Allora, Sognatore, dopo avere esaminato i tratti salienti della democrazia, quale dottrina politica, dovevamo cimentarci sulla analisi della sua applicazione.
Ed è quello che tenteremo. Cominciando col dire, molto semplificando, che la storia della Democrazia dei Moderni, è stata caratterizzata dalla lotta tra due classi: quella borghese, sostenitrice del “censo” ed il suo storico antagonista, il proletariato sostenitore del suffragio universale.
Perchè il “censo”, quali gli argomenti a sostegno.
Il “censo”, era quel sistema di governo parlamentare, in cui deputati venivano scelti tra coloro che disponevano di un certo reddito, che era, allora fornito dalla proprietà terriera, ma non solo, ed un certo grado di istruzione; talchè il nostro illustre concittadino Napoleone Colajanni, cui, come è noto, sono state dedicate una via, una piazza ed una statua in bronzo, con relativo monumento, veniva eletto con poche centinaia di voti nel collegio di Castrogiovanni, ora Enna, e Caltanissetta; inoltre il Senato era di nomina regia per controllare o correggere le decisioni della Camera, se non gradite al Re o, meglio, alla sua Corte.
Ma quale era la logica di questo sistema, oggi poco comprensibile.
Madame de Stael, una gentildonna che si occupava, in Francia, di scienze politiche, sosteneva che il suffragio universale era un assalto alla proprietà, che nella filosofia liberale era considerata sacra. Per cui si riteneva, o meglio, si temeva, che essendo i poveri ed i nullatenenti molto più numerosi dei ricchi e dei benestanti unici a potersi permettere l’istruzione, una volta conquistata la maggioranza parlamentare, avrebbero abolito il diritto di proprietà, che come ricorderai, dallo Statuto Albertino, ovvero fino a circa sessanta anni or sono, era considerato sacro ed inviolabile.
Quindi le classi subalterne non avevano accesso alla rappresentanza politica.
E neanche a quella sociale, giacchè Partiti e Sindacati, come li intendiamo noi non erano ammessi; ed i movimenti di rivendicazioni repressi con lo scioglimento, come i Fasci Siciliani, o come la rivolta per il Pane a Milano dal generale Bava Beccaris che fu decorato dal Re Umberto per avere fatto uccidere a cannonate alcune persone che manifestavano.
E perchè?
Perchè questi movimenti mettevano in discussione l’equilibrio in atto, lo “status quo” assicurato dalla cosiddetta “Minoranza governante”, o, secondo la raffinata elaborazione del nostro illustre corregionale, giurista di rango superiore, Statista di rilievo dello Stato liberale italiano, Vittorio Emanuele Orlando, perchè non si poteva violare l’equazione tra ordine giuridico ed ordine sociale.
Non molto diverso dal feudalesimo.
Già, se si esclude il diritto di proprietà, in quanto facoltà di escludere dal godimento di una cosa, altri soggetti, che nel medio evo era quasi sconosciuto; ed inoltre, va notato che questo accentuò la povertà, perchè l’abolizione del godimento delle terre comuni, avvenuto con diversi artifizi, provocò mancanza di sostentamento per molte famiglie povere, che si videro, impotenti, deprivate di una fonte di reddito, per quanto di sussistenza povera. A titolo esemplificativo, si potrebbe citare il fenomeno della recinzioni delle terre in Inghilterra, all’inizio della Rivoluzione industriale, cioè dell’era moderna.
Ma questo riguarda il Sei-Settecento e per noi l’Ottocento; ma nel Novecento, il Secolo breve?
Lo scontro avviene perchè le masse, intanto, prendono coscienza che la Democrazia liberale è una ideologia, dato che non assicura ciò che promette; e, poscia, comincia ad affermarsi il principio secondo cui “Quod omnes tangit, ab omnibus approhari debet”: tradotto per i Professori al Governo che parlano inglese: ciò che riguarda tutti, deve essere approvato da tutti. Indi si giunge al suffragio universale: poveri ed ignoranti, colti ed incliti, insieme a votare, con le donne, però, escluse, a prescindere.
E la borghesia, classe egemone, come reagisce?
Rivendicando il ripristino dello stato liberale originario e si impone il fascismo, come garante della classe dominante, ma che va oltre, abolendo anche le limitatissime regole democratiche. Fenomeno non solo italiano che sfocia nella seconda guerra mondiale. Ed all’indomani si propongono, con l’aggiunta dell’esperienza degli orrori, tutti i problemi che abbiamo avvistato in questa veloce galoppata.
Come vengono risolti?
Con l’introduzione dello Stato Costituzionale di diritto.
Ma anche lo Stato liberale aveva una sua costituzione, lo Statuto Albertino.
Si. Ma era una costituzione “flessibile”, che cioè, poteva essere modificata per legge ordinaria approvata da quella “Minoranza governante”, che abbiamo incontrato prima: ciò che ti concedeva il giorno prima, poteva revocarti il giorno dopo. La vera Costituzione della Borghesia era il Codice civile, promulgato da Napoleone, tuttora vigente, con gli adattamenti ai tempi, ma integro nel suo impianto originario.
E la Costituzione repubblicana.
Essa è posta in modo Sovraordianato, cioè al di sopra delle leggi; fissa procedura rigide per l’esercizio della Democrazia e principi non modificabili, nemmanco con legge di rango costituzionale. Cerca, in altre parole di porre rimedio a tutti gli inconvenienti lamentati dagli Autori incontrati la scorsa volta, e attinge anche ad alcune ipotesi di Rousseau. Non solo, ma per evitare abusi della maggiorana, la dittatura di cui parlava de Tocville, alcune materie sono precluse al legislatore; viene introdotto il giudice delle leggi, la Corte Costituzionale, per verificarne la compatibilità con la costituzione, e viene previsto il “Referendum” quale strumento, di controllo e verifica dell’operato della maggioranza.
Quindi non esercizio di Democrazia diretta
No, perchè trattasi di “Referendum” abrogativo e non propositivo, anche se la Consulta, ha ammesso “referenda” manipolativi che abrogando solo alcune parti di leggi, o addirittura perticelle grammaticali, hanno modificato il senso e la sostanza delle leggi. Un caso per tutti il sistema elettorale che è passato da proporzionale a maggioritario, non per legge del Parlamento, ma per effetto di un referendum.
Ma oggi chi esercita il potere e su mandato di chi, se abbiamo un governo non eletto.
Nel nostro ordinamento, l’unico organo costituzionale, non ausiliario, che non viene eletto è proprio il Governo; a norma di costituzione, è “Nominato” dal Presidente della Repubblica, che lo invia al Parlamento per la fiducia. E se non la ottiene resta in carica, fino alla formazione di uno nuovo. Ed quello che avvenuto con il Prof. Monti. Il problema di “deficit democratico” è semmai nella composizione del Parlamento, i cui membri sono nominati.
Dunque un problema di legge elettorale: bisogna reintrodurre le preferenze.
Ma non mi sembra questo il punto. C’è, peraltro che sostiene che negli altri Paesi, non esistono e la democrazia funziona; aggiungo che esse sono fomite di lotte fratricide e di corruzione. La vera mistificazione è data da una legge spacciata per proporzione che tale non è: infatti, qualunque formazione con qualunque numero di voti, anche minimo, poniamo un 20%, ma purchè maggiore anche di un solo voto di qualunque altra forza politica, acquisisce, di diritto il 55% dei seggi e può eleggersi Presidente della Repubblica, membri della Corte costituzionale e del CSM e può soprattutto modificarsi la Costituzione a suo piacimento. Altro che Democrazia fondata sul censo, neanche il fascismo osò tanto!
Ma, allora il potere di chi è chi lo esercita.
Il potere non abita più nelle sedi delle assemblee elettive, perchè esse lo hanno tutto ceduto; offerto in sacrificio propiziatorio al nuovo Dio pagano del Liberismo, al Mercato o ai Mercati. I Partiti sessi stessi sono diventati de Mercanti, e offrono la loro merce politica e il loro imbonitori al mercato elettorale: si è avverata la profezia di Schumpeter!! (nella foto)
Si ma chi sono questi mercanti che si sono impadroniti del Tempio?
Eh, la legge della riservatezza mi impedisce di rivelarne i nomi. e poi è un segreto che preferisco non svelare, per mantenere il fascino del mistero.
Non posiamo concludere, però questo lungo dialogo sulla Democrazia, senza sapere con chi ha a che fare il nostro destino, anzi chi lo decide.
Mi hai convinto, m niente nomi.
Mi accontento.
Ebbene, si tratta di circa mille persone: sono i proprietari universali che controllano, dispongono di 50 trilioni di dollari, pari a 2/3 dell’intera ricchezza mondiale; sono coloro che si incontrano ogni anno a Davos, una ridente località svizzera, per discutere – e decidere – cosa fare del mondo e di tutti noi. Sono il gotha del capitalismo finanziario: banchieri, proprietari di imprese transnazionali, gestori di fondi di investimento, accademici, direttori delle più importanti testate giornalistiche.
Poi c’è un gruppo più piccolo, che screma quello più grande, e si chiama Commissione Trilaterale (in tutto fanno 400 persone), fondata nel 1973 da un povero miliardario, David Rokefeller, che ha per finalità dichiarata la conservazione del capitale, l’affrancamento delle istituzioni dal sovraccarico democratico, (Sic) la diminuzione del peso del welfare, il contrasto dei sindacati e l’attacco al potere di coalizione dei lavoratori.
Infine, il terzo cerchio, il più stretto, il Gruppo Bilderberg, in tutto 120 persone, un ridotto di quelli precedenti. Funziona come una loggia massonica coperta, si riunisce quasi in clandestinità, è vietato l’accesso ai giornalisti e a recintare le riunioni di quel selezionatissimo consesso è posto uno stuolo di vigilantes armati. Di cosa si occupano costoro? Di governance planetaria, di economia globale, di finanza, di sicurezza internazionale, di risorse energetiche, di conflitti militari.
Ecco: questi sono i fantomatici mercati. Quelli che fanno schizzare in alto i titoli delle corporations quando licenziano, quelli che se il ministro Fornero spendesse i soldi necessari per tutelare tutti gli “esodati” si vendicherebbero sui titoli del debito sovrano. Tutte persone che il Prof. Monti conosce molto bene perchè, sino all’investitura a presidente del Consiglio ha fatto parte di tutti e tre i potentissimi consessi: presidente del gruppo europeo della Trilateral, membro del consiglio esecutivo del Gruppo Bilderberg, e invitato permanente a Davos.
Al prossimo dialogo, di cosa parleremo?
Di temi di più stretta attualità
Tanino Virlinzi
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