I siciliani alla prima crociata
da Lombardo a Crocetta da Crisafulli a Galvagno
La Sicilia potrebbe benissimo diventare indipendente e avrebbe storia, cultura, lingua e memoria sufficienti per sentirsi “popolo” e “nazione” per i secoli a venire.
A volte tuttavia questa memoria viene offuscata dagli interessi di parte, così che ad esempio il famoso articolo di Leonardo Sciascia sul Corriere della Sera del 10 gennaio 1987, “I professionisti dell’antimafia”, viene ricordato solo (e sospetto ad arte) per lo sfortunato passaggio sulla carriera di Paolo Borsellino (di cui Sciascia ebbe a pentirsi pubblicamente) e non per la sua logica “pirandelliana”, per la sua lettura stringente di una cultura e di una mala pianta che trovava le sue radici già nel periodo fascista: utilizzare la lotta alla mafia come pretesto per fare carriera.
A distanza di cinque lustri e in queste giornate di canicola non solo climatica ma soprattutto politica è bello e utile rileggere alcuni passi meno noti di quell’articolo:
“Prendiamo un Sindaco che per sentimento o per calcolo cominci ad esibirsi – in interviste televisive e scolastiche, in convegni, conferenze e cortei- come antimafioso: anche se dedicherà tutto il suo tempo a queste esibizioni e non ne troverà mai per occuparsi dei problemi del paese o della città che amministra […] si può considerare in una botte di ferro. Magari qualcuno, molto timidamente, oserà rimproverargli lo scarso impegno amministrativo: e dal di fuori. Ma dal di dentro, nel Consiglio Comunale o nel suo Partito, chi mai oserà promuovere un voto di sfiducia, un’azione che lo metta in minoranza e ne provochi la sostituzione? Può darsi che, alla fine, qualcuno ci sia: ma correndo il rischio di essere marchiato come mafioso e con lui quelli che lo seguiranno”.
Alla luce delle polemiche che ne seguirono era evidente come Sciascia avesse a modello di questa politica l’allora sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che a sua volta accusò Falcone della medesima “professionalità”, senza per altro mai pentirsene, almeno pubblicamente.
Ora facciamo un esercizio a cui sottopongo spesso i miei alunni di Liceo: adattiamo questo brano alla prima vicenda d’oggi, al primo personaggio contemporaneo che ci viene in mente.
Non so voi, ma io ma penso subito ai grandi manifesti con il primo autocandidato alla Presidenza della Regione con la maglietta “io non pago il pizzo”. Ex sindaco di Gela dai mille proclami, candidato del PD a furor di popolo (nel senso che una parte del PD è furiosa) ma anche dell’UDC e forse di altri, Rosario Crocetta è un modello forse irraggiungibile di politico antimafia e anche dalle sue prime dichiarazioni non sembra farne mistero: la prima cosa che farà sarà cambiare la legge sugli appalti per favorire chi non è colluso con la mafia.
Proprio una bella pensata: vedremo come farà a distinguerli per legge!
E proprio gli imprenditori che si sono promossi “antimafia” si erano fatti sentire per accelerare le dimissioni di Raffaele Lombardo. Il primo a tuonare sul “default” della Sicilia era stato Ivan Lo Bello, che dell’antimafia ha fatto meritoriamente una bandiera, e che improvvisamente si è ricordato che il governatore è indagato per delitti legati alla mafia. Un suo vice, altro imprenditore antimafia con tanto di scorta, Marco Venturi è stato per l’intera legislatura assessore alle attività produttive e ha sostenuto Lombardo nel suo programma di commissariamento con uomini di provata fedeltà di Aree di Sviluppo Industriale e Camere di Commercio, accompagnando sempre ogni iniziativa e comunicazione con i termini “legalità” e “codice etico”. Tra i pochi presidenti di Camera di Commercio non commissariati c’è stato quello di Caltanissetta, Antonello Montante, subentrato a Lo Bello alla presidenza di Confindustria Sicilia (senza per altro dimettersi).
Ma quella che vi può interessare, più per similitudine che altro, è la vicenda promossa da un noto “antimafioso” agrigentino sulla candidatura a Sindaco di Enna del Senatore Mirello Crisafulli. Una vicenda che non meriterebbe di essere ricordata se non fosse che ogni tanto gente del rango di Marco Travaglio (che ad occhio e croce fa parte della squadra Di Pietro-Orlando) o più prosaicamente la premiata ditta Lumia & Soci non rinvanga la vecchia vicenda Bevilacqua, che benché archiviata prima ancora di nascere serve a togliere il senatore ennese dalle scatole quando serve, bollandolo in qualche modo come colluso.
Il ragionamento circolare che vi ho fatto fare porta ad una conclusione: Crocetta sì, Crisafulli no. Ed ecco che i dissidenti ennesi del PD si vestono subito da crociati e dall’on.le Galvagno (Primavera Democratica) all’oscuro Argento (area Letta) si schierano senza esitazioni con Crocetta.
Capisco Galvagno che è in guerra suo malgrado e la guerra è guerra. Ma non capisco Argento. Si spinge subito a magnificare le doti del prescelto sulla strada della legalità e dell’antimafia (non c’era dubbio), plaude all’alleanza con l’UDC (qualche dubbio ce l’avrei) e chiude col dire che vede bene la candidatura dell’attuale Assessore al Comune di Enna Salvo Notararigo (chi era costui?). Al peggio non c’à mai fine: ora ci sono pure i “dilettanti della antimafia”!
Q – G.L. Borghese
PS – A chi credeva che era tutta un’invenzione consiglio di dare uno sguardo al titolo del libro di Giuseppe Barcellona, “Q L’enigma del Messia”, Edizioni La Zisa.
Q è la quindicesima lettera dell’alfabeto italiano e la diciassettesima di quello latino ed è l’unica lettera che nella nostra lingua non si può leggere da sola, se non accompagnata dalla “u”.
In questa ottica Q è una lettera “singolare”, nel senso di particolare, unica, e “plurale” nel senso che non può stare da sola.
Q è pure il titolo di un romanzo scritto da quattro autori sotto lo pseudonimo multiplo di Luther Blisset, e che si definiscono “nucleo di destabilizzatori del senso comune”.
Q è dunque “plurale” anche in un senso più ampio. Lascerà di volta in volta a voi lettori informatici il compito di completare ed interpretare, secondo la vostra libera scelta o inclinazione politica, le provocazioni che vi verranno proposte dall’autore, un ennese che da lontano ma puntualmente segue, attraverso internet, gli eventi che travagliano questa terra.