giovedì , Marzo 28 2024

Colazione abbondante e cena leggera per ridurre la pressione

ridurre pressioneSe si parla di dieta e di ipertensione si pensa subito al sodio (il sale più diffuso, che sarebbe da ridurre a meno di 2 grammi al giorno secondo le più recenti indicazioni OMS) o al potassio (bisognerebbe introdurne almeno 3,5 grammi al giorno); molti studi, però, si sono concentrati anche su altri aspetti dell’alimentazione. Fra questi, uno dei più recenti è quello pubblicato dal Journal of Hypertension che, per la prima volta, ha focalizzato l’attenzione sugli orari dei pasti. Gli autori dello studio, al lavoro in due centri medici di ricerca di Cambridge e di Londra, hanno analizzato le abitudini di più di mille persone, arruolate sin dal loro anno di nascita, il 1946, in un ampio studio di sorveglianza che continua tuttora.

LO STUDIO – I ricercatori hanno osservato che un basso apporto energetico al mattino e un elevato apporto calorico alla sera erano entrambi associati con un maggior rischio di ipertensione. Dividendo i partecipanti in cinque gruppi in base alle calorie assunte a colazione, si è visto che chi apparteneva al gruppo abituato a fare la colazione più energetica in assoluto aveva, a 43 anni, una probabilità di soffrire di ipertensione del 30% inferiore rispetto a chi faceva la colazione più leggera. Ma perché queste diverse abitudini potrebbero giocare un ruolo così rilevante nel controllo della pressione arteriosa?

I FATTORI – «Nonostante lo studio si riferisca a una realtà alimentare diversa dalla nostra – risponde Claudio Borghi, professore di Medicina Interna all’Università di Bologna e vice-presidente della Società italiana dell’ipertensione arteriosa – sembra chiaro che mangiare più cibo al mattino si traduce in un più corretto utilizzo delle calorie da parte dell’organismo. Un abbondante pasto serale, per contro, è solitamente seguito dal riposo con conseguente minor consumo delle calorie introdotte e diverso assorbimento delle componenti del pasto potenzialmente nocive, come sale e grassi. I rallentati ritmi di assorbimento del cibo nella notte – prosegue Borghi -, le differenze nella eliminazione renale del sale e la peggiore qualità del sonno dopo un pasto abbondante sono tutti fattori che possono contribuire a spiegare il peggioramento del profilo di pressione arteriosa nelle successive 24 ore. Ovviamente un controllo adeguato della pressione non dipende solo dall’alimentazione e dai suoi ritmi, ma anche da una costante attività fisica e dalla riduzione dello stress psicologico che può potenziare negativamente i fattori descritti».

Carla Favaro – corriere.it

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