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Enna. Primato del caro acqua. La politica è per molti, ma non per tutti

Enna. Primato del caro acqua. La politica è per molti, ma non per tutti
di Massimo Greco


Il fatto che nelle moderne democrazie il diritto di elettorato passivo sia esteso universalmente a tutti non significa che tutti devono sentirsi onerati di sottoporsi al vaglio dell’elettorato per poi esercitare le funzioni pubbliche correlate al mandato elettivo ricevuto. A differenza di quelle funzioni pubbliche esercitate negli apparati dello Stato per le quali è previsto (ancorchè solo teoricamente) il filtro meritocratico del concorso pubblico finalizzato alla scelta dei “migliori”, nulla è invece previsto per coloro che si trovano ad esercitare funzioni di indirizzo politico-amministrativo nei diversi livelli del sistema istituzionale (Stato, Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni). Così come nulla è previsto per coloro che, ricevuto il mandato elettivo, ambiscono ad esercitare il nobile potere legislativo. In sostanza, nelle moderne democrazie il giudizio di idoneità del candidato che si propone di rappresentare la propria comunità si fonda esclusivamente sul dato elettorale. Il giudizio elettorale, evidentemente, finisce per assorbire tutti quei requisiti e quelle caratteristiche presenti solo in un immaginario collettivo e sbrigativamente sintetizzabili in una tendenziale “attitudine del candidato a rappresentare nel migliore dei modi gli interessi della comunità di riferimento”. Tutto è quindi lasciato al rapporto fiduciario che s’instaura tra elettore e candidato nel contesto del quale il primo dovrebbe avere la capacità di non sottovalutare la responsabilità del proprio consenso e il secondo dovrebbe dimostrare di essere particolarmente vocato a rappresentare gli interessi della collettività. Rispetto a questo scenario, ognuno di noi potrebbe con facilità individuare una vasta casistica di “note stonate” e tra queste ci piace evidenziare quella del “caro acqua”, una medaglia tutta ennese che i nostri Sindaci possono orgogliosamente inserire nei rispettivi curricula.
I nostri Sindaci, tutti democraticamente eletti e come tali dichiarati idonei all’esercizio di funzioni pubbliche, non sono riusciti in questi dieci anni ad impedire al gestore del servizio idrico AcquaEnna di far gravare sull’utenza il costo dello squilibrio economico-finanziario. Non sono riusciti o non hanno voluto? La domanda è doverosa se solo si ricorda che tale squilibrio, pari a circa 22 milioni di euro, poteva essere recuperato tra i 20 Comuni che compongono l’Autorità d’ambito ovvero, ben poteva la Regione coprire con apposito stanziamento il costo corrispondente come fatto per Agrigento e Caltanissetta. Alla domanda “Oggi come va?, Talete avrebbe risposto “Ho l’acqua alla gola”.

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