Quanto hanno incassato il museo di Aidone che ospita la Venere e la relativa area archeologica?
Nel 2011 i visitatori dell’area sono stati 35.055, per un incasso di 66.904 euro, mentre al museo sono stati staccati 56.055 biglietti, pari a 115.579 euro.
Nel 2012 una flessione: nell’area archeologica 34.419 ingressi e 52.876 euro incassati, al museo 46.662 visite e 74.743 euro in cassa. Nel 2010, ultimo anno senza la Venere, invece, nell’area archeologica erano arrivate 10.741 persone (19.610 euro) e al museo 9.116 (11.484 euro). Insomma: se i dati del 2012 venissero confermati in futuro, fra area archeologica e museo ogni anno la Venere permetterebbe di incassare circa 96 mila euro in più.
Di questo passo, per recuperare i 5 milioni di costi legati alle mostre che la Sicilia dovrebbe organizzare e pagare per “riscattare” la Venere, l’appuntamento è fissato per il 2062.
Antonio Condorelli – Live Sicilia
Il servizio sul mensile S n.58 marzo 2013 (foto in calce)
Cui prodest? A chi giova tanto accanimento contro Aidone e la sua “pretesa” di avere voluto tutta per sé la “Venere” ?
Da giorni su Livesicilia.it, ripreso dal nostro giornale, ha campeggiato la copertina del Mensile S in cui faceva bella mostra di sé la dea di Morgantina con il titolo strillato “Quanto ci costa la Venere di Morgantina” .
Sono corsa sabato in edicola, ero curiosa di sapere dove erano andate a finire quelle somme ingenti per il cui recupero, come anticipavamo nel sottotitolo, sarebbero stati necessari 50 anni di visitatori paganti! ( “I Costi della Venere? Ci rifaremo fra 50 anni”)
Cercavo una rivista con quella copertina, non esisteva; ho acquistato la rivista, dopo che l’edicolante me ne ha assicurato la “freschezza”, e mi sono messa a cercare l’articolo, l’ho trovato infine a pagina 38 e ho scoperto che l’annunciato scoop era concentrato in un piccolo box in cui (vedasi sopra), a un dettagliato rendiconto delle cifre incassate negli ultimi tre anni dalla vendita dei biglietti per l’ingresso al Museo di Aidone e all’area archeologica di Morgantina, seguiva l’affermazione conclusiva dei cinquant’anni necessari al recupero di cui sopra. Per capire di quali soldi si trattasse, visto che ancora dalle nostre parti non s’è visto un euro e nessuna delle promesse della vigilia è stata mantenuta, ho dovuto leggere tutto l’articolo e… udite, udite: la Regione Sicilia, per riavere indietro la Venere e altre decine di opere d’arte che riempiono “un catalogo di 17 pagine con tanto di valore…..che si stima ben oltre i 50 milioni di dollari ”, avrebbe promesso, non si sa bene a chi, “ l’allestimento in Sicilia di una mostra di arte moderna con opere provenienti dall’estero… per la quale sono necessari 5 milioni di euro”. A rivelarlo è il direttore dei Beni culturali Sergio Gelardi, intervistato da Antonio Condorelli, che si è detto “sbigottito” da queste scoperte! Ergo, è tutta colpa della Venere e degli aidonesi che l’hanno voluto ad ogni costo ma non hanno saputo valorizzarla e farla fruttare a dovere, magari producendo, in tre anni, il guadagno dei cinque milioni necessari a coprire le spese del suo riscatto! Ma perché tanto accanimento nel volere ad ogni costo screditare il Museo di Aidone continuando a mettere in dubbio il suo diritto ad ospitare un tale capolavoro? Questo articolo sembra fare da cassa di risonanza a quello di G.A. Stella di qualche settimana fa sul Corriere e a quello di Laura Anello sulla Stampa, con una tempistica che ricorda altri articoli dello stesso tenore, apparsi con le stesse firme, alla vigilia dell’arrivo della Dea dall’America!
La ratio dell’articolo “Siamo ricchi e non lo sappiamo” che si basa sulla circolazione di preziosissimi reperti siciliani nei musei del mondo, per la cui esposizione tutti guadagnano tranne i siciliani, potrebbe essere condivisibile; ma perché prendersela con la Venere, che è forse l’unica opera d’arte che non si muoverà mai dal basamento antisismico in cui l’hanno sistemata gli esperti del Getty e che, pertanto, i turisti non corrono il rischio di non trovarla al suo posto, come è accaduto a chi si è recato a Mozia per vedere l’Efebo e ha trovato solo il prezioso basamento antisismico inglese. L’intervista al Direttore Gelardi ci fa intravedere la possibilità che la nuova dirigenza limiti finalmente gli sprechi e valorizzi al meglio il notevole patrimonio archeologico e culturale della Sicilia, ma ci auguriamo tutti che tagli e razionalizzazione non vengano fatti sulla carta, con un tratto di penna, senza tener conto delle peculiarità locali, delle esigenze del territorio, dei risultati ottenuti. La ventilata chiusura dei parchi sarebbe una vera iattura per Aidone e Morgantina; per una volta abbiamo avuto finalmente l’impressione di non essere la lontana periferia delle varie soprintendenze da cui siamo dipesi, per una volta il direttore e i suoi collaboratori, vivendo giorno dopo giorno, dall’interno, i problemi del sito e del museo, si sono attivati per trovare soluzioni rapide ed efficaci, senza aspettare i tempi biblici della burocrazia. Ancora una volta penso sia un nostro dovere replicare ai nostri detrattori a tempo pieno che anche i centri minori dell’interno della Sicilia hanno il diritto di vivere e prosperare come quelli della costa o come la “capitale” che qualcuno vedrebbe bene come unico polo espositore di tutte le bellezze dell’isola.
Franca Ciantia