La difficile congiuntura del ciclo economico che investe la Sicilia ha avuto origine negli anni 2011 e 2012, investendo tutti i principali settori. Gli ordinativi ed il fatturato del comparto industriale hanno continuato a ridursi, impattando sulle prospettive di sviluppo e di investimenti, coinvolgendo anche il settore immobiliare, ritenuto uno degli asset dinamici trainanti dell’economia isolana.
Le difficoltà dei comparti produttivi e commerciali, la crisi finanziaria e socio-economica degli ultimi anni hanno inciso sulle relazioni con il partenariato socio-economico, producendo il raffreddamento delle medesime nella gestione delle contrattazioni collettive e quindi delle dinamiche salariali, spesso mettendo a dura prova il principio della tutela e salvaguardia dei diritti dei lavoratori e delle imprese, ma anche dei disoccupati, dei giovani alla ricerca del lavoro e degli emarginati in genere, ingenerando sfiducia, incertezze, talora forti proteste e ribellioni sociali a causa della perdita del potere di acquisto, di posti lavoro eliminati, o di mancanza di prospettive future per.le famiglie.
Se si tiene conto dell’andamento economico di alcuni comparti, come quelli del commercio, turismo e trasporti, si registra che gli stessi stanno subendo delle penalità a causa dei rallentamenti dei progetti di investimento dovuti alle difficoltà della finanza pubblica, del credito e dei risparmi delle famiglie.
Crisi, chiusure e fallimenti delle imprese, conseguenti a tale stato economico-finanziario, si sono susseguiti e si susseguono con ritmi incalzanti, forse con qualche segnale di rallentamento, lasciando senza lavoro e prospettive di crescite un elevato numero di persone, famiglie ed imprenditori.
Al fine di tamponare la crisi della produzione e del commercio, si è fatto ricorso agli strumenti degli ammortizzatori sociali della C.I.G.S. (Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria), della C.I.G.O (Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria) e della Cassa Integrazione in deroga a favore di piccoli imprenditori ed artigiani, il cui utilizzo è stato finalizzato da un lato ad alleggerire gli oneri finanziari delle imprese in difficoltà, dall’altro a consentire quel minimo reddito disponibile utile a salvaguardare, sia pur parzialmente, il potere di acquisto dei lavoratori coinvolti nei processi di chiusura, fallimenti e di ristrutturazioni industriali.
Ciò coinvolge aspetti relativi al recupero e riutilizzo dei lavoratori, al sostegno dei lavoratori licenziabili anche per motivi economici (secondo la nuova formulazione dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori), alla formazione e al ri-orientamento dei profili professionali, nonché aspetti concernenti le nuove politiche di investimento, di ricerca ed innovazione, sia in termini di produttività e competitività, che di equità, istruzione e formazione, in un’ottica di adattabilità alle esigenze dei mercati e di potenziamento dei profili professionali.
Qualche segnale positivo di ripresa, tuttavia, si è registrato nei comparti del commercio estero, dell’elettronica, della farmaceutica e del petrolio raffinato, come evidenziato nel rapporto 2012 della Banca d’Italia.
Il settore del credito, in Sicilia ha subìto un calo della domanda da parte delle famiglie e delle imprese e, se queste vi hanno fatto ricorso, hanno dovuto subìre le variazioni dei tassi bancari con conseguenti difficoltà nelle gestioni delle disponibilità finanziarie a loro concesse, impattando sui consumi, sugli acquisti, sui progetti di miglioramento della qualità della vita e sugli investimenti delle imprese, in attesa del dispiegamento “in progress” degli effetti di allentamento dei tassi medesimi, che il settore economico-finanziario si attende dalla corretta applicazione delle politiche monetarie espansive della B.C.E.
Probabilmente la politica monetaria europea imposta dalla “gestione Draghi”, convissuta per circa 1 anno con quella nazionale del “Governo Monti”, forse potrà essere apparsa rigorosa nei rapporti col sistema bancario-finanziario che, a causa della crisi, aveva ridotto le sue capacità di appovviggionamento e di riversamento delle provviste sull’economia.
Tuttavia l’azione di Draghi, consapevole delle difficoltà economico-finanziarie di alcuni governi europei (soprattutto quelle di Grecia, Spagna, Irlanda, Cipro, Portogallo ed Italia) ha manifestato – spesso più nelle relazioni di fatto che di forma – capacità e disponibilità di soccorso finanziario in qualità di “prestatore di ultima istanza” a livello centrale europeo, purchè le banche beneficiarie praticassero metodi virtuosi ed efficaci di gestione bancaria sia per supportare il loro potenziamento patrimoniale, sia per contribuire al superamento delle loro criticità gestionali nel governo del credito, stimolandone gli investimenti.
Per quanto riguarda la programmazione e gestione delle politiche economiche in Sicilia non poco ha inciso l’utilizzo, non adeguatamente efficiente ed efficace, delle risorse comunitarie dei fondi strutturali, che, a causa di un contesto normativo, organizzativo e finanziario spesso poco chiaro e complesso, incerto, non dinamico e trasparente ai livelli ottimali, ha dovuto registrare difficoltà di comunicazione ed informazione sia interistituzionale che di partenariato socio-economico, tra le istituzioni, enti e soggetti coinvolti nella realizzazione dei programmi, nonché difficoltà di governo dei processi e di dialogo costruttivo e collaborativo. Mentre i metodi gestionali imposti dalla normativa comunitaria hanno avuto bisogno – nel corso dei vari periodi di programmazione – di tempi di assimilazione, rodaggio, formazione e potenziamento delle strutture operative per organizzarle “ad hoc”, al fine del raggiungimento degli obiettivi programmatici.
Inoltre, le difficoltà scaturenti dalla crisi internazionale “in primis”, dalle politiche finanziarie e di bilancio restrittive imposte dall’Unione europea e dallo Stato hanno contribuito, nei fatti, a rallentare la capacità di impresa e la fiducia negli investimenti, a condizionare l’azione degli ultimi governi regionali e la sua capacità istituzionale ed amministrativa, con conseguenti impatti sull’operato degli enti locali. Ma, nel complesso, la politica regionale ha sempre cercato di porre in essere, in adeguamento alle normative comunitarie e statali, gli adattamenti evolutivi richiesti dal mutevole contesto politico-economico e finanziario, tenuto conto dei fabbisogni emersi ed emergenti dalla economia e dalla società siciliana in generale.
Tali adattamenti politico-amministrativi hanno dato luogo, previe opportune valutazioni di contesto, a conseguenti azioni di riprogrammazione – in raccordo con i programmi nazionali – sia in termini di politica economica complessiva che settoriale, che per gli aspetti di ordine finanziario, organizzativo, funzionale e procedurale, con l’obiettivo di non perdere le risorse comunitarie assegnate e di procedere verso il risanamento delle finanze pubbliche, per il quale occorrono costante vigilanza e stabilità finanziaria.
Per stimolare la crescita, appare improcrastinabile che venga rinegoziato l’allentamento del Patto di stabilità sia tra l’U.E. e gli Stati membri che all’interno degli Stati membri, per consentire l’orientamento delle politiche nazionali e regionali verso la crescita socio-economica, gli investimenti, il lavoro e l’equità, nel rispetto dei principi comunitari del Trattato U.E. concernenti la legalità, la trasparenza, la semplificazione, la libera concorrenza e la sussidiarietà.
Silvio Di Giorgio
sisaldi@alice.it