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Enna. Un Policlinico universitario per molti ma non per tutti

La questione Policlinico, che certamente rimane nell’agenda politica del Governo regionale e dei governi locali dei territori, fornisce ampi spunti di riflessione e tra questi incuriosisce la motivazione a supporto dell’omesso invito dell’IRCC Oasi Maria SS di Troina e dell’Università decentrata “Dunarea de Jos” alla riunione indetta nei giorni scorsi a Palermo dall’Assessore alla Sanità Razza. Ne parliamo con Massimo Greco.

E’ strano che due strutture che si occupano di ricerca scientifica in campo medico (la prima) e di formazione accademica nel campo della medicina (la seconda) non siano state invitate…

Bisognerebbe chiederlo a chi ha promosso la riunione, in questa fase di condivisione e partecipazione una conventio ad excludendum è inopportuna e, nel caso dell’IRCCS di Troina, anche di cattivo gusto. Stiamo parlando di una struttura i cui riconoscimenti nel campo in cui opera hanno superato spesso i confini nazionali.

Forse la “Dunarea de Jos” non è stata considerata perché Università non italiana…

Non avrebbe senso, a parte il fatto che il Ministero della Salute ha già riconosciuto con decreto dirigenziale i titoli rilasciati da questa università con le lauree in scienze infermieristiche conseguite a luglio del 2019, parlare oggi di ciò che è italiano e di ciò che non lo è, in questo campo appare un esercizio tribale.

Ok, ma è pur sempre un’Università che in territorio italiano viene considerata privata…

E quindi? In Italia ci sono ben 12.662 scuole private paritarie di cui il sistema scolastico statale non può fare a meno. E delle 16 libere università non statali la maggioranza appartiene a privati. Non vedo dove stia il problema. Certamente non nel nostro ordinamento scolastico ed universitario. In una società aperta e in costante cambiamento, l’interesse generale sotteso all’istruzione universitaria deve prevedere la copertura di molteplici esigenze, nell’ottica di una visione a rete del rapporto tra formazione e mondo del lavoro che presuppone la presenza di più modelli formativi. Tale esigenza sembra sia stata colta dalla legge Gelmini del 2010 che ha avviato il processo di aziendalizzazione delle nostre Università, che da strutture di tipo feudale diventano organizzazioni manageriali di tipo industriale. Pertanto, la forma soggettiva non ha alcuna incidenza sul segmento di economia sociale di mercato costituito dall’attività di ricerca e di formazione superiore che, come accade già per i servizi di interesse generale erogati nei settori scolastico e sanitario, può essere offerto indifferentemente da soggetti pubblici e privati, financo da privati in forma societaria.

Ma nel caso di Enna però è evidente che l’avvenuta istituzione della facoltà di medicina dell’Università Kore finisce per indebolire la sostenibilità nel medesimo territorio dell’Università “Dunarea de Jos”. Non sono troppe due Facoltà di medicina?

Allora, in proporzione al numero degli abitanti, il numero delle Università americane risulta essere estremamente maggiore rispetto a quelle del nostro sistema. Si calcola che se negli Usa si contano circa 3.800 Università, una per ogni 70.000 abitanti, in Italia ne abbiamo circa un centinaio. Ciò equivale a dire, che per avere la stessa densità di insediamenti universitari, nel nostro Paese il numero delle Università dovrebbe essere quasi di 1000 e quello in provincia di Enna dovrebbe non essere inferiore a 2 Università. E poiché parliamo ormai di area vasta ed interna della Sicilia, il bacino d’utenza è di gran lunga superiore.

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