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Nei tempi i “Caffè” di Enna

enna caffè rossoPer una partita a carte, la cui posta era di solito un caffè o una pasta, ci si sedeva ai tavoli del “Caffè Marro”, in una saletta posta sul retro. Per riunioni o incontri con amici si preferiva il “Caffè Rosso” o il “Caffè Roma”.

Tra i Caffè di tradizione in Enna, quello più antico, datato 1861, fu fondato da Giovanni Rosso, un forestiero giunto dal Piemonte. Alla sua ultra centenaria gestione si sono succeduti Pietro e Giannino Rosso, rispettivamente figlio e nipote del cavalier Giovanni, nativo di Asti, trasferitosi ‒ per motivi di lavoro, al tempo della costruzione della linea ferrata Catania-Palermo ‒ nella nostra città, allora Castrogiovanni. Ivi trova la ‘ragazza del cuore’, la porta all’altare e mette radici. Il “Caffè Roma” invece aprì i battenti nel 1921. La sua gestione si tramanda ancora da padre in figlio, tant’è che l’attuale proprietario è il nipote del fondatore Gaetano Di Salvo, di cui porta il nome. Il “Caffè Marro”, l’ultimo tra i caffè più antichi, fu inaugurato nel lontano 1933. Da sempre sito in Piazza Vittorio Emanuele (Sanfrancì per gli ennesi) nei locali terrani di palazzo Militello edificato a fine anni ’20 in stile Liberty. Quest’ultimo, il “Marro”, come pure il “Caffè Rosso”, dopo la morte dei rispettivi titolari, Paolo Marro e Giovanni Rosso, negli ultimi vent’anni hanno cambiato diverse gestioni, pur mantenendo le loro antiche insegne. Il “Caffè Rosso”, dopo l’ultima fallimentare gestione, col 1° dicembre 2002, dopo 140 anni, ha chiuso definitivamente. Un pezzo di storia della nostra città se n’è andato. Al suo posto vi è ora una gioielleria.

Altri Caffè da ricordare sono il “Caffè Bellomo” di don Carlo Bellomo le cui vetrine si affacciavano su piazza S. Tommaso e il cosiddetto “Caffè del Maresciallo”, ubicato in zona periferica, all’angolo tra la via Libertà e il viale Diaz, al quadrivio, dove ora vi è la sede di una banca (ex palazzo Provveditorato agli Studi). Il titolare, Gaspare Fazzi, era appunto un maresciallo dell’esercito in pensione. Questi Caffè, sorti prima della seconda guerra mondiale, sono scomparsi da molti decenni.

caffeNuovi locali videro la luce nell’immediato dopoguerra. I più noti: il “Caffè Randazzo”, oggi “Bar 2000”; il “Caffè Caccamo” in piazza Prefettura, ribattezzato “Bar d’Italia” gestito da Massimo Campanella; il “Caffè Ventrice rilevato da Gaetano Vallone che gli diede il nome di “Extra Bar” (oggi con l’insegna “Stuzzicando”); il “Moka Bar” fondato dai fratelli Cammarata in piazza S. Tommaso; il “Chicco d’Oro” di Franco Palumbo (piazza Municipio), diventato dopo la ristrutturazione “Bar dell’Angolo”, ora ritornato all’originario nome “Nuovo Chicco d’Oro”. Infine, del “Caffè Casabianca” di don Natale Casabianca, na’ sciàta de’ scarpara, ovvero in via Roma (tratto tra il Municipio e la chiesa di S. Giuseppe) e dell’“Eden Bar”, sorto a fianco i locali del Circolo dei nobili, dirimpetto l’ex negozio Spadafora, si è perduta quasi memoria perché da molto tempo non più in attività.

Una citazione a parte merita il Caffè di Pasqualino Di Serio, padre dei fratelli Di Serio, attuali proprietari dell’Hotel Garden di Pergusa. Pasqualino, d’origine napoletana, rilevò agli inizi degli anni ’50 il “Caffè Impero” di don Mommino Pregadio, antico locale prospiciente la piazza Vittorio Emanuele, sorto nei primi decenni del Novecento, poi chiuso definitivamente alla fine degli anni ’60. Il Di Serio organizzava serate indimenticabili di ‘Caffè concerto’ in piazza, dove si svolgeva la movida ennese. Il complesso più gettonato era quello di Nino Murgano e la sua band. Gli ospiti dell’Hotel Belvedere e la Enna bene, negli anni a cavallo della guerra, trascorrevano invece le serate estive in piazza Sant’Orsola (Belvedere) seduti ai tavoli del bar dell’albergo, allietati dalle note di un’orchestra d’archi composta da avvenenti ragazze catanesi che suonava musica leggera in voga in quell’opaca.

enna-antica-15Il dottor Vittorio, pronipote del fondatore del “Caffè Rosso”, racconta che fu il bisnonno, cavalier Giovanni Rosso, ‘il Piemontese’, a portare la novità del caffè alla napoletana acquistando la famosa caffettiera, naturalmente in formato industriale. Prima dell’Unità d’Italia non esisteva a Castrogiovanni nessun locale pubblico se non le bettole o vinaluri. Caratteristico era il triciclo del Signor Campisi, attrezzato per la vendita di granite e gelati. La mattina faceva il giro della città per vendere i caratteristici canniscini, chiamando a raccolta i ragazzi e gli avventori con il suono di una campanella. Nei ricordi degli ennesi di una certa età, vi sono i gelati e i pasticcini di don Carlo Bellomo. La pasticceria di questi antichi Caffè era apprezzata anche dai tanti forestieri che frequentavano Enna per lavoro o per turismo.

In estate i Caffè facevano a gara a chi metteva più tavoli fuori, in piazza, all’ombra degli alberi o sotto gli ombrelloni. Nelle serate precedenti la festa della Madonna e il 2 luglio in particolare, i camerieri servivano il tradizionale “pezzo duro” (una specialità di gelato ennese), o la cassata siciliana, oltre naturalmente la granita di limone o di caffè con panna. Era tradizione che almeno una sera, durante i giorni della festa, gli ennesi, con gli amici o con la famiglia, sedessero ai tavoli dei Caffè, all’aperto, per gustare le specialità di ciascun locale. Durante la festa della Madonna, gli artigiani pasticceri, cosiddetti viscuttara, aumentavano la loro produzione di dolci tipici locali, quali la Pignulata, il Pan di Spagna, i Savoiardi e una gran varietà di biscotti tradizionali. Il torrone invece veniva prodotto e posto in vendita nelle bancarelle, assieme a noccioline, càlia e simenza, zucchero filato.

Salvatore Presti

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