mercoledì , Dicembre 4 2024

Insegnanti eversivi che fanno recitare le preghiere a scuola

Sospensione per 20 giorni e riduzione dello stipendio per aver fatto recitare Padre nostro e Ave Maria in classe agli alunni. Questa la punizione che si è meritata un’insegnante eversiva, per aver cercato di inculcare convinzioni stravaganti ai suoi alunni.

Io avrei aggiunto anche una decina di frustate.

La cattiva abitudine di recitare preghiere nella scuola laica è un imperdonabile disvalore che crea un insanabile trauma negli alunni, pericoloso per lo sviluppo psicomotorio. Basti pensare alle conseguenze che potrebbero derivarne: incubi, colorazione violacea della pelle, turbe psichiche difficili da sanare.

Le preghiere le facevano recitare anche a me a scuola, ma non so come abbiano fatto i miei genitori a non ribellarsi.

In fondo, diciamolo, non mi è andata poi così male. Forse io sono un caso isolato, ma credo di non aver mai sofferto di forme di devianza da preghiera scolastica. Sarà stato un colpo di fortuna ad avermi evitato terribili conseguenze.

A pensarci bene, la laicità nasconde un valore molto più bello di quello che le persone superficiali vogliono farci credere.

La laicità, nella nostra Costituzione, ha un valore positivo perché include, accoglie tutti e non esclude nessuno, permette ad ognuno di portare la propria identità senza doversi vergognare del proprio credo, qualunque esso sia, dando spazio alle minoranze, perché la condivisione è ricchezza.

Così si educa al rispetto e alla libertà, non con le censure.

Ogni altra interpretazione di laicità diventa deprivante e deprimente, soprattutto in un contesto come la scuola, fatto di persone in crescita, a cui bisogna trasmettere il senso della vita, la profondità dell’esistenza, il mistero che accompagna ciascun essere umano.

Perché noi non siamo scatole vuote, ma scrigni pieni di tesori da scoprire.

Valentina La Ferrera

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