Villarosa non ha tradizioni molto antiche e del resto non si conoscono le usanze dei Villarosani dei primi tempi. Provenendo essi da vari centri dell’isola probabilmente cercarono di importare nella nuova patria le usanze dei paesi di origine. La vita del «Casale» doveva essere molto semplice, il lavoro era abbastanza duro e forse non restava loro molto tempo da dedicare a passatempi e ad altri divertimenti. Immaginiamo queste famiglie di contadini, sedute nelle sere d’estate sulle aie o davanti le loro casupole e nelle sere d’inverno attorno al fuoco, ascoltare gli anziani che raccontavano vecchie storie e fiabe ai bambini. Alcune di queste storie sono state tramandate dalla viva voce dei vecchi; De Simone le riporta nel suo libro in cui parla anche delle feste che sono legate a celebrazioni religiose.
Alcune di queste feste sono state tramandate fino ai nostri giorni pur con le modificazioni inevitabili, altre sono ricordate soltanto dagli anziani, di altre se ne è perduto il ricordo.
San Giacomo Maggiore – Chiesa Madre
La monumentale chiesa Madre San Giacomo Maggiore si erge nel piazzale che prende appunto tale nome. Il piazzale, un tempo utilizzato come luogo dove seppellire i morti e più tardi a mercato ortofrutticolo, è oggi punto d’incontro e di ritrovo in alcune festività religiose. L’entrata al Tempi è preceduta da una maestosa scalinata, risalendo la quale si può ammirare la settecentesca facciata, ripristinata una prima volta nel dopoguerra per sopperire alle lesioni causate da un probabile movimento tellurico e in un secondo momento nel 1985, per la rimessa in luce dell’originaria pietra di costruzione. Il campanile, che affianca la chiesa, è di epoca ancora più remota ma, ancora oggi, il suono delle sue campane è un inno di gioia ed un invito alla preghiera. La chiesa fu eretta nel 1763 ad opera dei fondatori di Villarosa “I Duchi del Casato Notarbartolo” solo tra il 1783-1784 ricevette, in dotazione, il titolo di Parrocchia “San Giacomo Maggiore” con erezione alla il 22 luglio 1875. L’accesso della chiesa si apre fra due colonne e l’interno, ad una sola navata, ampia e luminosa, con la semplicità dello stile settecentesco, custodisce pitture anch’esse risalenti al secolo di costruzione, rappresentative di scene religiose che impreziosiscono le pareti cariche di stucchi. A destra dell’ingresso principale, troviamo l’antico “fonte battesimale”, un tempo riparato da un cancello in ferro battuto e oggi utilizzato come acquasantiera e, inoltre, si possono ammirare due quadri che raffigurano, quello a sinistra le anime del purgatorio e quello a destra la Madonna del Carmine, compatrona di Villarosa. Inoltre un dipinto raffigurante la Madonna con il Bambino di scuola Fiamminga. Adornano l’altare maggiore, in fondo alla chiesa, tre quadri che propongono le immagini dellaPresentazione di Gesù al tempio, la disputa di Gesù al tempio e, al centro, sempre olio su tela, è raffigurata l’Assunzione della Vergine del pittore Raimondo Bufera di S. Cataldo del 1842. Una struttura, a forma di tempio, rende ancora più imponente tale dipinto e, nello stesso tempo, gli fa da cornice. Nella parte sovrastante le due statue della fede e della carità in stucco, precedono la gloriosa rappresentazione della S.S. Trinità, raffigurata da un triangolo che accoglie nel suo interno la “scritta” in ebraico del nome di Dio che è posto al centro di una diramazione di raggi dorati, espressione di luce e splendore dell’indefinibile essenza Divina. Negli anni ’50 l’interno ha subito delle innovazioni. Gli altari che costeggiano il corridoio della chiesa, tre a sinistra e due a destra, ora in marmo, hanno sostituito quelli originali in legno rivestito di vetro colorato. L’altare Maggiore, è stato ricostruito. Anch’esso in legno con rivestimenti in vetro colorato, proponeva in basso al centro, sistemata in un catafalco, una Madonna dormiente; oggi prende il suo posto, riprodotto in marmo di vario colore, un pellicano la cui caratteristica è proprio quella di donare il suo sangue per amore dei figli e come tale simboleggia il sacrificio del Cristo, immolatesi sulla croce per la redenzione dell’intera umanità. Gli stalli in legno scolpito, che si trovano ai lati, sono stati demoliti unitamente al pulpito e il pavimento, originariamente in pietra, è stato rifatto in marmo. Sovrasta l’accesso laterale l’organo, anch’esso di epoca settecentesca, funzionante fino agli anni ’30 e ora da restaurare. Sopra l’ingresso della sacrestia, è ancora esistente un ballatoio, dal quale un tempo, i confrati di San Giuseppe assistevano alle celebrazioni. Nel 1924 uno degli altari, posti ai lati del corridoio centrale, venne dedicato a San Giacomo, Patrono di Villarosa e solennemente festeggiato il 10 agosto di ogni anno.
Chiesa della Madonna della Catena
La chiesa della Madonna della Catena che sorge a circa 1 km dal paese sulla S.S. 121, da sempre grande via di comunicazione, e che fu eretta anticamente nel corso del settecento. La tradizione storica vuole che là dove oggi sorge questo santuario Mariano vi fosse la catena del dazio che segnava il confine fra il territorio di Enna e i possedimenti del duca Notarbartolo. La piccola chiesa campestre rimane aperta una settimana prima della festa, 8 settembre, che, a conclusione della processione celebrativa, si conclude tra giochi d’artificio e suono di banda musicale.
Chiesa dell’Immacolata Concezione
L’Immacolata Concezione, l’altra chiesa parrocchiale di Villarosa sorge lungo il corso Regina Margherita. Essa poggia le sue fondamenta sulla preesistente antichissima chiesa del ’500 della Madonna di Magando. Nasce da qui la storia dell’Immacolata Concezione della quale accurati studi e documenti storici consentono di dire che, ancor prima della fondazione del paese, la chiesa rappresentò per i contadini della zona il primo luogo in cui riunirsi e pregare la figura di Maria madre della vita. Nel corso del 1700 la chiesa divenuta di proprietà del duca Notarbartolo fu da lui intitolata all’ Immacolata Concezione. Verso la fine del 1700 il sacerdote Falzone Filippo Neri organizza presso la chiesetta la confraternita del SS. Sacramento la presenza di questa confraternita debitamente approvata è attestata da un dispaccio sia dal governo Borbonico il 10 aprile 1817 che dal Vescovo di Catania nel 1819. Questa chiesa per le sue piccole dimensioni fu anche chiamata “A Chisulidda” e, il sacerdote Falzone la resse durante vita tanto che a morte volle essere sepolto nel cimitero sito nei pressi della chiesa. Nel 1932 anno in cui i Villarosani ebbero l’illuminazione elettrica, l’edifìcio dell’antica chiesetta della Concezione fu demolito per essere ricostruito a forma di croce greca più spazioso con annessi un salone e la casa canonica. La chiesa fu completata nella sua struttura attuale alla fine degli anni ’50 abbellita con due torri campanarie attualmente esistenti e con la realizzazione di un solaio a volta sotto le preesistenti capriate lignee. L’attuale facciata della chiesa, più volte rimaneggiata riprende alcune tematiche ed elementi dello stile zotico-romanico. L’accesso alla chiesa propone una veduta circolare e l’interno è diviso da quattro colonne centrali e otto laterali. Vi sono tre altari realizzati in marmo e posti due lateralmente dedicati uno al sacro cuore e l’altro alla Madonna del Carmelo e uno il centrale consacrato all’Immacolata Concezione. Caratterizzano l’interno del tempio rendendolo particolarmente interessante la via crucis realizzata in legno scolpito, il quadro raffigurante San Francesco che riceve le stimmate e i più pregevoli e antichi gruppi statuari del paese: San Francesco di Paola, la Madonna del Carmelo, la statua di San Michele Arcangelo, il Crocifisso ligneo con Gesù morto e l’urna di Gesù morto. Alla chiesa parrocchiale dell’Immacolata Concezione è collegata la chiesa della Madonna della Catena che sorge a circa 1 km dal paese sulla S.S. 121, da sempre grande via di comunicazione, e che fu eretta anticamente nel corso del settecento. La tradizione storica vuole che là dove oggi sorge questo santuario Mariano vi fosse la catena del dazio che segnava il confine fra il territorio di Enna e i possedimenti del duca Notarbartolo.
Convento dei cappuccini – Chiesa SS.Maria delle Grazie
La presenza della Comunità Religiosa dei Padri Cappuccini a Villarosa si concretizza nel 1814 con la fondazione di un ospizio successivamente abolito con la generale soppressione del 1866. In seguito Padre Felice Pirrello, originario di Villarosa, investito della carica di Ministro Provinciale, poi nominato Defìnitore dell’Ordine a Roma, si preoccupò di ampliare il preesistente istituto di ricovero e assistenza. Infatti, con atto del 22 Giugno 1886 comprò per lire 765 da un certo Cataldo Sillitto da Caltanissetta un terreno di are 32 e centiare 742 in contrada Acquanova. L’ampliamento ebbe inizio subito dopo l’acquisto del terreno e nel 1887 erano già completate sette stanze nel piano superiore, in esse si ritirarono tre religiosi compreso Padre Felice. Nel 1888 fu prolungato il corridoio verso mezzogiorno e vennero edificate altre tre stanze. Il 25 gennaio dello stesso anno, la chiesa dedicata a SS. Maria delle Grazie, si festeggia ancora oggi nell’ultima domenica di settembre, fu benedetta ed aperta al culto come appare sul frontespizio della stessa. L’anno seguente il 22 gennaio 1889, con l’assenso e la testimoniale di Mons. Mariano Palermo vescovo di Piazza Armerina, la Sacra Congregazione rilasciò un rescritto che dichiarava il Convento e la chiesa canonicamete eretti. L’oasi dei Frati Minori Cappuccini di Villarosa, si erge in cima al Cozzo, primitivo quartiere di Villarosa, dominando dall’alto il paese, con la stessa autorità che, da esso medesimo, ne deriva. Il Convento conobbe periodi aurei per la vita dei Frati e, nel periodo del primo conflitto mondiale, fu sede provincializia, punto di assistenza sociale per i militari e le loro famiglie.
Le festività cristiane
Villarosa. Le festività cristiane: Natale, Pasqua, Corpus Domini non presentano nulla di particolare. Le celebrazioni della Settimana Santa sono state sempre seguite da molti cittadini anche non praticanti. Era molto affollata la Chiesa Madre la sera del giovedì Santo per le «sette prediche»; quasi tutti compivano la visita ai «sepolcri» che in tutte le chiese erano adornati tra l’altro dai «lavureddi» o fiori del sepolcro come li chiama De Simone. Si tratta di semi di frumento, di orzo o di scagliole fatti crescere nella bambagia sistemata in un piatto coperto da un tegame, per cui gli steli per mancanza di luce crescono di colore chiarissimo. Questi «lavureddi» venivano preparati in casa e portati in gran numero per adornare il «sepolcro» del giovedì santo. In questi ultimi anni se ne è visto qualcuno adornare l’altare della deposizione. La processione del Venerdì Santo è stata sempre seguita da numerosissimo popolo; anticamente vi partecipavano anche gli appartenenti alle confraternite incappucciati. Prima degli anni 40 qualcuno ancora indossava tale costume. Dopo la seconda guerra mondiale oltre l’urna col Cristo morto ed alle statue dell’Addolorata e di S. Giovanni vengono portate alla processione alcuni fercoli rappresentanti scene della Via Crucis. Si sperava che ogni categoria di lavoratori ne facesse costruire qualcuna, fino a raggiungere tutte le figure della Via Crucis, ma non si andò oltre a quattro bare. Tre di esse si portano ancora nella processione del venerdì Santo e rappresentano: l’agonia di Gesù nell’orto, la Veronica che asciuga il volto di Gesù e la deposizione di Cristo dalla Croce. Non di vede più quella molto grande che era stata offerta dai gestori di miniere e rappresentava l’ultima cena di Gesù con gli Apostoli. La cosa più caratteristica era la «ladata» che gruppi di uomini facevano per le strade, nelle chiese e lungo la processione del Cristo morto. Era un canto corale che narrava la passione e la morte di Gesù ed era composta in parti a canto fermo ed in parti a varie voci molto belle e commoventi. De Simone parla di una bella tradizione di Villarosa, come in tutta la Sicilia: nel giorno di Pasqua tutti facevano la pace anche con un pubblico abbraccio «come s’abbracciano la Madonna e il Divino suo Figliuolo quando s’incontrano nella processione del pomeriggio della domenica in mezzo alla piazza di Bellarrosa». Questo gesto è un inchino che si fa fare tuttora tra le due statue di Gesù Risorto e della Madonna quando s’incontrano dopo la ricerca e il ritrovamento da parte di S. Giovanni e viene eseguito la domenica di Pasqua prima della processione. In questi ultimi anni, per iniziativa dell’Amministrazione Comunale, la celebrazione della Settimana Santa, ha assunto una particolare solennità. Per le vie del paese vengono rappresentati gli episodi più salienti della passione e morte di Cristo; la domenica delle palme l’ingresso a Gerusalemme, il Giovedì santo la cena e la cattura di Cristo, il venerdì in mattinata il viaggio al Calvario con le stazioni della Via Crucis fino alla Crocifissione, in serata, dopo le funzioni nelle Chiese, la deposizione dalla Croce e la solenne processione per le vie del paese. Tutti i personaggi sono impersonati da giovani del paese che, indossando vistosi costumi, spesso si immedesimano nel dramma sacro, suscitando commozione nel popolo che partecipa numerosissimo.
La festa di San Giacomo
La festa più popolare era quella di S. Giacomo patrono del popolo di Villarosa sin dai primordi del paese, che in parte fu eretto nelle terre intitolate a S. Giacomo e nei primi tempi si chiamò S. Giacomo di Villarosa. Si diceva una volta che S. Giacomo protegge i forestieri. A tale proposito De Simone dice «per il fatto che chiunque venga a Bellarrosa, vi acquista la sua fortuna come in una terra promessa. Almeno, cosi era una volta, quando le zolfare fiorivano». La festa si fa ogni anno il 10 agosto e, da sempre, con musiche, spari, fuochi d’artifìcio, bancarelle lungo le vie principali dove si vendono oggetti vari: casalinghi, arnesi di lavoro, indumenti, dolci e giocattoli. Nei due giorni precedenti si faceva fino a qualche decennio fa la fiera degli animali, che era molto ricca e vi partecipavano allevatori di altri paesi. La processione con il fercolo del Santo, che veniva portata a spalle per le vie dei paese, adesso è meno fastosa di quella che De Simone così descriveva: «In testa gli stendardieri, ch’era una meraviglia a vederli maneggiare, gli stendardi gialli, rossi, e verdinghi delle confraternite, con gli emblemi e le figure dei santi e giocarli e mulinarli e lanciarli all’aria d’in sul palmo dell’una e dell’altra mano, per pigliarli sui denti, sulla fronte, su una spalla o su un ginocchio e per maggior bravura col giro della piroetta. Seguivano i confratelli insaccati coi cero in mano, e i canonici in cotte cappe e piviali, e dietro al Santo, la banda che suonava le marce dell’epoca compresa la marcia reale e l’inno di Garibaldi». In coda s’affollava il popolo. Quando il De Simone aveva sette od otto anni, scomparvero gli stendardi ed i giochi perché la festa finì male per una zuffa tra stendardieri. Le confraternite si sono sciolte all’inizio del nostro secolo.
La festa di San Giuseppe
A Lui era dedicata la chiesetta prima della nascita del paese, ed ha conservato presso il popolo una devozione più sentita. È tuttora diffusa l’usanza, che risale a tempi antichissimi, di impastare una quantità di farina più o meno grande, secondo la promessa fatta al Santo quando è stata chiesta la «grazia», manipolarla in pani di varie forme, alcune con particolare significato: barba di S. Giuseppe, bastone di S. Giuseppe, ecc. che poi vengono spalmati con l’uovo e cosparsi con semi di papavero, prima di metterli nel forno a cuocere. Davanti a questo pane, ben sistemato su grandi tavoli, si recita il Rosario, si cantano le lodi del Santo e, dopo la benedizione fatta dal Sacerdote, viene distribuito ad amici e parenti. Anteriormente la distribuzione veniva fatta ai poveri. Si usava fare anche la «tavola di S. Giuseppe» dove veniva posto ogni tipo di pietanza, dolci, frutta ed ogni ben di Dio. La sera del 18 marzo i cittadini facevano il giro di queste tavole, per ammirarle. Il giorno seguente veniva preparata anche una minestra con pasta, legumi e finocchio selvatico e veniva imbandita la mensa per i poveri; recentemente per le verginelle (ragazze appartenenti a famiglie in condizioni economiche disagiate) ai quali veniva servito tutto ciò che conteneva la «tavola». Dice il De Simone: «la minestra dai calderoni fumanti, in mezzo alla strada, veniva dispensata a chi ne voleva nelle scodelle anche per onorare il rito». La festa con la processione del Santo, che aveva un fercolo pesantissimo veniva portato a spalla, con la banda, fuochi artificiali ecc,, veniva celebrata nell’ultima domenica di maggio. Dopo l’istituzione della festa di S. Giuseppe lavoratore, la festa si è celebrata il 1 maggio.
La festa di San Calogero
La festa più caratteristica era quella di San Calogero che si celebrava in una domenica estiva nella chiesetta dedicata al Santo che era tenuta chiusa per tutto l’anno. In proposito il De Simone così si esprime: «il Santo resta tutto solo con la faccia sempre più nera ed il bastone in mano pieno di fuligine e la cerbiatta che lo guarda con gli occhi pietosi». Una settimana prima della festa veniva aperta la chiesetta e vi si celebrava la funzione serale con larga partecipazione di popolo; molti portavano il pane votivo che riproduceva la sagoma delle membra guarite per grazia di S. Calogero: un braccio, una gamba, la testa o tutto il corpo. Questo pane veniva venduto o riscattato dallo stesso offerente e col ricavato si celebrava la festa con i giochi, i mortaretti, i fuochi artificiali, la musica e la Processione con il fercolo del Santo. La chiesetta restava aperta per un’altra settimana in cui si continuava a portare il pane. Da quando la cappella è stata demolita, la statua si trova nella chiesa parrocchiale della Concezione, dove è continuata la tradizione della festa e dell’offerta del pane. Da qualche anno la festa non si è più fatta ed anche l’offerta del pane votivo è diminuita notevolmente.
La festa di Sant’Anna
La festa di S. Anna si celebrava la prima domenica di Settembre nella contrada omonima dove, come dice il De Simone, “all’ombra del palazzo ducale i Bellarosani affogano le pene di un anno in un’ora di fuggevole ebbrezza”. Tale festa, infatti, aveva “tutto il colore di un baccanale pagano con suoni e danze, crapule e libamenti”. Nel cortile del palazzo si approntavano tavoli per consumare le salsiccie arrostite sul posto innaffiate da abbondante vino generoso. Si correva il palio e si gareggiava in vari giochi; la banda suonava festosamente, mentre si celebrava la festa religiosa nella chiesetta ora andata in rovina; la statua di S. Anna si trova nella chiesa Madre. Fino agli anni 40 si andava in pellegrinaggio nella zona con il Sacerdote ed i fedeli oranti per impetrare la pioggia quando la siccità si protraeva oltre il consueto, danneggiando il lavoro ed i prodotti della campagna.
La Madonna della Catena
Alcune usanze della celebrazione di S. Anna sono state riprese nelle festa della Madonna della Catena che da alcuni decenni si celebra l’8 settembre nella Chiesetta costruita a circa un chilometro dal paese a sinistra della S.S. 121 andando verso la stazione. La chiesetta si apre una settimana prima della festa e vi si celebra ogni sera la Messa alla quale partecipano molti fedeli. Il giorno della festa alla prima Messa del mattino partecipano anche molti cittadini di Villapriolo, alcuni dei quali fanno la strada a piedi scalzi. Anche da Villarosa molti fanno “u viaggiu scauzi”. Dopo la Messa delle ore 10 una delle due statue, che si conservano nella chiesetta, viene portata in processione nella Chiesa Parrocchiale della Concezione, da dove riparte nel pomeriggio e, dopo avere attraversato le principali vie del paese; ritorna nella chiesetta campestre, nei pressi della quale tra spari di mortaretti e suono di banda musicale molte persone mangiano salsisccie arrostite sul posto, pizze, ecc. e bevono allegramente. Questa festa fino a qualche decennio fa era preceduta dalla fiera degli animali.
La Madonna delle Grazie
La festa della Madonna delle Grazie che si celebra nella Chiesa dell’ex Convento dei Cappuccini forse non è antichissima, ma è seguita con una certa devozione e si fa ancora con la processione e la banda e i mortaretti anche se il Convento è stato chiuso e la Chiesa è aperta soltanto per una Messa domenicale ed in occasione di questa festa e di altre festività francescane. In queste processioni il percolo con la statua non si porta più a spalla, ma viene trasportata su un autofurgone. Fino agli anni 40 in tutte queste feste il popolo si divertiva partecipando a vari giochi; l’albero della cuccagna, la corsa nei sacchi, la rottura delle pendole da cui veniva giù qualche dono come un coniglio, un pollo e talvolta acqua o cenere per il divertimento degli spettatori.
L’Immacolata
La festa dell’immacolata Concezione si celebra ancora nella chiesa omonima da cui esce in processione la statua senza banda, ne spari, ma accompagnata soltanto dai fedeli. Anticamente la novena di preparazione a questa solennità veniva fatta al mattino molto presto, era ancora molto buio quando terminava la funzione, e, quando il paese era senza illuminazione, le persone, che andavano numerosissime, portavano per le strade una candela accesa. Tale usanza, che risale ad epoca antichissima, dava la possibilità al popolo di partecipare alla Messa prima di recarsi al lavoro. Anche la novena di Natale nelle Chiesa Madre si celebrava la mattina molto presto. Per la festa dell’Immacolata ai margini delle vie in cui passava la processione, si disponevano mucchi di paglia che si accendevano quando passava la Madonna. I vampi si facevano anche per la processione di S. Lucia che usciva dalla chiesa Madre il 13 dicembre. Tale processione da alcuni anni non si fa più, il giorno della ricorrenza di S. Lucia la chiesa è gremita di devoti che portano ceri ed offerte alla Santa che viene invocata come protettrice della vista.
La festa del Crocifisso a Villapriolo
II Santissimo Crocifisso, festa molto sentita dalla popolazione di Villapriolo, viene festeggiata il 23 agosto, con le classiche solennità. I preparativi iniziano giorno 21 con l’apertura della fiera del bestiame, tuttora in uso, ma anticamente molto più sentita in quanto tutti gli agricoltori e gli allevatori della zona si riunivano col bestiame da vendere o da comprare. All’alba del 23 agosto, la popolazione si desta al suono delle campane, allo sparo dei mortaretti e al suono della banda musicale. È la festa più bella e attesa dell’anno. Dall’estero, dove si trovano per motivi di lavoro, tornano gli emigrati per riabbracciare i famigliari e rendere omaggio al SS. Crocifisso. È l’occasione per stare insieme. La famiglia si riunisce attorno a una grande tavolata, colma di piatti tipici Come i “maccarruna e i cavatiddi” fatti in casa. Per tutta la durata dei festeggiamenti il paese cambia volto, solitamente tranquillo si anima e diventa frenetico. Le strade addobbate con luci particolari, si riempiono con bancarelle ricolme di dolciumi e giocattoli dando una nuova dimensione al paese. La Chiesa viene addobbata con cesti di fiori particolari, come la cosiddetta “vara” dove viene inserita la statua del SS. Crocifisso, pronta per essere portata in processione per le strade del paese in spalla a robusti giovani che si alternano a gruppi di quattro. Il Santo inizia a sfilare accompagnato dal suono della banda musicale e da un folto corteo di fedeli, che partecipano per voto o per grazia ricevuta accompagnando il Santo per tutto il percorso scalzi, altri invece donano al SS. Crocifisso del denaro o fino a qualche tempo fa prodotti della terra come olio o frumento. La processione che si svolge dopo la celebrazione della Messa serale, parte dal sagrato della Chiesa, dove si conclude, dopo avere attraversato via Oratorio, via Roma, via Baglio, via Della Regione. I festeggiamenti proseguono nella tarda serata con spettacoli musicali in piazza Lafuria.
Villapriolo – La Chiesa di San Giuseppe
A Villapriolo verso la fine del 1700 esistevano due luoghi di preghiera. La chiesa di San Giuseppe,
costruita dalla famiglia Notarbartolo nello spazio chiamato “chiesa vecchia” dove ora sorge l’edificio municipale, e la cappella del SS Sacramento costruita dai componenti della confraternita allora esistente nella borgata. Della vecchia chiesa San Giuseppe sappiamo che venne abbattuta dopo essere stata danneggiata dal terremoto del 1908. La piccola cappella del SS Sacramento, nel 1897 venne ampliata del coro attuale e nel 1935 con Decreto della Corte dei Conti venne eretta a Parrocchia S. Giuseppe in ricordo della prima.
La chiesa di forma rettangolare è costituita da un’unica navata fiancheggiata da nicchie dove sono collocate statue di vari santi, realizzate sia in legno che in gesso. Lungo le pareti sono collocati dei basso rilievi in legno raffiguranti la Via Crucis.
Il pavimento originario è stato rifatto in marmo così come l’altare e il tabernacolo, che originariamente erano in legno. La zona dell’ altare, ricca di stucchi, era separata dal resto della chiesa da tre scalini con alla base un cancelletto in ferro. Nella zona absidale sono collocate tre nicchie, le due laterali che ospitano le statue di San Giuseppe e l’Immacolata e quella centrale dove trova posto il tabernacolo in marmo rosa di stile moderno. Si ha notizia infine dell’esistenza di numerosi quadri, che nel tempo sono andati perduti.
II Calvario
II Calvario venne costruito nel 1857 per volere di Padre Luigi da Villarosa, membro della confraternita del SS. Crocifìsso allora esistente a Villapriolo. Tutte le spese per la messa in opera del Calvario vennero affrontate dai fedeli. La costruzione durò quasi tré anni in quanto venne eseguita interamente a mano con pietra locale. Il Calvario era caratterizzato da una scalinata in pietra, fiancheggiata dalla Via Crucis con le tré Croci finali realizzate in legno, dove ancora oggi viene ripetuta la Crocifissione del Signore il giorno del Venerdì Santo. Nel 1978 non essendo più in buone condizioni, venne completamente ricostruito in blocchi di tufo rivestiti, ma pur lasciando la sua forma originale, ha perso la sua antica bellezza.
Le confraternite di Villarosa
Confraternita S.Sepolcro – Sede: Parrocchia Immacolata Concezione
Confraternita S.Barbara – Sede: Parrocchia Chiesa Madre
Confraternita Maria SS.Addolorata – Sede: Parrocchia Chiesa Madre
Confraternita S.Giacomo – Sede: Parrocchia Chiesa Madre
Confraternita Madonna della Catena – Sede: Parrocchia Immacolata Concezione
Confraternita SS.Crocifisso – Sede: Parrocchia Immacolata Concezione
Confraternita S.Giovanni Evangelista – Sede: Parrocchia Immacolata Concezione