa dimostra questa elezione? Che è tempo di ritornare a fare Politica e non lanciarsi in slogan pubblicitari e sensazionalistici utili solo a riempire i giornali. Che l’Italia ha bisogno di professionisti della Politica, che abbiano fatto una gavetta nel territorio, che siano a contatto con il mondo reale e che sappiano anche come funziona nella pratica (e non solo in teoria) la macchina amministrativa. Abbiamo bisogno di gente che veda la Politica non come un talent dove vince chi si mostra più goliardico o altro, ma come una delicata e importante missione per il bene della collettività. E vedere tra le varie proposte come Presidente della Repubblica nomi come Signorini, Claudio Baglioni, Enrico Ruggeri è uno spettacolo a dir poco indecoroso, ancor peggio dell’allora conta all’ultimo Ciampolillo di turno. La storia è inequivocabile: nel momento in cui è entrata ed è cresciuta nel Parlamento l’anti politica populista c’è stato un cortocircuito nell’elezione del Presidente della Repubblica nel 2013 come oggi. E allora, qual miglior modo per ringraziare il sacrificio di Mattarella nel suo bis se non quello di far sparire, con la democratica arma del voto, il prossimo anno tutte queste forze che hanno dato uno spettacolo ancor più indecoroso dei nani e delle ballerine (con tutto il rispetto) ed eleggere rappresentanti moderati, che sappiano collegare la testa alla bocca, che non facciano le nomination del Presidente della Repubblica cercando di capire quale sia il buono e il cattivo tempo e che, in ultima analisi, sappiano guidare gli italiani e non farsi guidare dalle pance degli italiani?
Alain Calò
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