Enna. Il Sindaco Dipietro sfida anche la Regione
di Massimo Greco
In coerenza con la sua politica belligerante, il Sindaco di Enna Dipietro, dopo avere aperto fronti con l’Università Kore, con il Libero Consorzio comunale e con l’ente gestore del servizio idrico AcquaEnna, ha aperto un altro fronte con la Regione. L’oggetto della contesa è il rinnovo dell’incarico di Commissario del Libero consorzio comunale di Enna, operato dal Dipartimento regionale alle autonomie locali in forza dell’ennesimo rinvio delle elezioni degli organi di governo dell’ente intermedio disposto dal legislatore regionale. Il Comune di Enna, attraverso un apposito ricorso al TAR di Palermo deliberato il 19 ottobre, mira ad eccepire la questione di costituzionalità della legge che ha, di fatto, autorizzato la proroga di Commissario straordinario al dott. Di Fazio. In questa azione politica del Sindaco di Enna, i cui correlati aspetti ordinamentali sono stati da noi affrontati in lungo e in largo, si coglie poco di istituzionale e molto di personale. La presunta incostituzionalità di questa ennesima proroga legislativa dei commissariamenti degli enti intermedi siciliani è stata già oggetto di uno specifico ricorso alla Corte costituzionale deliberato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri lo scorso 10 ottobre. Ciò significa che il Giudice delle leggi sarà certamente chiamato a sindacare la legge regionale siciliana e che la solitaria azione del Comune di Enna, ammesso che il TAR la condivida, non potrà che essere inglobata nel contenzioso già promosso dallo Stato. Chi conosce i meccanismi della Corte costituzionale sa che i ricorsi presentati, anche in tempi diversi, dalle diverse Istituzioni dello Stato, vengono trattati congiuntamente quando vertono sulla medesima questione. Nè, d’altra parte, sarebbe ipotizzabile una sospensione cautelare ad opera del TAR del rinnovato incarico di Commissario in capo al dott. Di Fazio non solo per evidente assenza del danno irreparabile ma perché priverebbe l’ente consortile del suo organo straordinario di governo e delle stessa legale rappresentanza. Se così non fosse, si assisterebbe ad una traumatica interruzione delle funzioni pubbliche esercitate dal Libero consorzio comunale, in violazione del principio di legalità prima e delle connesse esigenze di continuità dell’azione amministrativa di cui all’art. 97 della Costituzione dopo. La questione, che avrebbe avuto molto più senso se fosse stata sollevata dall’ANCI in nome e per conto di tutti i Comuni siciliani, c’è, è seria e va affrontata con quella serenità istituzionale sottesa ai principi – anch’essi costituzionali – di fedeltà alla Repubblica e di leale collaborazione. La strada giudiziaria, oltre ad essere poco rispettosa degli organi di governo della Regione appena rinnovati, finisce per impallidire sempre più il primato della politica nella gestione della “cosa pubblica”.