Il Fisco ti controlla il conto in banca: entro domani, 31 ottobre 2013, gli istituti di credito dovranno trasmettere all’anagrafe tributaria tutti i dati relativi al 2011, saldo a inizio e fine anno, bonifici in entrata, bonifici in uscita, acquisti con carte di credito, ricariche telefoniche. Tutte le attività e i movimenti dei conti correnti, in pratica, saranno passati sotto esame.
IN PASSATO SI MISURAVANO SOLO I CONTI Finora ci si limitava a raccogliere – dal 2006 – il numero dei conti intestati a una persona: ma con le nuove norme contro l’evasione fiscale introdotte dal decreto Salva Italia del governo Monti si è fatto il salto di qualità.
Lo strumento sarà a breve operativo, proprio mentre il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, è tornato a parlare di un nuovo intervento per limitare l’uso del contante e aumentare così la tracciabilità dei pagamenti.
OLTRE 600 MILIONI DI DATI Per la trasmissione dei dati bancari – saranno oltre 600 milioni, conservabili per un massimo di sei anni – è previsto l’utilizzo di una rete dedicata, criptata, tracciabile e con limitate possibilità di accesso.
Le informazioni saranno usate per costruire i cosiddetti “elenchi di rischio”, utili al Fisco per decidere dove concentrare i controlli.
RECUPERARE L’ARRETRATO In una prima fase l’obiettivo è recuperare l’arretrato: dopo la trasmissione delle tabelle relative al 2011, entro il 31 marzo dell’anno prossimo sarà la volta dei dati relativi al 2012, mentre per quelli dell’anno in corso la scadenza è stata fissata sempre nel 2014 ma al 20 aprile, data che rimarrà per la trasmissione delle tabelle relative all’anno precedente una volta che la nuova anagrafe andrà a regime.
Assoholding, l’associazione delle holding finanziarie, polemizza sui costi diretti e indiretti a carico degli intermediari: l’imposta di bollo, che pesa su tutte comunicazioni relative ai prodotti finanziari, sale dallo 0,15% di oggi allo 0,2%.
Addio al segreto bancario su conti in Svizzera. Dal primo novembre 2013 cambiano le regole che hanno attratto per anni i patrimoni di quanti cercavano discrezione e riparo dal fisco oppressivo. Entra infatti in vigore una nuova legge che obbligherà gli istituti di credito elvetici a fornire i dati sui loro correntisti esteri alle autorità straniere che ne faranno domanda. Una rivoluzione rispetto alla tanto discussa – e apprezzata – privacy del paese: in pratica chi ha oggi i risparmi oltre frontiera non sarà più protetto dallo storico e impenetrabile ombrello del silenzio.
BASTA TESORETTI? Una decisione cui la Svizzera è arrivata non senza discussioni e sotto l’incalzare della comunità internazionale e dagli Stati a caccia di “tesori”. L’ok è arrivato lo scorso 9 ottobre dal consiglio federale svizzero. La revisione parziale della legge sul riciclaggio di denaro , ha spiegato l’agenzia Swissinfo, che conferisce all’ufficio Mros (l’autorità elvetica sul riciclaggio, ndr) la competenza di comunicare a partner stranieri numeri di conti bancari entrerà in vigore il primo novembre.
UN RAPPORTO SUL NUMERO DEI CONTI La Svizzera invierà sotto forma di rapporto numeri di conto, informazioni su transazioni di capitali o saldi di conti attualmente coperti dal segreto bancario o d’ufficio. Ma con un paletto: non saranno forniti dati se questi comprometteranno l’interesse nazionale o l’ordine pubblico.
Nelle intenzioni di Berna la mossa dovrebbe allentare la presa dei paesi stranieri, Usa in testa, che hanno scatenato una guerra senza quartiere all’export di capitali e ai paradisi fiscali. Anche la confinante Italia gioisce. E sul tema è intervenuto il ministro Saccomanni:
“Vogliamo presentare una norma permanente per il rientro dei capitali dall’estero che favorisca il contribuente leale e punisca quello sleale” ha detto “Il clima internazionale è cambiato e si va verso uno scambio automatico dei dati: chi ha portato soldi all’estero si troverà in una situazione molto peggiore di adesso”.
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