Enna. Si racconta che la notte fra il primo e il secondo giorno delle elezioni comunali ad Enna sia la notte dei miracoli. Io, che evidentemente non brillo per intuito e perspicacia, non solo non so cosa succederà ma continuo a non capire quello che è successo appena un paio di settimane fa. Ero tutto gasato pensando allo scontro finale fra campioni schierati in singolar tenzone, e invece mi tocca assistere alla partitella di scapoli contro ammogliati.
Dopo tante intriganti vicissitudini, che prefiguravano chissà che, la montagna ha partorito il topolino. Se, da un lato, la guerra interna al PD ha trovato la sua sintesi (temporanea) in Paolo Garofalo, gli altri sono andati in ordine sparso.
Il popolo del PD (con o senza primarie) è strano e quello ennese ancora di più. Per spodestare il sindaco Agnello, l’unico senza ballottaggio degli ultimi tre lustri, si è scelto un ex assessore di Agnello. Per sostituire il leader maximo, quello che vinceva con il proporzionale, con il maggioritario e anche con il sorteggio, si è scelto un giovanotto, figlio d’arte per parte di padre, primo degli eletti nella storia della seconda repubblica locale, ma che in troppi vogliono votato al ballottaggio. La matematica non è un’opinione e perciò è molto probabile, mi hanno spiegato in tanti, che si vada effettivamente al ballottaggio, che tradizionalmente suole vedere “scannato” il candidato più forte.
Ma questa volta la situazione è diversa. Alla fine lo schieramento PD & affini ha perso solo dei pezzi non determinanti e non è detto che ci sia la temuta resa dei conti. Garofalo, che molti vogliono molto vicino al senatore Crisafulli, è anche imparentato con l’on. Termine che a sua volta è imparentato (politicamente parlando) con l’on-Galvagno. A volerlo scannato sarebbero allora solo le frange insoddisfatte, numerose ma prive di leadership.
Queste frange dovrebbero allora scegliere l’avversario “predestinato” e cioè il Preside volante (che non è Nino Vaccarella). Per quale motivo? Per farsi uno sgarbo a vicenda? Perché la storia insegna così? Quel simpaticone di Moceri è figlio di uno schieramento che vorrebbe riproporre la squadra vincente alla Provincia. Schieramento che ha visto frantumarsi la maggioranza in Consiglio Provinciale e ha visto in questi giorni squagliarsi l’alleato UDC. Uno schieramento innaturale secondo le logiche palermitane, legato solo alla volontà di non dare soddisfazione ai gufi (tra cui il sottoscritto) che lo vedevano finito già prima di Natale. Uno schieramento che sembra comunque in procinto di portare i libri in Tribunale, come si suole dire.
Il PdL Sicilia, invece, si è sciolto al sole. Nonostante i proclami del viceré Micciché, le grandi alleanze non si sono fatte. L’on. Grimaldi ha richiamato in servizio pure i riservisti, ma la squadra si presenta da sola, senza insegne e senza inno, con una candidata che non sembra affatto un condottiero. Punta tutto sul fatto che sia “femmina” ma per il resto non ho visto altro.
Poi c’è la congrega che nega la sfericità della terra e il fatto che sia lei a girare attorno al sole. Gli antichi fasti dei due integralismi, quello comunista e quello cattolico, si sono ritrovati assieme a quell’Italia dei Valori che altrove cavalca l’onda della protesta. Qui a Enna la lista è sostanzialmente al debutto e certamente tirerà più il simbolo che i candidati. Bella comunque la trovata (che credo assolutamente casuale) di avere un Di Pietro in lista. Nient’altro, se non la stacanovista volontà di Cimino.
Ma prima di trarre conclusioni ho l’abitudine di riflettere. I voti, almeno sulla carta sono quelli che sono. Secondo i bene informati Garofalo dovrebbe attestarsi sui 7 mila e cinquecento voti di lista. Montalbano non dovrebbe superare i 2 mila (2 mila e cinque in caso di miracoli). Cimino lo vedo attorno ai due mila, Motta al di sotto dei mille, Moceri attorno ai tremila e cinque, quattromila voti. Se la matematica non è un’opinione la somma di tutti al massimo fa 17000, circa 3000 meno che nel 2005 (20075 votanti). Il che è un dato attendibile.
È evidente però che il massimo non possono averlo tutti contemporaneamente. Nel 2005 Agnello fece l’exploit con 11283 voti. Non mi pare credibile che il PD perda d’un colpo 3800 voti. Al massimo, può perdere tutti i 3000 votanti che ho stimato in meno (proprio una bella sfortuna, statisticamente parlando) e attestarsi comunque oltre gli 8000 voti. Se poi guardo, ma solo per mia curiosità personale, alle elezioni regionali del 2008, trovo che i votanti a Enna sono stati poco meno di 15000, anche se lì non c’erano 250 candidati che corrono e concorrono.
Tutti questi numeri mi hanno un po’ confuso, ma se faccio la media (logica) di tutte le valutazioni contrastanti che ho fatto fino a ora mi pare che i conti tornino. Perciò, a non fare scherzi, con un po’ di buona volontà e qualche voto disgiunto, nella notte dei miracoli la città di Enna potrebbe partorire il sindaco già al primo turno, con buona pace di tanti i soloni.
Q – Giorgio L. Borghese
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Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.
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