Per contrastare il fenomeno, particolarmente distruttivo nell’estate 2012, l’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale del Cnr ha messo a punto una tecnica innovativa basata su dati satellitari. La sperimentazione in Basilicata ha contribuito a dimezzare i danni. Il sistema viene ora utilizzato in Cina e Argentina.
Si chiama Fire-Sat ed è un sistema di monitoraggio integrato che in Basilicata ha contribuito a dimezzare le aree boschive bruciate dagli incendi estivi. Il modello è stato messo a punto da due ricercatori dell’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale del Consiglio nazionale delle ricerche di Potenza (Imaa-Cnr), ed è in grado di individuare le zone più a rischio valutando parametri come la temperatura, l’umidità o la secchezza della vegetazione. Dal 2008 in Basilicata il modello è utilizzato dalla Protezione civile regionale. Oggetto di brevetto, Fire-Sat è in fase di test anche in Argentina e Cina.
“Si tratta di un prototipo previsionale, un software basato sull’acquisizione dei dati satellitari resi disponibili gratuitamente dalla Nasa, che funziona come supporto alle risorse antincendio. Questo sistema di sorveglianza aerea abbatte i costi, limita drasticamente la necessità di lunghe e costose analisi in situ e, soprattutto, permette un pronto intervento, quando l’incendio è ancora circoscritto”, spiega Rosa Lasaponara.
“Nella nostra regione il modello fornisce quotidianamente mappe di previsione del pericolo d’incendio, da cui derivano specifiche ‘classi’ di allerta dei vari comuni: dalla 4, che equivale al pre-allerta, alla 6, pericolo estremo”, prosegue la ricercatrice Imaa-Cnr, che ha realizzato Fire-Sat con il collega Antonio Lanorte. “Le mappe degli ultimi mesi confermano che in alcune aree lucane il livello di pericolo è rimasto costantemente alto dalla metà di giugno in poi, in particolare la fascia bradanica, la media e bassa val Basento, il melfese e la costa e montagna di Maratea. Secondo i dati forniti dalla Regione, il monitoraggio tempestivo e dettagliato ha consentito di dimezzare le aree bruciate rispetto al 2007”.
Il sistema si presta anche alla valutazione dei danni ‘post-evento’. “Il satellite consente di ottenere mappe delle aree bruciate, di discriminare il livello di danno registrato dalla vegetazione e di stimare l’impatto sul rischio idrogeologico, che potrebbe notevolmente accentuarsi a causa delle piogge successive agli incendi, che aumentano il rischio frane”, precisa Antonio Lanorte. “Inoltre, utilizzando le serie storiche di dati satellitari è possibile ottenere informazioni sulla capacità di ripristino della vegetazione e quindi sui cambiamenti e i danni a medio e lungo periodo indotti all’ecosistema”.