ALLELUIA! ‘La provincia di Enna è risorta’. O non era mai morta?
Interrogativo inquietante perché porterebbe a pensare ad un noto medico che era solito drammatizzare lo stato di salute del paziente dicendogli: sarebbe spacciato ma grazie alla terapia che gli sto prescrivendo non solo vivrà ma starà bene! Il che puntualmente avveniva onde la fama di quel medico andava ogni giorno di più alle stelle.
I fatti: dopo il levar di scudi di tutte e tredici le province con meno di 200.000 anime nel loro territorio giurisdizionale e dopo l’intervento in aula a Montecitorio di molti deputati e per noi di Grimaldi (certo) Crisafulli (possibile) la Commissione Affari Costituzionali della Camera ha ritenuto opportuno non entrare nel merito ed ha cancellato il pio desiderio del Governo lasciando tutto in aria: “ne carne ne pesce”.
E noi ovviamente nel borgo gioiamo. Giusto e logico.
Ma ci si chiede: la finanziaria è un documento chiave su cui si misurano Governo e Parlamento – maggioranza e minoranza. Vero che quest’anno si tratta di un volume di ben 861 pagine (tipo Bibbia) composto da 217 articoli (ognuno peraltro lungo tanto da sembrare lectio magistralis) inseriti in 5 Titoli, che – mi perito dire – forse neanche i proponenti membri del Governo abbiano letto tutti e tutta; vero che andare a pescare in tanto mare il comma “d” art.33 del Titolo III (“determinazione ambiti territoriali ottimali degli uffici periferici del ministero dello interno”) che recita ”determinazione della dimensione territoriale, correlata alle attività economiche, ai servizi essenziali alla vita sociale, alla tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, alle realtà etnico-linguistiche, nonché alla popolazione residente che non deve essere inferiore a 200.000 abitanti” (sic!) era cosa difficile da interpretare anche perché onestamente l’idea del riordino in principio non è sbagliato; vero è che la Commissione Affari Costituzionali (Violante Presidente,lo ha scoperto anche lui “au derniere moment”?) poteva emendare il comma ed ampliandolo imporre (positivo) che ogni provincia debba avere almeno 200.000 abitanti; tutto ciò premesso è umano immaginare incapacità di giudizio dei proponenti che hanno creato un casino su un aspetto invece degno di esame correttivo e non punitivo?
Ed è anche umano pensare che si sia voluto gridare al lupo al lupo mentre era solo un gatto, ed in tutti vi era solo la voglia di passar per salvatori della patria e dimostrare generosità da una parte e volontà di non farsi prevaricare dall’altra?
A pensar male a volte…!
Comunque è andata bene e forse – augurabile come avevamo scritto appena una settimana fa – un giorno riusciranno a rimpolpare le 13 province sub iudice con altri comuni e dunque renderle “full” e noi in questo caso, per il rotto della cuffia, ci guadagneremo.
Non tutti i mali vengono per nuocere?
Possibile ma se non ci si dà da fare, si finisce come Alitalia, Rai (a proposito hanno finalmente capito che il domani si chiama satellitare: ma tutti gridano (bipartisan: Curzi e Confalonieri) perché vogliono mandare un canale Rai ed uno Mediaset su di esso: qualcosa non quadra nella capacità di intelligere!) e poi Tav, Ponte di Messina e simili insetti sociali.
I campanelli d’allarme servono a mettere sull’avviso chi ha responsabilità decisionale e politica. Lo capiranno?
Ma oggi è festa e dir male non s’addice.
Pino Grimaldi
grimliondr@libero.it
PUBBLICATO IL 13 OTTOBRE 2006