Enna. Minori senza tutela e Servizi sociali allo sbando
di Massimo Greco
Fra le funzioni fondamentali che il legislatore ha assegnato al Comune vi è quella di assicurare la progettazione e gestione del sistema locale dei servizi sociali ed erogazione delle relative prestazioni ai cittadini. Oggi queste prestazioni vengono rese a seguito di una programmazione condivisa con i Comuni che fanno parte del medesimo Distretto socio-sanitario. Da un po’ di tempo si registrano lamentele delle famiglie e degli operatori su più fronti. Dopo l’interruzione traumatica del servizio di assistenza alla comunicazione (ASACOM) per i ragazzi portatori di un lieve handicap sensoriale per motivazioni che non abbiamo esitato a stigmatizzare, adesso il grido di allarme arriva da quei nuclei familiari a cui non risulta più garantito il fondamentale servizio educativo domiciliare (SED). Trattasi di un servizio di supporto e accompagnamento educativo rivolto a bambini e ragazzi e alle loro famiglie in difficoltà, attraverso la presenza di un educatore professionale nel loro contesto di vita. Servizio che è stato assicurato fino al 2021 con i fondi del Piano regionale per il contrasto alla povertà e che successivamente non ha trovato copertura finanziaria nell’ordinario Piano di zona. In attesa di acquisire più informazioni da parte dell’organo di governo del Distretto socio-sanitario 22, è necessario rappresentare il grave danno che questa fase di stallo sta procurando a queste famiglie per l’interruzione di un servizio auspicato dai Servizi sociali comunali, indicato dai Servizi specialistici del Consultorio Familiare e prescritto dal Tribunale dei minori.
Nella maggior parte dei casi, infatti, è proprio il Tribunale dei minori a richiedere il servizio educativo domiciliare per accompagnare e sostenere i necessari percorsi abilitativi all’esercizio di un’adeguata genitorialità in contesti di vita in cui il “disagio sociale” rappresenta una prassi. Ma i danni di tale disservizio, ironia della sorte, si registrano anche nei bilanci comunali, costretti poi a finanziare l’ospitalità del minore presso le comunità-alloggio, opportunamente allontanato dal Tribunale dei minori dal rispettivo nucleo familiare che, abbandonato a se stesso, non è più in grado di assicurare sicurezza e serenità educativa al minore. I Comuni, quindi, che hanno preferito fare a meno di 400/500 euro al mese per finanziare il servizio educativo domiciliare, sono poi obbligati a spenderne 2.700 al mese per remunerarne la permanenza presso la struttura ospitante. Alla domanda “Oggi come va?”, avrebbe così risposto Sora Lella, “AAAAh annamo bene…proprio bbene!”.