Nuovi “pastori” per un “gregge” stanco
di Massimo Greco
Oggi il tradizionale silenzio elettorale e domani i siciliani diversificheranno il rispettivo diritto/dovere, dividendosi tra chi ha già deciso per chi votare, chi voterà con finalità di protesta e chi, invece, si asterrà dal voto. Comunque vada è questa la democrazia, che rimane la migliore tra tutte le peggiori forme di governo. Nessuno è entusiasta di questo modello e tutti ne rileviamo quotidianamente difetti, eppure è una conquista di non poco conto quella di potere ancora esercitare liberamente il diritto di elettorato passivo ed attivo. La crisi dei partiti politici e l’avvento delle piazze virtuali ha richiesto una rivisitazione dei tradizionali strumenti di “partecipazione” e, di conseguenza, nuove forme di raccolta del consenso elettorale. Tanti sono coloro che si sono candidati a ricoprire il ruolo di “pastore”, ben sapendo che è sempre più difficile mantenere un buon rapporto col “gregge” in tempi bui come quelli che stiamo vivendo tra venti di guerra, bollette gonfiate all’inverosimile e assenza di prospettiva per i giovani dei nostri territori. Ai nuovi pastori verrà richiesto immediatamente un salto di qualità nell’agire politico e la messa in opera di competenze e professionalità per incoraggiare un gregge sempre più stanco e disorientato. Non basteranno le pacche sulle spalle né le singole attenzioni (che, ahimè, non mancano mai dalle nostre parti), necessitando una progettualità capace d’interpretare il cambiamento in atto. In tale contesto, al netto di qualche rara eccezione, ci dispiace molto non avere apprezzato in questa campagna elettorale programmi all’altezza della sfida. Si è parlato di riformare l’ente intermedio ma nessuno ha detto come, si è detto di valorizzare le aree interne ma nessuno ha saputo illustrare una strategìa che vada oltre quella sviluppata dalla SNAI, si è parlato di solidarietà territoriale e di area vasta ma nessuno ha affrontato il tema della specializzazione e della differenziazione per singolo territorio. Nessuno ha parlato dei “motori di sviluppo” presenti sul territorio e di come questi possano avere un ruolo di “big players” per il rilancio di un’area interna, centrale e vasta come la nostra. Si è pure parlato di Università, di Policlinico di Istituti di ricerca in campo medico e sanitario presenti e da realizzare ma nessuno è riuscito a proiettarne una visione unitaria e di sistema. Il fatto che nessuno abbia avuto il tempo (!?) di sviluppare argomenti vitali come questi non esimerà i nuovi pastori che usciranno dalle urne ad occuparsene seriamente ed in fretta.