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La vita della creazione un parto continuo

La vita della creazione un parto continuo

L’uomo non può interrompere questo naturale processo senza danno

partoIl termine parto è riferito comunemente alle donne e indica l’atto del dare alla luce, dal latino pàr-eo, generare uno o più figli. Ma il termine parturio, indica più genericamente, l’atto del produrre, causare, provocare. Così inteso, si applica a tutte le forme della produzione che vanno da quella naturale, all’intellettiva e operativa, tenendo presente che ogni atto di causalità è di per sé, per chi lo causa, un gesto che origina qualcosa.

Applicato alla natura, essa è una continua opera nuova. Dopo essere stata creata la materia dal nulla, essa riceve naturalmente l’impulso di trasformarsi, modellarsi, migliorarsi (Laplace, Buffon, Darwin). Già la filosofia greca (Eraclito: panta rei, tutto scorre) ha parlato della creazione come qualcosa che si rinnova giorno dopo giorno.

L’uomo, dal momento in cui è stato dotato di un corpo e di un’anima, con delle facoltà affettive, intellettive ed effettive, non è stato creato in forma statica ma ha ricevuto il comando di mettere a frutto tutte queste capacità. Quel “crescete e moltiplicatevi”, in tutti i sensi (altezza, profondità, lunghezza e larghezza), rivolto ai nostri progenitori all’atto della creazione, sono un consiglio-comandamento ma indica anche il potere che all’uomo è stato affidato per governar-si e governare la terra, fino al punto da essere lui stesso “con-creatore” (Teilhard de Chardin, Melieu divin) con l’Essere Supremo, fino alla fine e al Fine del mondo in cui tutto sarà ricapitolato in Cristo (S. Paolo).

Le fasi attraverso le quali si “partorisce” (con-crea) sono: l’inseminazione, la gestazione, il parto propriamente detto e la conservazione che è, a sua volta, preparazione per un altro ciclo creativo. Non tutte le fasi sono uguali. Certamente però in ognuna di esse, come avviene per ogni seme che è posto sottoterra, c’è un tempo dell’attesa, del buio, del dis-facimento e c’è un tempo del raccolto, della gioia, della visibilità. Ogni fase deve essere preparata e attuata con una ricchezza di contributi, capaci di produrre frutti: il bene, un’altra produttività, il desiderio di procreazione, ecc. La rottura, il depotenziamento di questo processo generativo è il male, il peccato a cui l’uomo non è chiamato e lui solamente se ne assume la responsabilità con tutte le conseguenze che ne derivano: dis-ordine (anti-còsmos), ecc. È importante per questo che l’essere umano prenda coscienza della sua identità e coerentemente crei, sulla base delle Sue potenzialità.

Ogni “parto”, perché sia in linea con il Creatore e con la vocazione alla quale ogni uomo è stato chiamato, deve avere delle caratteristiche: che sia frutto dell’amore, che abbia una valenza universale, che sia efficace. Ogni creatura deve esprimere per ciò che fa, alla stregua del Sommo Bene, quella maternità-paternità che indica appartenenza al creato intero (S. Paolo ai Romani: «Noi sappiamo che fino a ora tutto il creato soffre e geme come una donna che partorisce. E non soltanto il creato, ma anche noi (…) soffriamo in noi stessi…» e S. Francesco nel Cantico delle Creature) e custodia amorevole, come in un grembo, di ciò che è l’Uomo.

L’impegno reale dell’uomo deve avvenire non nella produttività oggettiva (fare per fare=quantità), ma può essere in una miriade di forme, compreso il silenzio, la preghiera, la testimonianza, ecc.

L’uomo, infine, deve saper pro-vocare una coscienza critica, non solo per sé ma anche per gli altri, perché il mondo continui a migliorare fino al punto dei cieli nuovi e terra nuova.

Il tempo favorevole (cairòs) sulla terra e lo spazio nel quale si è stati posti (crònos) non sono allora indifferenti ma, le occasioni contingenti portano, ogni minuto dell’esistenza, al coinvolgimento per sviluppare il pathos (passione) e suscitare amore e donazione verso il mondo relazionale e il macrocosmo nella sua globalità.

SALVATORE AGUECI

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