Il documento “Strategie di sviluppo della provincia di Enna, che le tre organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno elaborato e presentato ai sindaci dei comuni dell’Ennese, è un contributo da tenere in considerazione quando si tenta di capire cosa fare per arrestare il declino di questa particolare area collocata al centro della Sicilia.
Nel documento si registra un dato che è incontrovertibile: tutto quello che è stato fatto nei decenni precedenti, dagli anni ’90 del Novecento agli anni 10 e 20 di questo secolo XXI, non hanno prodotto i risultati che si attendevano. Si pensava che quegli addensamenti di imprese della plastica a Regalbuto e del tessile a Valguarnera, si sarebbero evoluti in distretti industriali. Si puntava al decollo delle principali aree degli insediamenti produttivi. Ma questo non è avvento, come del resto neppure con il Patto territoriale e i due Progetti integrati territoriali è accaduto qualcosa di significativo. Questo è un punto che merita un approfondimento e rimanda alla qualità dei gruppi dirigenti in senso lato (politici, imprenditori, rappresentanti di organizzazioni di interessi etc.). Ci sono due cose in controtendenza al declino: la fondazione e la crescita dell’Università Kore a Enna e la nascita del Factory Outlet Village a Dittaino. Due casi isolati che non hanno avuto finora effetti significativi sull’intera area provinciale.
Nel documento di Cgil, Cisl e Uil c’è la consapevolezza che bisogna partire da quello che sul territorio esiste per avviarne lo sviluppo. Ma sono altrettanto consapevole che questo da solo non basta. Ci vogliono anche investimenti pubblici. Inoltre occorre attrarre “investitori privati esterni”., offrendo loro vantaggi competitivi. Per ultimo, ma non per questo di minore importanza, occorre che siano “utilizzati al meglio e in maniera concentrata Fondi strutturali comunitari, Pnrr, Snai, Zes, Fondi per le Aree depresse ed ulteriori risorse nazionali e regionali ordinarie”. Ma tutto questo non basta. Ci vogliono anche, e soprattutto, una chiara idea forza di sviluppo, un metodo di lavoro e la capacità di “aggregare le migliori energie economiche, sociali, culturali e politiche che questo territorio esprime”.
Il documento delle tre organizzazioni sindacali indica tre macroaree d’intervento sulle quali concentrare risorse finanziarie pubbliche e private e le energie di forze economiche, sociali e culturali del territorio:
1) Ambiente, energia, acqua;
2) Cultura, turismo, informazione;
3) Innovazione tecnologica.
Nella prima macroarea rientrano la gestione delle risorse idriche, che va ripensata sotto diversi profili, la costruzione di un’agenzia locale per l’energia per promuovere le energie rinnovabili nel cui ambito ricade l’agroenergia e il riciclo virtuoso dei rifiuti. Si parla anche di una Rete di ecologia locale per la protezione del patrimonio ambientale del territorio con finalità occupazionali e produttive. Una particolare attenzione è dedicata alle infrastrutture di cui il sistema imprenditoriale ha bisogno per poter crescere: rafforzamento dell’area di sviluppo industriale e delle aree per gli insediamenti produttivi esistenti sul territorio provinciale, la creazione di ente fieristico provinciale e la trasformazione degli strumenti esistenti in un’agenzia di sviluppo e di marketing territoriale per attrare investimenti e coordinare gli interventi e le procedure d’insediamento. Per le organizzazioni sindacali, è decisiva, in questa macroarea, l’aggregazione secondo una logica di filiera delle attività produttive esistenti nei comparti dell’agroalimentare, tessile, gomma, plastica e tecnologia dell’informazione.
Nella seconda macroarea si parla di una nuova Biennale dell’archeologia, del lancio di un’associazione o fondazione culturale che si occupi della promozione di attività culturali e della valorizzazione dei beni culturali in ambito provinciale. C’è anche l’idea di un’offerta turistica integrata che dovrà essere confezionata da un organismo appositamente creato. Il ruolo dell’Università Kore in quest’area al quale pensano Cgil, Cisl e Uil è aggregare risorse umane provenienti anche da altri paesi del mediterraneo consegnandoci una dimensione di cooperazione transnazionale a tutti i livelli umana, culturale, economica e sociale è quello di “aggregare risorse umane provenienti anche da altri paesi del mediterraneo consegnandoci una dimensione di cooperazione transnazionale a tutti i livelli umana, culturale, economica e sociale”.
Ma non è solo questo il ruolo che l’Università dovrebbe avere e che è meglio precisato nella terza macroarea. L’Università dovrebbe collegarsi con l’economia di modo che la ricerca e lo studio che si fanno in aula e su cl campo si trasformino in creazione d’impresa, in ricerca applicata e sviluppo imprenditoriale. Da qui l’idea della creazione di un centro di ricerca e di innovazione tecnologica.
Di queste loro idee e proposte per arrestare ed invertire la tendenza al declino dell’intero territorio provinciale, Cgil, Cisl e Uil pensano di discuterne con l’intero partenariato pubblico e privato nella conferenza programmatica provinciale che si propongono di organizzare. Le tre organizzazioni sindacali auspicano “un ampio dibattito e coinvolgimento del territorio” e l’avvio avvio di “una nuova stagione di partecipazione e programmazione dal basso”. La prospettiva di fondo è fare sistema per arrestare i processi di desertificazione demografica e produttiva. Ad assolvere questo compito sono chiamate la politica e l’amministrazione che “devono farsi carico di un nuovo disegno strategico che sappia promuovere degli elementi di novità e di innovazione”. Ma non è compito della politica e dell’amministrazione soltanto.
Silvano Privitera
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