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AMBASCIATORE PORTA PENA! di Pino Grimaldi

Enna 07/02/07 – E se moltiplicata per sei, divengono pene, e di che tipo! E ciò che ha dovuto pensare il Governo Italiano ricevendo la lettera firmata dagli Ambasciatori di USA, Australia, Olanda, Gran Bretagna, Canada, Romania che lo esortavano, a dirla in parole povere, a non mollare in Afganistan, visto il vento che tira nella compagine governativa (lato sinistro, in fondo).
E la “irritualità” del passo, espressa dal Ministro Parisi -Difesa- ma anche da quello degli Esteri (grave!) D’Alema a conti fatti è risultata una bufala, perché la “public diplomacy” è divenuta una costante nei tempi moderni anche se non conosciuta (meglio, considerata) dalla Farnesina.

Ad un successivo sbalordimento da parte dei sei per la reazione italiana si è aggiunta una lettera del Ministro degli Esteri che ha bollato di ”inopportuna interferenza” il passo fatto per “ringraziare l’Italia nella certezza che continuerà la propria missione di ”endouring peace” in Afganistan, precisando che il problema è chiuso. Gli è che proprio ieri il vertice della maggioranza ha ribadito che in quel paese ove i Talebani pare sferreranno una offensiva di primavera forte e decisa (onde preoccupazione giusta in chi ha colà forze militari e non) non vi sarà nulla di nuovo se non ”aumento della partecipazione civile per lo aiuto alle popolazioni bisognose” non coordinate con i militari che a quel che si capisce essendo “impediti” a combattere dallo art.11 della Costituzione stanno colà per l’alza ed ammaina bandiera!

Il fatto, grave per i chiari dubbi nutriti in ambienti NATO sulla lealtà italiana, sembra non toccare più di tanto chi governa che afferma la propria autonomia (giusto) ma dimentica che l’Italia è parte dei 36 Paesi della Nato tra i quali la autonomia equivale a tradimento di patti ed accordi, e che si trova a Kabul come parte della forze Onu,cioè di quella Organizzazione nel Consiglio di Sicurezza del quale siede da alcuni mesi e per due anni proprio l’Italia.

Ma pur essendo grave non stupisce. Abituati ad avere ministri del governo o rappresentanti della maggioranza che il governo sostiene scendere in piazza a protestare contro il proprio governo,ci sembra che egualmente ci si possa comportare in campo internazionale con gli alleati che sono tali se fanno ciò che a noi conviene, ma dismettono tale status quando si debbono prendere provvedimenti che una maggioranza policromatica e sbrindellata (ad onta della ufficialità) non è in grado di assicurare.

I sei paesi firmatari avranno esercitato una inopportuna interferenza ma hanno pensato (a fin di bene?) che è meglio prevenire che intervenire -cioè inasprire i rapporti-.
D’altro canto l’Italia è quella nazione che si staccò au derniere moment dalla triplice nel 1914 per cambiar casacca e stare con gli alleati occidentali; che nel 1940 si produsse in un giro di valzer che la portò prima alla neutralità (dopo gli accordi di Monaco) e poi a scendere in campo contro gli alleati del 1918 a fianco della Germania (non la avesse mai fatto!) e che continua a flirtare con i paesi arabi pur lodando Israele del quale dice tutto il bene possibile ma che preferirebbe non avere tra i piedi nel dialogo privilegiato con la sponda palestinese che fin’ora ha prodotto solo guai e complicazioni.

Inoltre è ben saputo che i nostri governi sono quelli dei “due forni” dei “due tavoli” di un colpo alla botte ed uno al cerchione o se si vuole di un stare al centro per non correre il rischio di scivolare troppo a dritta od a manca. E’ Stata politica lunga che ora riprende pur essendo la sinistra al governo a dimostrazione che non è il colore politico ma proprio il dna della nostra politica che si atteggia (da Giolitti e attraverso Mussolini a Moro e seguenti) a grande maitre a penser (e qualcuno in casa ci crede) mentre varcati i confini veniamo derisi, non creduti e ritenuti inaffidabili: purtroppo non a torto!

Sopratutto in questi tempi di vera eccezione politico parlamentare con due maggioranze, due opposizioni (da record dei primati) ed un governo retto (parrebbe!) dall’uomo della provvidenza, solo, sembra, e solo lui, capace di far quadrare il cerchio.
Può il Paese star tranquillo? Senza abusare di psicofarmaci, no.
E le pene portate dagli ambasciatori dei sei paesi sono urenti perché dita messe dentro una ferita mai rimarginata e che tende alla cancrena internazionale.
Si spera nella ricerca scientifica.

grimliondr@libero.it

Pubblicato il 8 febbraio 2007

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