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Pietro Mazzamuto con i romanzi ispirati a Centuripe

In questa Sicilia, che spesso dimentica i suoi spiriti eletti, il settimanale televisivo “Arte & Cultura”, condotto dal regista Alberto Russo (1), a cui collaboriamo con Tommaso Romano, Elio Giunta, Nino Aquila, Saro Colletti, Elena Raspanti, Serena Saporito, Chiara Mannalà, Umberto Russo, ha voluto dedicare uno “speciale” allo scrittore Pietro Mazzamuto (Centuripe 1920-Palermo 2010). La sua vasta produzione di poeta, critico, saggista, romanziere, la troviamo sui motori di ricerca internazionali. (2)

Nato a Centuripe nel 1920, l’insigne letterato e docente, prima nei Licei e poi ordinario di Letteratura italiana nell’Università di Palermo, è stato autore di oltre venti libri di critica letteraria e d’antologie scolastiche. Mazzamuto, nel primo dopoguerra, partecipò al risveglio dell’Azione cattolica, uscita dalla resistenza silenziosa con nuovi modelli organizzativi (Gioventù Studentesca, Fuci, Acli, Laureati Cattolici). Fondò, con Cosmo Crifò, l’associazione Alas (Amor- Labor) e poi la rivista Labor (1960). (3)
Tra i suoi numerosi romanzi, apparsi solo in età matura: “Memeo” (1990), “Come Pitrino Tornabè vinse contro la Mafia” (1991), “Il Parroco scrive lettere d’amore “(1997), ” Il settimo kilometro” (2000), “Mister Big Zacchey” (2002), ”I due ladri” (2003), ” Il diavolo e l’olio santo” (2005).

Reticenza omertosa, quella del suo ultimo romanzo non si direbbe, conoscendo il coraggio civile dell’autore. La sua ritrosia trova forse origine nell’amore per la creazione più cara del pensiero, che non si vuole abbandonare al vasto anonimo pubblico dei lettori, con il pudico senso della riservatezza per i sentimenti più intimi, come quelli che emergono nella vera protagonista morale del romanzo Antonietta, che accende e custodisce l’olio santo al cui lumicino impara a pregare, a donarsi, ad amare, nell’intimità della sua stanza. Ed ancora, per rifiutare i condizionamenti posti dagli editori e per il riservato pudore che caratterizza molti artisti e scrittori siciliani, (alcuni non hanno firmato le loro tele e sculture) e Mazzamuto si è fatto così emulo di D’Arrigo, Tomasi di Lampedusa, Piccolo, Bufalino, suo compagno di liceo, dal quale raccoglie un tocco del barocco ragusano, Consolo, T. Rubino.

Ci piace ricordarlo come condirettore di Labor, con l’affetto e l’amicizia che si deve a chi ha dedicato tutta la vita allo studio, all’insegnamento, alla ricerca, alla famiglia nella continuità di una testimonianza d’amore per il prossimo, a chi c’è stato, da laico, riferimento di virtù civili e di valori religiosi. Nel primo numero della rivista scriveva: “Se è vero che il prossimo, specialmente debole e povero, porta l’immagine di Cristo, non rimane al mondo che una sola via di salvezza: il genuino amore cristiano, amore che si dona,l’amore capace di suscitare dei politici e nei giuristi,negli uomini di chiesa e di Stato, negli uomini di pensiero e d’azione la volontà di una più grande giustizia”. Uomo della carità, Mazzamuto fu vicino ai poveri della Palermo post-bellica e con l’associazione ALAS ha assistito, con la riservatezza più assoluta, i giovani studenti universitari in difficoltà economiche e le loro Famiglie.

La rivista “Labor”, per l’ultimo quarantennio del secolo passato, fu palestra di dialogo e di proposta culturale, d’impegno civile, responsabile, aperto ai temi dell’autonomia, della sussidiarietà, della mediterraneità dell’Isola, del federalismo, del pensiero sturziano. Vi abbiamo collaborato con C.Crifò, Albanese, Fusco, Sinagra, Migliaccio, Picone, A.Sciortino, Rampolla, Puglisi, Sacco, G.M.Sciacca, M.Bonanno, Matta, Bisso, Di Maio, Tarantello, T.Romano, G.Di Salvo, V.Mattaliano, S.Girgenti, E.Perollo, F.Cipolla, Orilia, M.Corselli, F.Centra, Puleo, M.Cicatello, R.Cicatello, D’Angelo, Lì Greci, Ferro, De Luca e tanti altri intellettuali. Nelle annate di Labor ritroveremo Pietro Mazzamuto, con le sue ricerche ed i suoi studi, ed una città ricca di produzioni artistiche e letterarie, d’intuizioni politiche, di progettualità solidaristiche, nate e cresciute in libertà, senza smanie di apparenza. V’incontreremo la crisi dei movimenti d’ispirazione cristiana, come le ACLI, i fermenti post-conciliari, la crescita dell’associazionismo laicale, il superamento del blocco del dialogo con i socialisti e con i comunisti del suo tempo. Quel dialogo difficile, aperto da Mazzamuto tra gli studenti del Liceo Umberto di Palermo, con Aldo Romano, Franco Armetta, Rocco Campanella, Francesco Magno, Mario Silvestri.

“Lo storicismo – ha scritto su la Repubblica, Salvatore Ferlita – ha influenzato le sue scelte ideologiche e metodologiche, ma anche quelle letterarie, come apparse dall’impegno narrativo”. (5)

Ma nei romanzi, resi noti solo a partire dal 1990, quasi in una confessione pubblica, emerge la profonda convinta fede religiosa che ha animato la vita di Mazzamuto, che ha attraversato in un crescendo i suoi scritti, le sue poesie, i racconti, che si è fatta testimonianza nella famiglia, nel mondo accademico, nella società da servire con l’umiltà dei giusti. Il Nostro fu studioso e critico d’Alessandro Manzoni e della letteratura italiana, dalle sue origini, proprio nella nostra terra sicula, fino agli scrittori del novecento.

Manzoni ne ha ispirato i romanzi della maturità, anche se lo spazio, il luogo, la cultura dei personaggi che racconta, sono legati alla Sicilia, alla sua Ceturipe, così vicina alle stelle, (Il parroco scrive lettere d’amore), a Palermo, ai suoi quartieri dell’emarginazione, (I due Ladri ) a New York, alla metropoli della grande emigrazione siciliana ove vive, anche lui emigrato, il protagonista del romanzo, Mister big Zacchey. Né sarà blasfemo, offensivo o da plagio affermare che il siciliano Mazzamuto ci appare come il letterato dell’Isola più “italiano” degli scrittori siciliani contemporanei ed il più” manzoniano”, per religiosità, come per stile e linguaggio.

Nelle celebrazioni del centocinquantenario dell’Unità d’Italia dovremo ricordalo (ed i figli Antonella, Nicola,Marco,Savino preparano le nuove edizioni dei romanzi, quasi tutti esauriti, mentre gli editori d’oltre Alpi studiano le traduzioni e Tornatore, il regista di Cinema paradiso e di Baaria sembra attenzionato ai diritti editoriali d’autore …). Mazzamuto ha in ogni modo apprezzamenti e stima per i letterati siciliani, quasi suoi contemporanei, da Verga a Pirandello, da Quasimodo a Vittorini, a Sciascia, a Bufalino, suo compagno di liceo, fino a Vincenzo Consolo, a Camilleri, a Bonaviri.
Con loro mantiene alto il culto della verità, lo arricchisce con l’impegno per la giustizia, l’aspirazione ad un’etica civile del vivere.
E’intransigente nel fustigare i costumi che limitano le libertà e la dignità della persona, condanna i condizionamenti di cui soffre la società siciliana. Nobilita il pessimismo dei letterati più famosi. Quando c’è la fede, come in Mazzamuto, anche il pessimismo dettato da atavici condizionamenti o da moderni comportamenti, che troviamo in Sciascia, in Tomasi di Lampedusa, in Consolo, Bufalino, Pirandello, Camilleri, pùò sboccare nella Speranza.

E’ il caso del romanzo Mister Big Zacchey, ispirato all’11 settembre, quando tutto sembrava perduto e la violenza suggeriva vendette e guerre. Nel romanzo, Mazzamuto s’immerge nella cultura degli Stati Uniti d’America, la cultura che condensa vizi, meriti e virtù degli immigrati, che hanno reso il paese importante e potente. E compie un atto di traslazione filologica nella lingua del nuovo centro mondiale dell’economia e della storia. Rivive l’America degli irlandesi, dei siciliani, degli spagnoli, che s’interroga, all’inizio del terzo millennio (l’11 settembre 2001), sulla sua potenza, sul suo divenire, sull’arroganza dei poveri arricchiti, sulle aspettative che generano nel mondo, sui nuovi miti e prodotti che crea. Mister Big Zacchey c’insegna ad odiare ogni violenza, ci aiuta a scoprire la missione di ciascuno, creato ad immagine del creatore e fatto uomo per svolgere un’azione salvifica. Così come il figlio di Mister Big Zacchey, che muore per la violenza del terrorismo sotto le due torri ma redime il padre dall’errore di trasformarsi in un essere violento, portatore di morte e di guerre, di vendette, di supremazie e d’orgoglio. Ed il padre diventa apostolo della pace.
Quella pace che è speranza in “Memeo“, nel romanzo-diario di Mazzamuto, ove c’è l’annuncio della futura produzione letteraria, lo scenario storico del fascismo, la disastrosa tragedia della guerra.

Ed ancora Centuripe, la città dell’infanzia, derubata da Verre e dai successori delegati dal potere senza regole. Troviamo l’ambiente poetico e ispiratore dell’autore, con tradizioni, paesaggi, linguaggi, come le strade nelle poesie di Borges. Ci sentiamo vicini alla Parrocchia di Regalpietra di Sciascia, suo contemporaneo, la vita del circolo dei civili o dei galantuomini, ove il farmacista e l’avvocato, il notaio e l’intellettuale fanno capolino, filtrando le informazioni, le news che arrivano ovattate, attraverso i quotidiani di Catania, portati dai professionisti che frequentano la città etnea.
Memeo incarna la storicità di un’epoca, della generazione formatasi all’ombra del fascismo, l’ironia amara che non abbandonerà il Nostro, quando sfida gli editori presentandosi al concorso nazionale di “Famiglia Cristiana “con il romanzo “Il parroco scrive lettere d’amore” mentre attorno si odono squilli di guerra. Il romanzo è ancora ambientato a Centuripe. Risulta vincitore del concorso ed è Mondatori a pubblicarlo.

Laico credente, di una coerenza esemplare, Mazzamuto si fa riferimento non solo di molti cattolici, ma di tanti intellettuali.studiosi, poeti (parteciperà per decenni ad importanti premi letterari e di poesia come a quello di Marineo della Fondazione Arnone per un’azione promozionale che fa onore alla provincia siciliana).
In Mazzamuto, scrittori e letterati trovano la serenità dei giudizi, la testimonianza della fede e del pensiero evangelico, nel ricercato rapporto con la ragione, la scienza, la cultura, la storia. E storico della Sicilia dell’ottocento è il suo ultimo romanzo “Il diavolo e l’olio santo”. Rivive l’epopea familiare, tra santi e demoni, tra il bene ed il male, tra l’amore ed il peccato, della carne.

La figura della madre si trasforma in icona di tutte le mamme, dove la donazione della vita è dolore e futuro, è amore, come quello dedicato a Maria Luisa Crisafi ed ai quattro figli.

Ferdinando Russo
onnandorusso@libero.it

1)Arte &Cultura- Settimanale televisivo del regista Alberto Russo- studiocvc@libero.it e Telesud –Canale 43
2) www.google.it alla voce Pietro Mazzamuto, e www.youtube.it nei dvd Arte&Cultura d’Alberto Russo
(3) Labor-Rivista di cultura e attualità fondata nel 1960 -Biblioteca Regionale Palermo e Facoltà Teologica di Palermo-(Annate 1960-2003)
4)P.Mazzamuto, ”Dall’io al tu” in Labor, Anno I,Vol.I pag 5-6
5) S.Ferlita, Addio a Mazzamuto prof. antiaccademico in la Repubblica di Venerdì 12-02-2010.
6) F.Russo, nel suo capolavoro “Il diavolo e l’olio santo” in CNTN –settimanale Palermo.
7 )P.Mazzamuto, Il diavolo e l’olio santo, una storia di matriarcato siciliano del primo novecento,
Nuova Ipsa Editore-Publisicula, Industria grafica editoriale Palermo, 2005.

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