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Glutine? No, grazie

“Papà papà, vieni guarda, qui posso mangiare tutto!!”. Cosa c’è dietro l’entusiasmo di questo bambino celiaco che si ferma felice davanti al banchetto allestito dall’AIC in occasione della Festa dei semi a Pergusa? C’è l’obbligo per i celiaci di escludere il glutine dalla propria dieta, di porsi mille domande sugli ingredienti e sulla preparazione di ogni piatto, ma c’è anche il desiderio di poter mangiare dove mangiano gli altri e di godere di una festa come fanno tutti, e c’è l’impegno dell’Associazione Italiana Celiachia a far sì che questo accada. Celiachia, allergia al glutine, sensibilità al glutine hanno questo comune ostacolo nell’alimentazione quotidiana.

glutineCos’è il glutine e dove si trova? È un complesso proteico presente nell’orzo, nella segale e nel frumento (e quindi anche nel triticale, ibrido tra segale e frumento, e in farro, kamut e spelta, appartenenti come il frumento al genere Triticum). L’avena, pur essendo naturalmente priva di glutine, viene lavorata, stoccata, trasformata in ambienti dove è presente anche il frumento, e quindi può essere contaminata. Sappiamo bene che sulle nostre tavole il frumento non manca mai: pasta, pane pizza, dolci.. Arriviamo a consumare sino a 20 g di glutine al giorno! Inoltre, nel corso degli anni, la selezione genetica operata dall’uomo ha mirato ad ottenere specie di frumento con un più alto contenuto di glutine per una migliore qualità pastificatoria e panificatoria degli sfarinati.

Chi sono i celiaci? E cosa succede quando ingeriscono glutine?

I celiaci nascono con la predisposizione genetica (HLA DQ2 e DQ8) e sviluppano l’intolleranza permanente al glutine in una qualsiasi età della vita per l’intervento di co-fattori ambientali (quantità e qualità del glutine assunto specie nei primi anni di vita, stress, infezioni a livello intestinale, gravidanza ed altri fattori ancora non noti). In questi soggetti il glutine ingerito scatena una reazione autoimmune del corpo che genera l’atrofia dei villi della mucosa intestinale con sintomi gastrointestinali ed extraintestinali quanto mai vari, diversi da paziente a paziente. I celiaci con il classico quadro di malassorbimento intestinale, caratterizzato da diarrea e perdita di peso, sono sempre più rari ad osservarsi, mentre predominano fra i sintomi di presentazione la stipsi ostinata, i dolori addominali, l’anemia sideropenica e l’osteoporosi. Ad oggi le forme silenti-asintomatiche sono 7-8 volte più frequenti di quelle sintomatiche.

Come fare per sapere se si è celiaci?

Inizialmente basta un semplice prelievo di sangue per il dosaggio anticorpale di AGA (anticorpi anti-gliadina di classe IgA e IgG), EMA (anticorpi anti-endomisio di classe IgA), e tTG (anticorpi anti-transglutaminasi tissutale di classe IgA). Nel caso di sierologia positiva, o nei soggetti ad elevato rischio di celiachia, si effettua poi una biopsia duodenale per evidenziare le eventuali alterazioni istologiche presenti nell’intestino tenue (infiltrazione linfocitaria intraepiteliale e atrofia dei villi). Nei casi dubbi il test di secondo livello HLA valuterà la compatibilità con la diagnosi di malattia. Il numero delle diagnosi è concretamente raddoppiato negli ultimi anni per un cospicuo miglioramento della conoscenza di questa intolleranza alimentare sia nel settore della ricerca di base che sul piano clinico. È importante riconoscere precocemente la celiachia per un adeguato trattamento che possa prevenire le possibili manifestazioni sistemiche (infertilità, osteoporosi, malattie neurologiche, malattie autoimmuni) e le temibili complicanze.

Quale trattamento è necessario in caso di malattia celiaca diagnosticata?

Non serve nessuna medicina. Adottare un regime alimentare privo di glutine è l’unica terapia efficace per questa patologia. Si ripristineranno i valori negativi degli autoanticorpi e di conseguenza la mucosa intestinale tornerà alla sua funzionalità fisiologica con scomparsa della sintomatologia.

Attenzione a non confondere la dieta senza glutine per una dieta ipocalorica: come abbiamo già accennato il termine dieta indica uno stile di vita e, come questo caso dimostra, non sempre mira al dimagrimento della persona. I prodotti senza glutine spesso sono addirittura più calorici dei rispettivi con glutine: per sopperire alla mancanza del glutine, quale elemento addensante e tenace, bisogna infatti aumentare la quantità di grassi al fine di ottenere un prodotto dalle caratteristiche organolettiche soddisfacenti.

L’Associazione Italiana Celiachia (AIC), tramite una presenza capillare a livello locale, si impegna affinchè si diffonda una corretta e ampia conoscenza della celiachia nella popolazione, nei principali contesti sociali (scuole, mense, ambienti di lavoro), nell’ambito della piccola e grande distribuzione (negozi, farmacie, supermercati) e presso gli operatori nei settori della ristorazione, turistico e agroalimentare, aumentando così la disponibilità e l’accessibilità ad alimenti sicuri per il consumo casalingo e l’alimentazione fuori casa del celiaco.

Dunque GRAZIE AIC, da parte mia e di quel bambino!

 

Dott.ssa Elena Barbarino

Enna-Elena-Barbarino

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